CAPITOLO 46

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JULIETTE

"Cara Julie,

è probabilmente la centesima volta che tento di trovare le parole giuste da scrivere su questo foglio, dopo averne appallottolati a decine perchè la verità è che per quanto io mi sia preparato a questo giorno, a questo momento, io non so ancora come fare a dirti ciò che sto per dirti.

Questa lettera la sto scrivendo mentre tu dormi, già, perchè in questo momento tu sei qui, bella come il Sole che dormi durante il viaggio di ritorno dall'Italia, al mio fianco con quei tuoi capelli corvino sparsi sul cuscino, il tuo corpo meraviglioso nascosto tra le lenzuola, le labbra schiuse e quei tuoi occhioni verdi celati dietro alle palpebre.

E' capitato spesso che io ti abbia guardato come sto facendo in questo momento mentre dormi, perchè solo in questi momenti riesco a guardarti per tutto il tempo che voglio senza che tu ti nasconda.

Sei bella, così bella che mi chiedo ancora come tu possa non crederlo e disprezzarti indossando quei tuoi jeans enormi e quelle felpe di almeno tre taglie in più. E sei così bella che pure vestita così mi sei sempre sembrata meravigliosa, perchè lo sei Juliette, tu sei la cosa più meravigliosa che potessi desiderare.

Sei piombata nella mia vita quando finalmente credevo di aver raggiunto il mio equilibrio e lo hai stravolto completamente, con quel tuo modo di fare arrogante, la tua curiosità incessante e quei tuoi occhioni verdi.

Sei entrata nella mia squadra consapevole di dover rispettare delle regole, di dovermi ascoltare senza mai andare contro ai miei ordini e tu hai fatto comunque quello che volevi, sempre, costantemente, mandandomi fuori di testa un giorno sì e l'altro pure.

Ed io te l'ho lasciato fare perchè litigare con te mi rendeva più vivo di qualsiasi sfida, di qualsiasi missione.

Perchè tu, Juliette Miller, mi hai fatto tornare in vita dopo anni in cui l'avevo completamente accantonata.

Tu mi hai fatto conoscere cosa volesse dire specchiarsi nell'anima di qualcuno e rivedere noi stessi, perchè in te ho visto così tanto di me che ho capito di non odiarti, nell'istante in cui ho capito di temerti.

Tu dici sempre di non aver paura di niente e anch'io credevo che fosse così, poi tu mi hai permesso di vederti davvero ed è stato proprio quando l'ho fatto, che ho visto anche me stesso dentro di te e ho avuto paura, una paura fottuta di non esser capace di guarirti come non sono stato capace di guarire neppure me stesso.

Poi mi sono reso conto che tu lo stavi già facendo senza che io te lo chiedessi, mi stavi già guarendo, tu hai notato le mie crepe e le hai ricucite senza chiedermi nulla in cambio, ed è stato questo a destabilizzarmi.

Così ho tentato anch'io di farlo con te, ho tentato di aiutarti, di proteggerti e ho sbagliato.

Da quando ti ho conosciuta ho incominciato a sbagliare.

Ho sbagliato tante volte con te, così tante che ormai ho perso il conto.

Ho sbagliato a sminuirti agli inizi, ho sbagliato a metterti i bastoni tra le ruote quando volevi solo sentirti finalmente capace in qualcosa e ho sbagliato a presentarmi fuori casa tua il giorno del tuo compleanno.

Non avrei dovuto perchè così prima o poi tu mi avresti dimenticato, perchè in fin dei conti non sono uno che segna la vita delle persone, ho sempre amato essere invisibile.

Ma per la prima volta nella mia vita dopo aver perso mia madre ho sentito la mancanza di qualcuno.

Quella settimana dopo il tuo licenziamento è stata un inferno, non ho avuto più nessuno che mi rendesse vivo e stava per succedere di nuovo, mi stavo per spegnere ancora, ma stavolta volta non ero più disposto a permettere che accadesse perchè a quel punto conoscevo cosa volesse dire splendere grazie alla luce di chi ti sta affianco. La tua luce.

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