CAPITOLO 33

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JULIETTE

<<La Davis ha parlato, era vero che se il loro piano fosse andato a monte lei avrebbe portato giù con sè anche Cabrera, difatti ha confessato ogni cosa. Il siero non è stato spostato in un'altra sede di Londra dopo la nostra prima irruzione, è stato direttamente recapitato a Washington ad uno degli infiltrati di Cabrera nascosto nel Number One Observatory Circle. Non sappiamo chi sia, nemmeno la Davis ne è a conoscenza. Ha ammesso di aver collaborato con Cabrera e il Presidente per la riuscita di questo loro piano omicida, ha confessato che il Presidente ha fornito ogni mezzo sia economico che di trasporto per la creazione e lo spostamento del siero; abbiamo dunque le prove cartacee che incriminano Stewart e la possibilità di smascherarlo. Il problema però rimane quel bastardo di Cabrera. Prenderlo non sarà più così facile come si era rivelato in quel magazzino, non si farà più vivo per un po' pur di non essere preso, ma ciò non vuol dire che abbia abbandonato la sua missione sanguinosa.

Dividete la squadra in due: metà andrà da Parker per avvisarlo della minaccia prima che sia troppo tardi, trovate a chi è stato recapitato il Cronos e arrestatelo.

L'altra metà deve raggiungere la Casa Bianca, questa mattina Stewart parlerà al popolo americano per far in modo che lo votino nuovamente al seggio elettorale che avrà luogo tra qualche giorno. Verrà trasmesso ovunque, ha invitato decine e decine di giornalisti che faranno a botte pur di accaparrarsi per primi le sue parole. E noi lo fermeremo prima che possa continuare questa sua scalata al successo basata su morti e giri illegali. Prendetelo e arrestatelo.>>

Erano state queste le parole del comandante Morris che Reed ci ha fatto ascoltare poco prima del nostro atterraggio a Washington. Ormai eravamo seriamente agli sgoccioli, quel giorno quella situazione avrebbe conosciuto una fine e noi avremmo fatto in modo che la missione andasse in porto. Un fatto simile avrebbe segnato la storia, un Presidente corrotto alleato con un narcotrafficante e una tra le donne più potenti dello Stato, era un fatto di cronaca che avrebbe sconvolto l'intero Paese. E io ne facevo parte ma per la prima volta sarei stata dalla parte dei giusti, coloro che avrebbero provveduto a risanare la pace messa a rischio da tre pazzi assassini.

Una volta atterrati a Washington la squadra era stata divisa in due come ci era stato ordinato. Con me avevo Sidney, Michael, Russell e molti altri dei nostri compagni ma purtroppo anche Reed. Non lo aveva detto a parole ma avevo capito le sue intenzioni. Dopo la mia ultima bravata non mi avrebbe concesso di separarmi da lui rischiando di farne un'altra delle mie, voleva tenermi sott'occhio, controllare ogni mia azione e avere la certezza che non commettessi un altro errore. Sapere che riservasse così tanta fiducia in me era a dir poco commovente. Avevo capito i miei errori, glielo avevo anche detto, ma non gli importava. Era cambiato molto dopo la notte del giorno prima. Soprattutto dopo ciò che era successo tra di noi e forse anch'io.

Provava qualcosa per me, lo avevo sentito sulla pelle ciò che anch'io iniziavo a sentire per lui, per quanto non fossi in grado di capire cosa fosse perchè non ero cresciuta con l'insegnamento di due genitori che mi avessero mostrato il vero significato dell'amore. Io non conoscevo quel sentimento. Damon e Isabelle si amavano alla follia, ma faticavo a comprendere il loro amore. Litigavano spesso, si dicevano "ti odio" con la frequenza con cui io mi accendevo una sigaretta, battibeccavano di continuo, ma non si dividevano mai.

Dove c'era lei c'era anche lui, le cose brutte che si arrivavano a dire dopo qualche minuto era come se non fossero mai esistite e tutto tornava come prima, loro due tornavano affiatati come non mai e la pace tornava a regnare. Io però non capivo come facessero, una relazione basata su litigi e insulti non faceva per me, io volevo qualcosa di più tranquillo dopo l'inferno che avevo dovuto sopportare.

Una vita quieta, un'amore vaniglia, di quelli che ti facevano svegliare ogni mattina con tranquillità.

E con Reed non era di certo così.

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