CAPITOLO 14

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JULIETTE


Sapevo che avrei fatto tardi a lavoro e che Reed mi avrebbe fatta fuori, ma dovevo farlo il prima possibile o il mio piano sarebbe andato in mille pezzi ancor prima di essere attuato. Mi sfilai il casco e mi addentrai in un grattacielo che conoscevo fin troppo bene, erano anni ormai che entravo e uscivo da lì, la mia famiglia girava intorno a quel posto da una vita.

Avrei potuto parlare con Isa e Damon quella stessa mattina a colazione, ma avevo voluto che ci fossero tutti per ascoltarmi, anche James, zio Travis, zia Martina e mio fratello con Charlie che avevo chiamato per farli presentare lì. Dovevano ascoltarmi tutti così che potessi annunciarlo una volta sola, invece di doverlo dire ad uno ad uno. Ero furba, sapevo mentire, ma era più comodo dover mentire una volta che doverlo fare più volte raccontando una storia, i cui particolari sarebbero potuti cambiare ad ogni volta che la dicevo a qualcuno, per qualche mia dimenticanza o per dei dettagli che erroneamente avrei cambiato senza rendermene conto.

La receptionist mi salutò con un sorriso dicendomi che erano tutti nella sala conferenze, senza che io dovessi neppure chiederglielo, era ovviamente già informata sulla mia richiesta di riunire la famiglia, anche se non ne conosceva il motivo come nessuna delle persone che mi stavano aspettando.

Salii con l'ascensore fino al piano della sala conferenza, ripetendomi in testa la storiella sdolcinata che avrei dovuto raccontare, non era da me espormi così tanto ma era doveroso, ero in debito con qualcuno che mi avrebbe distrutto la vita se non avessi rimediato a quel casino.

Non ero riuscita a parlare con James il giorno prima, quando la sera ero tornata a casa, ovviamente lui non era più lì e non mi aveva più risposto nè ai messaggi nè alle chiamate.

"Domani andrò a denunciare quell'animale del tuo capo, sappilo."

Era tutto ciò che mi aveva detto prima di scomparire, la mattina precedente a quella, capovolgendo ogni mio equilibrio e costringendomi a fare ciò che stavo per fare. Lo capivo, non potevo dire che non avesse ragione ma non avrei permesso che Reed perdesse tutto a causa mia, la mia coscienza aveva già fin troppi scheletri da dover nascondere, non gliene serviva un altro.

Arrivai di fronte alla porta della sala conferenza e feci un respiro profondo.

Una volta uscita da lì tutto sarebbe stato diverso, lo sapevo bene, ma dovevo farlo.

Così entrai.

Erano tutti seduti al lungo tavolo della sala conferenza, tutti i grandi della famiglia, nessuno escluso. Non appena entrai le loro chiacchiere tranquille si interruppero, tutti rivolsero a me la propria attenzione e per l'ennesima volta io mi ritrovai sotto l'occhio del ciclone.

<<Buongiorno.>> Li salutai poggiando il casco a capo di quel tavolo, guardandoli tutti che a loro volta facevano lo stesso con me, rimanendo in totale silenzio. Volevano tutti sapere perchè li avevo convocati lì, era scontato, ma io ero talmente nervosa che tentai in tutti i modi di temporeggiare.

<<Come state? Io bene, grazie di averlo chiesto.>> Stavo praticamente parlando da sola.

<<Julie ci siamo salutati mezz'ora fa a casa.>> Dal tono di mia madre riuscivo a capire che era tesa, come probabilmente chiunque lì dentro, non sapendo cosa aspettarsi da me. E li capivo, ero imprevedibile.

<<Ho salutato te e papà, non gli altri.>> La corressi scherzosa, sperando di mascherare il nervoso.

<<Juliette ho posticipato delle riunioni importanti per essere qui, Charlie ha dovuto correre per portare i gemelli a scuola, quindi se ci fai la grazia di dirci perchè ci hai convocati tutti forse ci fai un piacere.>> Mio fratello non sopportava quando la sua routine veniva scombussolata da qualche novità, che non poteva controllare, proprio come quella. <<Tuo fratello ha ragione, qui tutti abbiamo scombussolato la nostra giornata per questa "riunione di famiglia" che hai richiesto all'ultimo, ora parla.>> La tensione che aleggiava in quella stanza si poteva tagliare con la punta di un coltello, erano tutti nervosi ed io lo ero ancor più di loro. Mi ero programmata cosa dire, ma arrivata lì, davanti a loro, avevo dimenticato tutto.

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