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Quella sera avevamo fatto fatica a tornare in albergo, la gente era tutta ammassata in attesa di vedere qualche pilota.
"Vado a fare la doccia e ci vediamo a cena" avevo detto a Mara, saremmo partite la mattina dopo per tornare a Milano perché quella sera uscire da Imola era infattibile.
Mi stavo mettendo le scarpe quando qualcuno aveva bussato alla porta.

Avevo aperto la porta della camera convinta che fosse Mara che era venuta a dirmi di sbrigarmi ma il viso che mi ero trovata davanti era tutto tranne che amichevole.

Lo sguardo arrabbiato di Pietro mi faceva paura. Avevo chiuso la porta ma con la mano l'aveva bloccata e con la sua forza mi aveva costretto ad aprirla.
"Cosa ci fai qui? Cosa vuoi?" Avevo detto con un filo di voce. Dopo tutte le minacce ricevute tramite messaggio sapevo che se era li non era per fare una piacevole chiacchierata.

"Mi hai denunciato? Sei normale?" Ero indietreggiata di qualche centimento senza rispondere "con chi scopi?" Aveva urlato "io? Con nessuno ma anche se fosse non sono affari tuoi. Mi hai tradita con la mia migliore amica e ci siamo lasciati da mesi!"
L'ultima volta che lo avevo visto mi aveva dato uno schiaffo e ora non sapevo che intenzioni aveva.

"Sono cazzi miei eccome!" Negli occhi leggevo solo rabbia.
Con la sua stazza mi aveva costretto ad indietreggiare nella stanza, mi sembrava persino più grosso rispetto all'ultima volta che lo avevo visto o forse ero io che mi ero fatta più piccola per la paura.
Ero con le spalle contro la finestra e lui a pochi centimetri "tu ora fai le valigie e torni a casa con me e questa storia finisce qui" aveva usato un tono di voce cosi basso e tranquillo che avevo dubitato fosse stata la stessa persona di prima a parlare "Pietro per favore" avevo provato a mantenere un atteggiamento di sottomissione "sono qui per lavoro, domani torno a casa con il resto dei colleghi e ne parliamo" avevo usato il tono più tranquillo possibile e cercato di usare tutto il mio self control per non fargli capire che avevo paura di lui.

"Tu non capisci allora" aveva fatto due passi indietro dandomi le spalle e stava giocando con il bracciale al polso sinistro, lo faceva quando era nervoso "tu torni a casa con me e basta, prendi le tue cose e andiamo, ora!"
"No" avevo risposto, per quanto potessi avere paura di lui non potevo assecondarlo. Io non lo amavo più da tanto e tra noi era finita. Mi aveva alzato le mani e riempita di messaggi minatori e ora pretendeva che tornassi a casa con lui come se nulla fosse?

Quando si era voltato in quegli occhi non ci avevo più visto Pietro, qualcos'altro si era impossessato di lui e mi stava venendo incontro velocemente. Avevo provato a scappare ma ero bloccata tra il letto e le finestre.
Mi aveva messo le mani al collo e stava stringendo togliendomi il respiro "ti ammazzo!" Aveva detto e io mi ero aggrappata con entrambe le mani alle sue per fargli mollare la presa perché il respiro aveva iniziato a mancarmi e alla fine la presa l'aveva lasciata permettendomi di respirare prima di prendermi per i capelli e sbattermi la testa contro il comodino. Ero a terra, stordita e con il sangue che mi appannava la vista ma potevo distinguere la sua figura che mi guardava dall'alto e poi aveva iniziato a prendermi a calci sulle gambe e sulle costole.
Istintivamente avevo portato le braccia alla testa per proteggerla e mi ero rannicchiata cercando di farmi il più piccola possibile.
Ogni colpo mi toglieva il respiro. Non so quanti me ne avesse già dati ma in quel momento avevo pregato di morire e forse lo avevo fatto perché non sentivo più niente.

Love me - Hate me - Kiss meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora