CAPITOLO 21

728 34 37
                                    

JULIETTE

<<Ancora una volta!>> Se allenarsi con Reed era un suicidio, allenarsi con Sidney era ancora peggio.

Stavamo usando un attrezzo di cui non ricordavo neppure il nome, ma mi aveva detto che serviva per allenare i riflessi. Era praticamente un pungiball con una specie di mazza laterale che girava, ruotando attaccata all'asta dell'attrezzo che andava preso a pugni da bendati, con quell'asta che girava e che si doveva schivare usando i riflessi. Ai primi due tentativi erano state più le volte che avevo preso quella mazza in testa di quelle che invece ero riuscita a schivarla. Procedendo con il terzo, il quarto e il quinto tentativo ero arrivata finalmente al sesto con un buon record personale di colpi schivati, ma era talmente sfiancante dover stare sul chi va là e intanto colpire il pungiball che ero stanchissima.

<<Ma l'ho rifatto sei volte e tu solo tre, ora io mi riposo e tu raggiungi il mio numero di ripetizioni.>> Mi sedetti a terra sul tappetone che sosteneva me, la mia amica e quell'attrezzo infernale che non volevo più rivedere. Avevo il fiatone, il petto che saliva e scendeva di continuo e le mani che dolevano.

Mi tolsi la benda e la lanciai a terra.

<<Eh no tesoro, ora tu ti alzi e continui.>> Mi trascinò di nuovo in piedi passandomi nuovamente la benda.

<<Io l'ho fatto tre volte ma l'asta non mi ha mai preso, tu sei ma ad ogni tentativo almeno due volte ti beccavi un colpo.>> Non potevo contraddirla perchè aveva ragione, a lei non era mai riuscita a prenderla quell'asta del demonio, io invece finivo sempre con il perdere. Si vedeva che lei era esperta, gli anni che aveva passato lì dentro fruttavano a meraviglia. Mi misi la benda e seguii i suoi ordini, riposizionandomi di fronte a quell'attrezzo. Quando mi vedeva pronta e in posizione lei capiva quando poteva partire.

<<Tre, due uno, via!>> Fece ricominciare a girare l'asta.

<<Para!>> Paravo il capo portandomi l'avambraccio vicino alla testa, facendo cambiare giro all'asta che tornava dall'altra parte. <<Para, colpisci la palla del pungiball e schiva.>>Parlava decisa e a voce alta, dandomi gli ordini in maniera chiara e io li eseguivo. Paravo il colpo dell'asta, nel tempo che ci metteva a rifare il giro inverso colpivo la palla dell'attrezzo e quando sentivo che l'asta era in avvicinamento, mi abbassavo.

<<Ripeti, ora due colpi, right e jab.>> Para, diretto destro, diretto sinistro e schiva.

<<Più veloce!>> Ripetei di nuovo la sequenza ancora e ancora. Para, right, jab e schiva. Senza fermarmi.

<<Piega di più le ginocchia, devi avere più stabilità.>> Eseguii. Non vedevo niente, ma le ripetizioni portavano il corpo ad eseguire senza neanche farci più caso, proprio per questo quando si accorgeva che per me farlo diventava più meccanico, ossia che mi abituavo a quella ripetizione facendola per ricordo muscolare, le cambiava l'ordine degli addendi e in quel caso il risultato cambiava davvero.

<<Ora colpisci l'asta.>> Ciò voleva dire che al posto di pararla, dovevo respingerla con un pugno che la faceva sbalzare più velocemente, continuando così con una sinistra di ganci destrorsi e sinistrorsi alternati, svelti e ripetitivi. <<Quattro colpi e schiva, per tre volte.>>

Destro-sinistro, destro-sinistro, destro-sinistro, destro-sinistro. Giù.

Lo ripetei per tre volte, così velocemente da sentire il fiato mancare, ma non potevo mollare.

<<Unisci il tutto e ripeti per cinque volte.>>

Para, right, jab, schiva, quattro colpi e schiva di nuovo. Per cinque volte. Me lo ripetevo in testa così da non perdere il ritmo e non sbagliare neppure una mossa e serviva, visto che non potendo guardare dovevo affidarmi molto di più su tutti gli altri sensi.

Double AttractionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora