3.1 Skyscraper attack

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Kai si sistemò la giacca, sospirando.

Come diavolo gli era venuto in mente di iscriversi ad archeologia all'Università e soprattutto di recarsi nel deserto di Ordos per svolgere ricerche per la sua tesi di laurea?

Se quel giorno avesse deciso di dedicarsi al mondo dello spettacolo come la sua famiglia, probabilmente ora non avrebbe rischiato il carcere cercando di rubare una lastra in un grattacielo. Scosse la testa, cercando di cancellare quel pensiero dalla sua mente. Aveva faticato a dormire quella notte, in preda al panico per ciò che sarebbe potuto accadere. Se non altro, la sua preoccupazione sembrava essere condivisa.

Soobin era seduto sui divanetti della hall dell'hotel, con la schiena rigida e le labbra ridotte ad una fessura, da quanto erano strette per la tensione che provava. Yeonjun continuava a ripassarsi mentalmente la sua parte, ciò che avrebbe dovuto dire al CEO della multinazionale. Non era un compito facile, ne era consapevole, ma doveva prestare attenzione a tutti i dettagli per essere impeccabile. Beomgyu era in piedi accanto ai due ragazzi, che continuava a rigirarsi tra le dita le chiavi della macchina che avevano prenotato. Era visibilmente teso, il volto pallido e le occhiaie scure indicavano come Kai non fosse stato di certo l'unico a trascorrere la notte insonne. L'unico perfettamente tranquillo e rilassato sembrava essere Taehyun, comodamente seduto vicino a Soobin mentre scorreva distrattamente i suoi profili social.

"Siete pronti?" domandò il ragazzo un attimo dopo, sollevando la testa. Tutti annuirono, senza dire nulla. Beomgyu provò ad abbozzare un piccolo sorriso, ma risultò più simile ad una smorfia a causa dell'ansia che faceva tremare leggermente i suoi muscoli.

"Quindi è questo il momento nei film in cui la gente si chiede 'chissà se ce la faranno i nostri eroi'?" domandò Beomgyu ridacchiando per spezzare la tensione. Taehyun si voltò verso di lui, sorridendo leggermente. Yeonjun invece roteò gli occhi, alzandosi dal divanetto "Se fossimo in un film sì, ma qui stiamo rischiando di più di fallire al botteghino". "Guarda il lato positivo: se finiamo in carcere Soobin e Taehyun hanno talmente tanti soldi che non solo possono pagarci la cauzione e liberarci, ma addirittura comprare l'intera prigione" sorrise Beomgyu. Soobin sbuffò divertito, mentre Kai scosse la testa. "Grazie, ora sono decisamente più tranquillo" brontolò.

I cinque ragazzi uscirono dall'albergo, salendo sul SUV nero con i finestrini oscurati che Taehyun aveva noleggiato appositamente. Beomgyu deglutì a fatica, inserendo le chiavi. Il battito assordante del suo cuore sembrava quasi sovrastare quello del motore dell'auto. "Ok, Beomgyu. Ce la puoi fare" sussurrò sottovoce a sé stesso, stringendo forte gli occhi per qualche istante. "Stai seriamente parlando da solo?- sbottò Soobin, seduto accanto a lui sul posto del passeggero- devi solo guidare una macchina, non stai andando in guerra" "Beh, dipende dai punti di vista- ribatté Beomgyu lanciandogli un'occhiataccia- il traffico di New York non mi sembra molto rassicurante". Soobin scosse la testa, spostando l'attenzione verso il finestrino.

Beomgyu trasse un ultimo lungo respiro, poi si decise a partire. Non era abituato a quelle strade immense, né alle dimensioni del SUV, ma continuava a ripetersi che non era poi così difficile o diverso da guidare la sua piccola utilitaria nelle campagne di Daegu.

"Gyu, il semaforo è rosso!" gridò Yeonjun, attirando la sua attenzione. Il ragazzo sollevò lo sguardo, notando che effettivamente l'amico aveva ragione, e frenò di colpo. "Scusate" mormorò Beomgyu piano, le mani che sudavano sul volante. "Stai per caso cercando di ucciderci?" si lamentò Soobin, evidentemente agitato. Beomgyu scosse la testa ripetutamente, sentendo le guance in fiamme. "Mi dispiace, mi dispiace" mormorò. "Gyu hyung, va tutto bene" mormorò Taehyun dai sedili posteriori, facendo scivolare una mano sulla sua spalla per rassicurarlo. Beomgyu cercò di calmarsi, anche se la situazione non glielo permetteva.

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