37 - Charles

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"Sei un amico" ma che cazzo voleva dire? E io che avevo iniziato a credere che forse ci sarebbe stato qualcosa.
Certo sapevo bene che il trauma che aveva subito le aveva lasciato segni profondi però mi sembrava stare abbastanza bene.
Ero preoccupato che non dormisse, sapevo che era dovuto a quanto successo.
Avevo letto articoli che dicevano che i traumi vengono sempre a galla di notte perché la notte è il momento in cui le paure più profonde trovano spazio perché la mente si ferma e ha tempo per riconoscere le nostre debolezze.

Lei stava diventando la mia debolezza.

Lo sapevo da prima di LeMans. Quella era stata la conferma.
L'avevo guardata dormire e sembrava cosi tranquilla. Era stanca ed era crollata in poco tempo ma io non riuscivo a smettere di guardarla.
Alla fine gli occhi avevano ceduto al mio volere e si erano chiusi senza potermi opporre.

Sapevo che per lei non era il momento ma mi stavo affezzionando.
L'avevo incrociata nel paddock, era alle prese con il lavoro e l'avevo lasciata stare, sembrava serena e questo era la cosa più importante.

Il giovedi avevamo passato la giornata alle interviste. Era la mia gara di casa ed ero euforico. Non ero mai neanche salito sul podio ma quell'anno ero fiducioso. La macchina andava bene e speravo di poter vincere davanti alla mia famiglia e alle persone a me care.

Quella sera alle 18 era uscito l'articolo di Franci.

"È per te" aveva detto Arthur.
Eravamo tutti a casa di mia mamma, come ogni anno la sera del giovedi era cena da lei tutti insieme.
Non mi ero reso conto dell'ora ma Arthur mi aveva portato alla realtà.
"Come è per me?" Avevo risposto "beh era scontato" aveva risposto lui "di che parlate?" Aveva chiesto mia mamma ignara di tutto. Avevo afferrato il telefono "Charles è il tuo turno" Lorenzo si era unito al gruppo "si lo sappiamo" aveva risposto Arthur "qualcuno mi spiega?" Mia madre si stava spazientendo "c'è una giornalista che ogni settimana di gara scrive un pezzo per un pilota e questa volta tocca a Charles"
"Voglio leggerlo" aveva detto lei andando vicino ad Arthur.
Mi tremavano le mani ed ero agitato. Avevo sperato che mi saltasse, che non lo facesse in questo weekend ma era successo e ora stavo solo aspettando che la pagina internet si caricasse.

Avevo letto quelle parole isolandomi dal resto della famiglia. Avevo letto l'articolo due volte per capire le parole scritte ma l'ultima frase, lasciata volutamente in inglese, come il suo tatuaggio mi aveva colpito più di tutto il resto.

"Che belle parole" mia madre era sempre felice quando qualcuno scriveva bene di me "ti ha definito magia" aveva continuato "si come il suo tatuaggio" mi ero lasciato sfuggire troppo "che tatuaggio? Come fai a sapere che ha un tatuaggio?" Subito i miei fratelli ci avevano messo la malizia "è sul suo braccio sinistro" avevo risposto mettendoli subito a tacere "e che tatuaggio è?" Aveva chiesto mia madre "una macchina di F1 con la scritta i call it magic" avevo risposto.
Forse lo aveva fatto in mio onore?

No, sapevo che era fan della F1 prima del mio arrivo. Roberto mi aveva raccontato che seguiva le gare sin da bambina quindi non poteva essere per me.
Le avevo mandato un messaggio "grazie per le belle parole" non volevo sbilanciarmi troppo dopo essere stato definito amico però magari avrei avuto la scusa per sentirla.

Non avevo ricevuto risposta, avevo passato la cena a guardare il telefono, mia madre mi aveva minacciato di sequestrarmelo come quando ero ragazzo e alla fine lo avevo messo nei jeans.
Ero andato a letto pensando a lei, perché non mi rispondeva? Dov'era? Con chi? Stava bene?
Volevo chiamarla ma non erano affari miei.

"Pierre sei sveglio?" Alla fine avevo deciso di chiamare qualcuno che forse sapeva "si perché? Che succede? Hai letto l'articolo di Franci?"
"Si l'ho letto ma tu sai dov'è? Le ho scritto ma non mi risponde"
"Magari sta dormendo, non saprei. Io sono con Kika da dopo le interviste."
Ero sempre più preoccupato "niente dai, lascia stare" avevo risposto brusco "Charles vedrai che sta bene, magari è solo impegnata con il lavoro. Non preoccuparti e dormi che domani abbiamo le prove libere" nonostante Pierre avesse provato a calmarmi non ci era riuscito.
Volevo sapere "tutto ok?" Le avevo mandato un altro messaggio ma anche questa volta non avevo ricevuto risposta.

Venerdi mattina ero andato al paddock prima del solito. Volevo sapere.
Ero andato nell'ufficio Sky e avevo chiesto di lei a Mara "no sinceramente mi ha scritto che arriva tra poco ma non so altro, tutto ok? È per l'articolo? Non romperle perché è stata brava e ha scritto un bel pezzo" mi stava già rimproverando alle 8.45 del mattino senza nemmeno sapere.
Mi ero avviato alla mia hospitality ma ero nervoso. Odiavo rimanere all'oscuro. Erano quasi le dieci e i suoi colleghi erano già venuti a prendere un caffè ma di lei nessuna traccia. Entro un'ora sarei dovuto salire in macchina per le prove libere.

Ero salito in auto e mentre aspettavo l'ok per scendere l'avevo vista. Era arrivata da pochissimo e si era appoggiata al muro esterno del box come al solito.
Capelli raccolti in una coda e grandi occhiali scuri.
Mi aveva sorriso ma non era un sorriso sincero, c'era qualcosa che non andava.

Al mio rientro nel box lei non era li.
Avevo finito le prove libere del mattino senza sapere dove fosse e questo mi aveva turbato.
Non l'avevo vista in giro per tutto il resto del giorno, anche nelle seconde prove non si era presentata al mio box.
Qualcosa non andava. Ne ero sicuro, lo sentivo nello stomaco che stava male.

Non avevo resistito ed ero andata a cercarla "Franci" l'avevo vista camminare nel paddock verso l'uscita, si era girata "ciao" aveva detto fermandosi per aspettarmi "stai bene?" Le avevo chiesto preoccupato "si perché?" Aveva risposto come se le avessi fatto la domanda più strana del mondo "ti ho scritto ieri sera e poi oggi non sei stata al mio box, mi sono preoccupato" ero stato sincero "sto bene, non preoccuparti, devo scrivere gli articoli per gli altri piloti e il venerdi vado a curiosare in giro ma sabato e domenica sto nel tuo box, Roberto non mi molla altrimenti" sembrava tranquilla ma non si era tolta gli occhiali e io volevo vedere i suoi occhi per capire se fosse sincera "mi è piaciuto l'articolo" avevo aggiunto "mi fa piacere, davvero. Dai ora vado sennò non finisco più e sono stanca, a domani Charles" aveva detto e si era avviata lasciandomi solo.
C'era qualcosa in lei, non stava bene ma se non era pronta a dirmelo non potevo intervenire.

Love me - Hate me - Kiss meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora