CAPITOLO 20

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WAYNE

Non avevo previsto nulla di ciò che era appena successo e la cosa mi innervosiva alquanto, di solito avevo sempre tutto sotto controllo, nulla sfuggiva alla mia attenzione scrupolosa, poi un giorno uno scricciolo di un metro e poco più, con i capelli neri corvino e due occhi di un verde intenso, era entrato nella mia vita a sconvolgere qualsiasi mio equilibrio mentale e lavorativo.

Non avevo mai un secondo di pace con lei nei paraggi, ogni volta succedeva qualcosa per il quale dovevo agire e sistemare tutto, rimettere in ordine il caos che il suo passaggio lasciava dietro di lei, tutto ciò che mandava in aria, ogni cosa che prima era in un modo dopo di lei cambiava drasticamente e forse anch'io stavo cambiando. Quello scricciolo mi stava facendo ammattire, era un cumulo di problemi che non mi servivano perchè ne avevo già abbastanza di mio, era un peso difficile da sostenere e lo si poteva denotare da come la routine di tutti a lavoro fosse cambiata dal suo arrivo. Eppure quando l'avevo tirata via da quella ragazza, Samantha, avevo visto nei suoi occhi qualcosa che mi aveva lasciato esterrefatto.

Quando ero arrivato di corsa, dopo che le amichette di Julie mi avevano chiamato quasi gridando, l'avevo vista accanirsi su quella donna con una rabbia che non poteva appartenere ad un corpicino così esile e delicato. Una forza e un'ira aizzate non dal rancore che poteva provare verso Samantha, bensì da qualcos'altro che non conoscevo. Probabilmente il passato a cui si era riferito suo padre il giorno prima.

Quel bastardo aveva avuto ragione in fondo, non la conoscevo.

L'avevo tirata via dalla donna che stava quasi per soffocare, stringendola a me per bloccarla ma lei aveva iniziato a muoversi per riuscire a sfuggirmi. Non sopportava che qualcuno la stringesse, che la cingesse, la abbracciasse. Mi aveva guardato e per un attimo si era calmata, mi aveva riconosciuto e fu assurdo come mi parve di vedere in quegli occhioni, un ombra di oscurità dissolversi e lasciare spazio alla realtà, alla razionalità, ai sensi di colpa. Era stato come se si fosse risvegliata tornando in sè, accorgendosi della cazzata che aveva fatto, e subito se n'era pentita, scappando così da me per richiudersi nel mio spogliatoio.

Di cui avevo un secondo mazzo di scorta ovviamente, ma non volevo forzarla ad aprirmi, a lasciarmi entrare, se avesse voluto lo avrebbe fatto lei stessa, era questo che pensavo, di certo non sarebbe rimasta lì in eterno quindi era solo questione di minuti, o ore. Sperai più nella prima.

Le sue tre amiche, dietro di me, non riuscivano a darsi pace. Si erano affezionati tutti a lei, o quasi tutti, l'avevano accolta e lei era riuscita a farsi conoscere. Persino Kyle l'aveva approvata come agente e per me il suo giudizio contava molto, quindi anche se avevo ancora svariati dubbi sulla sua permanenza lì dentro, stavo tentando di darle seriamente una possibilità di dimostrarmi che se lo meritava. Possibilità che stavo già vedendo andar in fumo. Non era stabile, era incontrollabile e io non potevo permettermi una bomba pronta ad esplodere nella mia squadra, sarebbe stata deleteria.

Poggiai la fronte contro la porta, sospirando per tentare di mantenere la pazienza. E con lei stavo imparando ad averne molta. In fondo però la verità era anche che volevo sapere cosa le stesse succedendo, volevo vederci chiaro in tutta quella storia, ciononostante sapevo che probabilmente non mi avrebbe comunque raccontato niente, ma almeno volevo sapere come stesse. Vederla così scossa mi aveva scombussolato, pur volendo, non sarei riuscito a mandare avanti gli allenamenti sapendola in quelle condizioni.

Volevo vederla.

Volevo vederla da quando avevo messo piede lì dentro.

Poi però mi ero reso conto che stavo facendo troppi errori a causa sua, le stavo dando troppa importanza, aspettarla tutte le mattine all'entrata, scendere giù con lei, accompagnarla negli spogliatoi e starle dietro durante gli allenamenti. Era una della squadra ormai, aveva capito come andavano lì le cose e come gli altri non doveva più avere un tutor. Niente favoritismi, niente aiuti, niente corsi distaccati da quelli degli altri.

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