CAPITOLO 26

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JULIETTE

Con il passare dei giorni la stanchezza fisica degli allenamenti era diventata per me la forza stessa, più mi sentivo stanca, più mi facevano male i muscoli più mi sentivo carica e spronata a battere i miei limiti. Più il mio corpo richiamava la mia attenzione per dirmi che dovevo riposare, più mi sforzavo a continuare per conoscere fin dove potevo arrivare. Non ero più stanca, ero forte sia fisicamente che mentalmente.

Quel dolore fisico ero riuscita a tramutarlo in adrenalina che mi permetteva di scoprire quanto potessi essere forte, ogni caduta durante i combattimenti era diventata un motivo in più per rialzarmi e vincere, non perdevo più durante quelle prove, combattevo fino alla fine accaparrandomi una vittoria e dovevo ringraziare Sidney, che mi stava insegnando ogni segreto di quel lavoro.

Era passato poco tempo dal mio arrivo in quella squadra, ma stavo imparando molto in fretta, motivo in più per continuare.

Ero una testa dura, nulla poteva fermarmi e quando perdevo mi prendevo la mia rivincita, proprio come stavo per fare in quel momento. Le mie protezioni erano solo le bende da combattimento che Sid mi aveva legato intorno alle mani per proteggere le nocche, non avevo il paradenti nè il caschetto da boxe che indossava McHenry, quel coso non mi faceva respirare e non lo sopportavo.

<<Sicura di volerci riprovare Julie?>> Mi guardava sorridendo con la sicurezza di chi era certo di vincere, mentre giravamo all'unisono, in quel ring che mi aveva vista perdere per la prima volta tra quelle quattro mura. Io però ero più che certa, questa volta non gli avrei dato tregua.

Intorno al ring c'era l'intera squadra intrepida attesa per vedere cosa sarebbe successo, e c'era anche lui, in totale silenzio che osservava distaccato e impassibile come la prima volta. Era tutto il giorno che si comportava in modo strano, era scostante e non riuscivo a capirne il motivo, tuttavia non era quello il momento di pensarci, dovevo rimanere concentrata.

<<Pronti?>> Kyle, a bordo del ring, doveva darci il via. Annuimmo entrambi.

<<Partite!>> Diede inizio al combattimento che tutto era tranne che un incontro di boxe.

Per lui era l'ennesima conferma di supremazia, per me la mia resurrezione.

Il momento di usare tutto ciò che in quel poco tempo ero riuscita ad imparare.

Saltellando sul posto, con i pugni alti, le ginocchia leggermente piegate e i piedi posti disallineati per una maggiore stabilità, mi avvicinai a lui come fece anche il mio avversario venendo verso di me, ero talmente carica che avrei potuto spaccare il mondo. <<Non voglio farti ancora male, Julie.>> Lui aveva il caschetto e aveva deciso quindi di non mettersi il paradenti, scelta discutibile ma che sottolineava quanto poco credesse possibile che l'avrei battuto. La mia risposta però non fu a parole.

Sferrai un right che gli arrivò in pieno viso, non lo parò neppure e, come la volta prima, gli servì a capire che in quel momento non stavo giocando, non eravamo Louis e Juliette, lui era il mio avversario e io avrei fatto di tutto per vincere. <<D'accordo, come vuoi.>> Finalmente si poteva ragionare, pensai.

Non rimanevamo mai fermi in un punto, entrambi ci muovevamo costantemente, consapevoli che da fermi le avremmo solo prese. Con un jab tentò di colpirmi ma lo schivai abbassandomi e colpendolo alle costole con due pugni, un destro e un sinistro, veloci, svelti. Lui però non perse tempo e nell'istante in cui mi stavo rimettendo eretta, mi sferrò una gomitata che mi colpì lo zigomo facendomi cadere a carponi per terra.

Il sapore metallico del sangue tornò a riempirmi la bocca, caricandomi solo di più.

Mi rialzai immediatamente proprio quando lui mi stava per colpire con un calcio, dunque gli afferrai la gamba e, con la forza del mio peso e delle braccia, lo tirai a terra, bloccandolo sotto di me.

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