Beomgyu fischiettava allegramente, infilando i vestiti nella borsa che i suoi genitori gli avevano portato.
Aveva trascorso ormai due settimane in ospedale e, nonostante si sentisse ancora debole, i medici avevano dichiarato che poteva tranquillamente tornare a casa. Le immediate trasfusioni di sangue lo avevano aiutato a ristabilirsi in fretta senza subire alcun danno. Sicuramente, invece, gli effetti psicologici si erano fatti sentire in modo più forte.
Beomgyu faticava ad addormentarsi se non c'era qualcun altro insieme a lui nella stanza di cui si potesse fidare. Temeva infatti che gli stessi cecchini che gli avevano sparato tentassero di entrare nella camera d'ospedale per ucciderlo. E anche quando riusciva finalmente ad addormentarsi, nei suoi sogni si intrecciavano incubi ed immagini ricorrenti, in una spirale soffocante. Beomgyu si risvegliava quasi sempre sudato e con il fiato corto.
Quel giorno però si sentiva tranquillo e allegro. Lasciare l'ospedale equivaleva a ritrovare la normalità della vita di tutti i giorni. Beomgyu voleva passeggiare per le strade di Seoul e non vedere sempre quei muri bianchi asettici. Voleva respirare l'aria primaverile della capitale, non solo quella del cortile recintato dell'ospedale. Era vero che non si era mai sentito solo, dato che i suoi amici gli facevano visita tutti i giorni, trattenendosi anche più dell'orario consentito a volte. Tuttavia, Beomgyu preferiva poter trascorrere del tempo insieme ai ragazzi in un altro contesto, molto più familiare e domestico.
Per queste ragioni, era più che soddisfatto di poter lasciare l'ospedale. I suoi genitori sarebbero arrivati a prenderlo tra pochi minuti e lui voleva farsi trovare già pronto con la borsa in spalla per uscire da quell'edificio. Si era addirittura svegliato un'ora prima del solito per essere certo di prepararsi in tempo. Avrebbe alloggiato poi qualche settimana in hotel con i suoi genitori, il tempo di decidere insieme al resto del gruppo come organizzarsi per continuare le loro ricerche.
"Buongiorno" esordì una voce, facendo voltare Beomgyu che non riuscì a trattenere la sorpresa.
"Taehyunnie!- esclamò, appoggiando la borsa sul mobile nella camera- cosa ci fai qui? Ti avevo detto che ti avrei chiamato una volta giunto in hotel". "Sono venuto a prenderti" rispose semplicemente il ragazzo, dondolandosi avanti e indietro sulla punta dei piedi. Appariva felice ma anche teso, come se stesse nascondendo qualcosa che aveva paura di rivelare.
Beomgyu corrucciò la fronte, piegando la testa da un lato. "Ma...i miei genitori..." mormorò, se possibile ancora più confuso. Taehyun sorrise, avvicinandosi a lui. "Ho parlato io con loro, -spiegò, mentre prendeva la borsa di Beomgyu e se la caricava in spalla- non avevano nulla in contrario a lasciare che fossi io a venire a prenderti oggi. Vogliono però incontrarti domani pomeriggio, prima del loro ritorno a Daegu". Beomgyu non rispose, lasciandosi semplicemente guidare dal ragazzo verso il corridoio. Sua madre difficilmente cambiava idea riguardo la pianificazione degli impegni che si era prefissata. Taehyun doveva essere evidentemente molto più convincente di quello che Beomgyu credeva.
"Non sei felice di vedermi?" replicò Taehyun, fingendo di imbronciarsi. L'archeologo scosse la testa, ridacchiando divertito. "Sono solo stupito, -ribatté- non mi aspettavo di vederti così in fretta". "Sono una persona ricca di sorprese" disse Taehyun, schioccando la lingua contro il palato. Beomgyu sbuffò, spingendolo lievemente "Oh, me ne sono accorto".
Si recarono nell'ufficio del reparto, dove l'archeologo firmò tutti i documenti necessari per le sue dimissioni. Qualche minuto dopo si trovavano già nel parcheggio, diretti verso la Jeep verde militare di Taehyun. "Hai detto che i miei genitori vogliono incontrarmi domani,- proseguì Beomgyu, allacciandosi la cintura- ma non dormo in hotel insieme con loro?". Taehyun sospirò, infastidito, colpendo leggermente il volante con una mano. "Perché sei sempre così curioso?- si lamentò- non puoi semplicemente aspettare?". Beomgyu scoppiò a ridere, agitandosi sul sedile canticchiando felice. Era evidente che Taehyun avesse organizzato qualcosa per lui e non vedeva l'ora di scoprire cosa fosse. Si voltò sorridendo verso il ragazzo, impegnato a guidare nel traffico di Seoul. Il suo volto era serio come sempre, ma l'archeologo finalmente riusciva a vedere chiaramente la traccia di amore sincero che riempiva i suoi occhi.
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Inanima
FanfictionIl codice di una civiltà perduta, nascosto tra le sabbie del deserto di Ordos. La capitale Seoul, dove le vicende familiari si intrecciano tra amore e sacrifici. La sfavillante metropoli di New York, con le sue luci abbaglianti e i suoi pericoli. Le...