CAPITOLO 64

993 49 18
                                        

JULIETTE

Lui me lo aveva promesso,  Christian stava bene e se fosse successo qualcosa mi avrebbe subito fatta chiamare, eppure per qualche strana ragione non riuscivo comunque a stare tranquilla. Mio figlio non era lì con me e ciò bastava a mandarmi in agitazione.  Non mi importava di altro. Ciò che avevo dovuto sopportare in quei giorni, il dolore che mi storre facendo la dottoressa medicando i miei tagli, nulla contava più perché Chris non era lì con me dopo che l'avevo stretto a me per giorni con il terrore che gli stesse venendo qualcosa di grave, sotto i miei occhi ed io neanche lo sapevo.
I dottori di quel dannato ospedale parlavano per la maggior parte in spagnolo, mentre quelli che mi stavano visitando parlavano in inglese ma non mi permettevano di fare niente e io sentivo di stare impazzendo a forza di restare ferma su quel letto.
Mi avevano medicata e dopo avermi fatta mangiare, mio fratello mi aveva portato un pantalone, delle semplici scarpe bianche e una maglia che probabilmente aveva acquistato nel piccolo negozietto dell' ospedale.
Stavo meglio, o forse era il bisogno di vedere il mio bambino che mi dava la possibilità di non sentire la stanchezza. In ogni caso mi ero stancata di rimanere ferma a non fare niente così, quando finalmente fui certo che nessuno mi avrebbe nè vista nè fermata, balzai giù dal letto dell' ospedale e attraversa vari corridoi, un po' alla cieca nella voro speranza di incontrare un volto conosciuto.
Quando ecco che da lontano scorsi mio padre e Wayne,  seduti su delle sedie di una sala d'aspetto e li raggiunsi. Al contrario mio, loro sembravano ancora appena usciti da un film d'azione, sporchi di sangue e sudore, l'unica cosa che avevano tolto erano le armi per non spaventare ancor di più le altre persone.
A passo svelto mi avvicinai e loro subito alzarono la sguardo su di me, non aspettandosi di vedermi giàin piedi. Avevano due visi stravolti e riuscivo a percepire la loro agitazione.
« Julie che ci fai in piedi? Devi riposare.» Mi disse mio padre posandomi una mano sul baccio con dolcezza ma io lo scostai, bisognosa di risposte. « Come sta Chris? Vi hanno dato qualche altro aggiornamento?» Non mi importava di me, mi importava di mio figlio, solo di lui.
« Ancora no.» Mi parlava solo mio padre, Wayne invece rimaneva con il capo chino e tratto tra le mani, senza rivolgermi mezza parola.

« Ma se sta bene perchè lo tengono dentro per così tanto?» Domandai stranita. Non aveva senso fargli tutti quei controlli se non gli servivano, e per giunta non aveva senso che non potessimo avere sue notizie, che non potessimo stare con lui. Al loro silenzio però mi resi conto che forse c'era qualcosa che non sapevo, che non mi stavano dicendo e subito il mio campanellino d'allarme iniziò a suonare.

« Perché sta bene, vero?» Chiesi poi, osservando attentamente entrambi, ma soprattutto osservando il padre di mio figlio, che neanche mi guardava.
« Wayne vuoi dirmi cosa sta succedendo?!» Sbroccai a quel punto, bisognosa di risposte e finalmente si decise ad alzare gli occhi su di me, erano arrossati e stanchi a carichi di una tensione e una sofferenza che mai avevo visto in quelle iridi scure.

«No, non sta bene Juliette!» Ammise arrivato al limite e fa allora che sentii il sangue raggelarsi nelle vene, come se di colpo dentro di me fosse diventato pieno inverno.

« In che senso? Cos'ha?» La voce mi tremava. Lui di tutta risposta si alzò e fece qualche passo stropicciandosi il viso prima di parlare.

« Lo hanno drogato ed è in grave pericolo.»
Il mio bambino era in grave pericolo, il mio piccolo rischiava di morire ed io non ne sapevo niente.
Mio padre tentò di orricciversi me ma mi allontanai di un passo, osservando incredulo l'uomo di fronte a me.

«C- Cioè tu sapevi che è in grave pericolo e hai preferito mentirmi!?» Sibilai sentendo la rabbia sormontare e farsi sempre più scottante in me.
«Sì, perché eri troppo debole per affrontare una cosa simile!»  Ribatte lui sconfortato.

«Wayne si tratta di mio figlio! Me lo avresti dovuto dire in ogni caso !» A quel punto persi la pazienza.

« Julie, non voleva che ti sentissi male, ti ha protetta.» Si intromise mio padre.
« Mi prendi in giro papà? Ora lo difendi persino?» Mi sembrava tutto così surreale.

Double AttractionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora