JULIETTE
Mi svegliai con una forte emicrania e circondata da un profumo che non era quello di camera mia e ciò bastò a ricordarmi dove mi trovassi. Mi mossi tra le morbide coperte di quell'enorme letto che sentivo a me estraneo, tentando di aprire gli occhi che però non volevano saperne di aiutarmi. Avevo dormito molto di meno rispetto al mio solito, avevo il corpo intorpidito e mi sentivo ancora stravolta dopo ciò che era accaduto.
Le immagini di quella notte erano ancora vive nella mia mente e tenendo gli occhi chiusi, mi sembrò quasi di riviverle, motivo per il quale li spalancai ponendo fine a quei ricordi. Non potevo perdermi a pensare a qualcosa di privo di importanza che avrei dovuto dimenticare, da lì a poco.
Mi tirai a sedere stringendomi il lenzuolo al petto. L'altra metà del letto era perfettamente sistemata, tanto era maniacale quell'uomo, che aveva rifatto il letto dal suo lato per non lasciare in disordine prima di alzarsi.
Guardai la sua sveglia, erano le otto, lui doveva già essere al lavoro.
Ai piedi del letto vidi i miei vestiti, piegati e impilati, freschi di bucato. Li doveva aver fatti pulire dalla sua governante. Scivolai via dal calore di quelle lenzuola che sapevano fin troppo di lui e di me, per afferrare i vestiti e chiudermi in bagno dove trovai, sul lavandino, uno spazzolino nuovo, un'aspirina e un bicchiere d'acqua.
Quell'uomo pensava proprio a tutto.
Avevo i capelli scompigliati, il viso scavato da due borse scure sotto gli occhi e le labbra ancora arrossate, ma soprattutto dei segni lungo tutto il corpo che ci avrebbero messo un bel po' a svanire. Il segno dei suoi denti sulla clavicola, succhiotti sul seno e sulle cosce. Il suo passaggio era evidente e anche senza quelle cicatrici me ne sarei ricordata, era impossibile dimenticarsene. Quello che doveva esser stato uno sfogo sessuale, una specie di liberazione utile a calmare gli animi tra di noi, si era rivelato tutt'altro. O almeno sperai che non fosse così, ma sentivo il presentimento che qualcosa sarebbe cambiato da quel momento.
Io però avrei fatto in modo che non accadesse nulla del genere.
Ebbene mi feci una doccia veloce per togliermi dalla pelle il suo profumo, con scarsi risultati visto che il suo bagnoschiuma me lo impregnò fin nelle ossa. Mi lavai i denti liberandomi finalmente del cattivo sapore che avevo in bocca, mi sistemai i capelli togliendo i grovigli che si erano venuti a formare, mi infilai i vestiti puliti privi della macchia di vino che ci avevo fatto cadere e mi legai i capelli in una crocchia svelta. Dovevo uscire da quella casa il prima possibile, avevo molte cose da fare quel giorno e prima le avrei portate a termine prima sarei potuta andare a lavoro.
Buttai giù l'aspirina e uscii dal bagno e da quella stanza per scendere al piano di sotto quasi correndo, di lui come avevo previsto non ce n'era la minima traccia, doveva essere andato a lavoro da molto tempo prima, proprio come i miei che fortunatamente non avrei trovato a casa una volta tornata. Così da rimandare il problema a quella sera.
<<Signorina Miller, buongiorno, ha dormito bene?>> Una donna di mezz'età, con gonnellone, camicia e grembiule, dalla stazza leggermente corpulenta e i capelli perfettamente sistemati, uscì dalla cucina venendomi a salutare e bloccandomi dal fare un ulteriore passo verso l'uscita.
<<B-buongiorno.>> Ricambiai incerta. <<Sì, benissimo.>> Per quanto avessi dormito poco, quel letto era come una nuvola, prendere sonno tra quelle coperte era stato estremamente facile. Forse anche perchè il suo capo mi aveva tirata allo sfinimento.
<<Ne sono contenta, il signor Reed mi ha detto di prepararle la colazione, venga pure.>> Alla parola "colazione" abbandonai l'idea di fuggire immediatamente da quella casa, avevo una fame assurda e la necessità di mettere qualcosa sotto i denti all'istante.
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Double Attraction
Romance⚠️QUESTO LIBRO È IL QUARTO DI UNA SAGA, I PRIMI TRE LI POTETE TROVARE SUL MIO PRIMO PROFILO: sofiacuofano⚠️ Juliette è una ragazza che si era ritrovata a dover sopravvivere già dall'età di sei anni quando a malapena riusciva a dire il suo nome, avev...