CAPITOLO 22

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JULIETTE

<<Ti dico che è così!>> Mi impuntai.

<<Ma no, fa schifo.>> Non riusciva a capire la gravità di ciò che stava dicendo.

<<Che sacrilegio! E' buonissimo.>> Era uno scontro che nessuno dei due era pronto a perdere.

<<Ha un sapore orrendo e poi è probabilmente la cosa più calorica al mondo.>> Quel suo lato da dietologo era irritante, non vedeva che si stava perdendo il nettare degli idei a causa di quella sua ossessione per il mangiare sano, non conosceva il senso della vita.

<<Ritira ciò che hai appena detto!>> Dire che era orrendo era una bestemmia vera e propria. Impugnai il cavatappi poggiato sul tavolo, puntandogli contro la punta che solitamente affondava nei tappi di sughero delle bottiglie di vino, ma a cui avrei cambiato utilizzo, pronta a dissezionarlo vivo se non avesse ritirato quella idiozia. <<Cazzo se me lo ordini con un cavatappi in mano allora sì che tremo di paura.>> Sarei dovuta rimanere seria e impassibile, impuntata sulla mia posizione, per vincere quello scontro diretto, ma non riuscii a non scoppiare a ridere nell'accorgermi di quanto esilarante fosse la situazione.

Lui che i piatti e io che gli puntavo un cavatappi contro, completamente brilla, dopo essermi praticamente scolata tutta da sola la bottiglia di vino rosso che mi aveva offerto. A mia discolpa però dovevo dire che era davvero buono. Lui non beveva molto, infatti gli erano bastati due bicchieri, che però lo avevano reso più salottiero. O forse ero io a vederlo così a causa della sbronza in corso.

<<Sei uno stronzo.>> Risi poggiando di nuovo sul tavolo il cavatappi.

<<Uno stronzo a cui non piace il burro d'arachidi.>> Prese un canovaccio appeso alla maniglia del mobile per asciugarsi le mani, dopo aver finito di pulire le tre cose che avevamo usato per cenare. Vedere un uomo che lavava i piatti mi era nuovo, a casa mia probabilmente mio padre non conosceva neppure cosa fosse una spugna. <<Come diavolo fa a non piacerti il burro d'arachidi?>> Mi sedetti sulla penisola in marmo di quella sua cucina straordinariamente ordinata, afferrando la bottiglia di vino contenente ancora un paio di sorsi abbondanti.

 <<E' stucchevole e tu sei già abbastanza ubriaca, quindi posa quella bottiglia.>> Mi colse in flagrante ad abbeverarmi con quella prelibatezza. <<E' un peccato non finirla.>> Sghignazzai avvicinando le labbra all'imboccatura per buttare giù anche gli ultimi sorsi. Quando ecco che mi arrivò una frustata da quell'animale che, arrotolando il canovaccio me l'aveva fatto scoccare sulla coscia.

<<Ahi!>> Squittii staccando di scatto la bocca della bottiglia, da cui cadde il resto del vino finendomi sulla felpa. Che impiastro. <<Ho detto basta.>> Me la tolse di mano, buttandola nel cestino visto che ormai era seriamente vuota, non aveva agito abbastanza in fretta, anche se la metà di ciò che ne era rimasto mi era finito più sulla felpa che in bocca a causa sua. 

<<Non puoi darmi ordini anche fuori dal lavoro.>> Mi lamentai incrociando le braccia al petto, guardandolo mettere apposto le ultime cose, con quel suo ordine maniacale, mentre io non facevo niente. Non era male come immagine.

<<Come se a lavoro li seguissi.>> Ironizzò dicendo alla fine la verità, visto che in effetti neanche a lavoro lo ascoltavo più di tanto. Odiavo chi mi dava gli ordini e lui era così fissato invece sul continuo comandare le persone che mi dava sui nervi, probabilmente era per quello che da sobria non lo sopportavo.

<<Dettagli.>> Saltai giù dal piano in marmo, ma quando misi piede a terra tutto iniziò a girare, tanto che persi l'equilibrio, ciononostante non finii con il deretano schiacciato contro il pavimento. Aveva i riflessi più pronti dei miei. <<Forse avrei dovuto offrirti solo dell'acqua.>> Mi stringeva per i fianchi, permettendomi di rimanere in piedi con la presenza del suo torace premuto contro la schiena che continuava a fremere, scossa dalle risate che non riuscivo a fermare. <<Wayne Reed che fa un errore, allora neanche tu sei così perfetto.>>

Double AttractionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora