CAPITOLO 24

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JULIETTE

Girovagavamo per le vie della città chiacchierando del più e del meno senza che ci fosse un filo logico tra tutto ciò che ci dicevamo, passando da un discorso all'altro senza farci neppure caso.

In quel momento avrei tanto voluto guardarci da un punto di vista esterno per chiedermi cosa pensassero di noi i passanti, che quadro si stava disegnando nelle loro menti, se magari qualche turista ci stava fotografando immaginandosi di ritrovarsi al nostro posto con la persona che riusciva a scaldargli il cuore.

Quello stesso calore che incendiava il cuore di due amanti, quale l'amore travolgente e passionale del conte Vrónskij e della sua amata Anna Karenina che andava contro persino alle regole rigide della società di un tempo. Della letteratura conoscevo poco, non avevo mai studiato, tutto ciò che avevo appreso me lo aveva insegnato la vita, eppure quando ero al fianco di James mi sentivo completa, al sicuro.

Lui mi faceva sentire bene.

Era perfetto.

Divertente, loquace, estroverso, intelligente. Lui era tutto ciò e forse anche di più, con quel suo sorriso che sotto la luce delle stelle riusciva a brillare e a risaltare ancor più di loro, in mezzo a tutta quell'oscurità. Lui era luce pura, il chiarore che era servito quel giorno a portare un po' di serenità nella mia giornata.
Avevamo passato insieme tutto il giorno, ore e ore intere solo io e lui ed erano volate, non un secondo era parso a me asfissiante in sua presenza. Riusciva a tirar fuori di me la parte migliore ed io gliene ero grata.

Il gelato che stringevo in mano si stava sciogliendo e me ne accorsi solo quando una goccia mi bagnò il dito, mi distraeva così tanto la sua voce che non prestavo più attenzione neppure a dove stavamo andando, io lo seguivo, ascoltavo ciò che mi diceva ed era tutto ciò di cui mi importava.

Leccai la goccia di gelato che stava scorrendo sul cono.

<<Ancora non mi spiego come tu faccia a mangiare il gelato al cioccolato fondente affiancato dal gelato al mango, sono due gusti totalmente diversi.>> Lui si era preso un cono con nocciola e stracciatella, troppo ordinario per i miei gusti. Cioccolato fondente e mango erano un'accoppiata pazzesca, esistevano anche molti dolci al cioccolato e mango ed io ne andavo matta.

<<Ti assicuro che insieme non hanno rivali questi due.>> Ne presi un'altra leccata, sentendo le papille gustative gridare vittoria. Non sapeva cosa si stava perdendo, io però che di gelati ne avevo mangiati tanti e avevo avuto modo di spaziare sempre di più, ero arrivata alla conclusione che quella combo non l'avrei mai tradita. <<Il cioccolato fondente mette una sete assurda.>> Aveva un sapore forte, di un amaro che a molti stancava dopo un po', non potevo dargli torto. <<Per questo c'è il mango, rinfresca e dolcifica il tutto.>>

La vita era un continuo equilibrarsi di cose, persino il mare e la terra erano completamente diversi eppure insieme creavano un meraviglioso scenario mozzafiato. Era tutta questione di abitudine, il cielo non c'entrava niente con il sole, come la luce della luna e l'oscurità della notte o anche il nero e il bianco.

Ma andateglielo voi a dire ad un pittore di smettere di disegnare un orizzonte al chiaro di luna, solo perchè insieme non c'entravano niente la luce e il buio. Quando invece non vi era vista migliore di un cielo notturno. Pensai. Eclissate il sole giusto perchè non c'entra niente con il cielo, togliendogli quel meraviglioso color celeste che addolciva a tutti le giornate estive. Togliete il nero dell'inchiostro ad una lettera d'amore, poi però non lamentatevi se quel foglio bianco non trasmette più nulla.

E così era per me con il gelato al cioccolato fondente e mango, senza uno non c'era l'altro, per quanto poco appetibile sembrasse come accoppiata.

<<Tu sei strana forte, Julie.>> Rise gustandosi il suo cono monotono.

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