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Quando avevo aperto gli occhi era buio e il letto era vuoto. Avevo preso il telefono. Erano le 11 del mattino. Avevo dormito tantissimo e mi stavo meglio.
Sentivo rumori provenire dalla cucina e mi ero alzata dal letto. Aprendo la porta ero stata investita dalla luce del giorno che avvolgeva l'appartamento.
"Buongiorno" avevo detto entrando in cucina e trovando Charles intento a provare a cucinare qualcosa "ciao" aveva detto ma era impegnato "che combini?" Mi ero avvicinata a lui, ero ancora in pigiama e con i capelli arruffati "sto provando a cucinare il ragù" lo avevo guardato sbalordita "perché? Sai farlo?" Avevo chiesto "no" aveva ammesso "spostati, ci penso io" avevo detto dandogli un colpo con il fianco e aveva sorriso lasciandomi la cucina.
Avevo messo il soffritto e dopo pochi minuti avevo aggiunto il macinato.
"Vado a cambiarmi e poi aggiungo la conserva" avevo detto ed ero andata in bagno a lavarmi la faccia e i denti e mi ero vestita "credo che sia da girare" aveva detto Charles al mio ritorno in cucina "si va girato spesso" avevo detto avvicinandomi e girando il macinato prima di aggiungere la conserva e poi salare "ok ora deve cuocere per un paio d'ore almeno" avevo detto "per chi lo stai cucinando?" Avevo chiesto immaginando un pranzo con qualche amico, dovevo togliermi di mezzo velocemente "per te" aveva risposto lui "come per me?" Avevo chiesto scioccata "si, per farti sentire a casa" ero senza parole, quel ragazzo era di una dolcezza unica "grazie Charles ma non vale, me lo sto cucinando da sola" avevo detto ridendo "accontenti" aveva risposto lui fingendosi offeso "grazie comunque, lo apprezzo" avevo detto riferendomi anche al fatto che mi avesse invitata a dormire da lui "ti senti più riposata?"
"Si ne avevo bisogno, ora posso mettermi in macchina e tornare a casa"
"Prima pranziamo poi parti" aveva detto lui "ok papà" avevo detto e si era messo a ridere.

Per ingannare il tempo prima che il pranzo fosse pronto avevamo giocato a carte e poi lo avevo pregato di suonare il pianoforte. Dopo mille suppliche si era seduto e aveva suonato il suo pezzo Aus1:1.
Lo conoscevo bene, era nella mia playlist di Spotify ma sapere che lo stava suonando solo per me era diverso. Quando aveva finito avevo applaudito e lui aveva fatto l'inchino come se avesse suonato davanti a centinaia di persone.

L'odore del ragù aveva inondato casa e questo voleva dire che ormai era pronto. Avevamo calato la pasta e avevamo mangiato parlando dei prossimi gran premi. Avremmo avuto un weekend di stop e poi Silverstone "posso chiederti come sei arrivata a fare questo lavoro?" Mi aveva chiesto Charles, non potevo dirgli la verità "una serie di fortunati eventi" avevo detto e lui mi aveva guardata stupito "Lemony Snicket?" Aveva riconosciuto la citazione sbagliata del film "si lo conosci?"
"Adoro quel film" aveva detto lui e fortunatamente avevamo cambiato discorso "anche io, l'ho guardato migliaia di volte con mio fratello" avevo detto sorridendo ricordando quei momenti "si anche io con i miei" aveva risposto lui.

Dopo aver finito di pranzare lo avevo aiutato a pulire tutto prima di partire. Ero al lavello che sistemavo gli ultimi piatti e Charles era dietro di me. Mi ero voltata con i bicchieri asciutti in mano e lui era vicinissimo, non ci aspettavamo di trovarci cosi vicini, anche lui era sorpreso quanto me di quella vicinanza. Eravamo rimasti qualche secondo a fissarci e poi mi aveva baciato. Mi aveva sfilato i bicchieri dalle mani posandoli sul top della cucina senza staccare le sue labbra dalle mie ma poi una voce dentro di me mi aveva portato alla realtà e allora mi ero liberata da quel bacio.
"Non possiamo" avevo detto "perché? Sono single, io e Melanie non stiamo più insieme" aveva detto "lo so Charles ma..."
"Ma cosa?" La sua voce era calma, sapeva che se avesse urlato poteva spaventarmi "non sono pronta, tu mi piaci e sei un ragazzo buono ma io non sono pronta" lo avevo guardato e lui non aveva risposto "il ragazzo che diceva di amarmi mi ha quasi uccisa" avevo detto per la prima volta a voce alta, era un pensiero fisso nella mia testa, come avrei fatto a fidarmi di qualcun'altro dopo quello che era successo?
Charles era diverso, lo sapevo e mi fidavo di lui altrimenti non ci avrei dormito insieme ma avevo bisogno di curare me stessa prima di poter tornare a pensare a qualcuno.
"Io non sono Pietro" aveva detto Charles con gli occhi dolci "lo so, sei il suo opposto in realtà ma non posso pensare di iniziare qualcosa ora, dopo quello che mi è successo, non dormo la notte per la paura di trovarmelo davanti, non posso..." mi ero bloccata perché era la prima volta che ammettevo a me stessa quelle cose e gli occhi avevano iniziato a pizzicarmi per le lacrime che stavano arrivando.
"Ho bisogno di spazio e tempo" avevo detto abbassando lo sguardo per nascondere gli occhi lucidi "va bene" aveva risposto Charles. Ero uscita dalla cucina per andare a recuperare le mie cose e partire. Quando ero tornata in sala Charles era li "quindi vai?"
"Si, si è fatto tardi e devo fare parecchi kilometri" avevo detto mettendo le ultime cose nello zaino "grazie di tutto Charles, davvero, non lo dico tanto per dire" cercavo di essere il più sincera possibile perché ero davvero grata per il suo aiuto ma ora dovevo pensare a me stessa "figurati" aveva risposto lui.

Ero uscita dal suo appartamento ed ero andata alla mia auto cercando il numero di quella psicologa con cui avevo parlato qualche notte prima.
Fortunatamente avevo preso la linea appena avevo imboccato l'autostrada.
Avevamo fissato appuntamento per il giovedi sera alle 19.

Love me - Hate me - Kiss meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora