CAPITOLO 56

638 36 17
                                    




JULIETTE


Grazie a Daniel avevamo scoperto che Sidov non era stato altro che una pedina in tutto il piano di Cabrera e di Garcia, o forse più un ponte che aveva permesso a quel narcotrafficante bastardo di raggiungere qualcuno di ancora più importante.

Si trattava di un parlamentare, Sergey Lebedev, a comando di uno dei partiti in carica. Daniel ci aveva spiegato che Cabrera era riuscito ad arrivare a lui solo con l'aiuto di Sidov, colui che gli aveva anche confidato, pur di non svelare alla moglie dei tradimenti, che Lebedev aveva chiesto al nostro ricercato e al suo braccio destro dei codici molto importanti. Codici che gli avrebbero permesso di entrare nei file della Casa Bianca, per rubare documenti di importanza nazionale che avrebbero portato a seri guai.

Gli stessi codici che una persona a noi familiare conosceva bene, l'ex Presidente ormai in carcere, ma che rimaneva comunque una minaccia perchè credevamo dovesse essere ancora alleato con quello stronzo, al cento per cento. Era sicuro come l'oro.

Dunque non ci rimaneva che andare ad interrogare la nostra seconda fonte, ma per questo saremmo comunque dovuti tornare in America, così dopo essere riusciti a svignarcela, avevamo raggiunto di nuovo la pista d'atterraggio per risalire sul nostro aereo e tornare a casa.

Un viaggio di undici ore che passai con il desiderio di riabbracciare il mio bimbo. Non ero più abituata a stargli lontana anche la notte, contando che la sera prima non ero neanche riuscita a dargli la buonanotte come facevo sempre.

Mi mancava, mi mancava persino quando ero a lavoro ed ero consapevole che la sera lo avrei rivisto, figurariamoci quanto mi mancava dopo che non lo vedevo da un giorno e mezzo. Infatti una volta atterrata la mia prima intenzione era stata immediatamente quella di prendere il primo taxi disponibile, per raggiungere casa dei miei e tornare da lui.

Ma Wayne mi aveva obbligata a salire sulla sua macchina pur di venire con me e vederlo. Chris ormai sapeva di lui, sapeva che era suo padre anche se ero più che certa che non sapesse nemmeno bene cosa volesse dire avere un padre. Non aveva avuto altre figure di riferimento maschili al di fuori di suo nonno, oltre a mio fratello, mio zio Travis e a James. Ma Damon era ormai una costante nelle sue giornate, dunque ero più che certa che avesse ricollegato Wayne a mio padre, per capire cosa volesse dire quella parola a lui nuova.

E così in quel momento ero seduta sul sedile della macchina di quello stronzo a cui non avevo rivolto parola nè durante il viaggio in aereo, nè da quando eravamo saliti in macchina.

Il suo comportamento durante la missione mi aveva ferita. Erano anni che mi impegnavo a dare il mio meglio di me nel mio lavoro, insieme alla mia squadra avevo portato a termine decine e decine di casi, poi un giorno era arrivato lui e aveva deciso che non ero in grado di essere un agente e che, in missione, agivo in maniera totalmente sbagliata. Lo avrei tanto voluto prendere a sberle ma non si meritava neanche che mi sforzassi tanto.

Così non lo avevo guardato neanche per un secondo dall'inizio del tragitto, per quanto percepissi di continuo che i suoi occhi spesso e volentieri si soffermavano su di me, per poi tornare fissi sulla strada.

Era un'agonia quel silenzio, di una tensione unica, ma io non ero intenzionata a far nulla per cambiare quella situazione perchè non se lo meritava.

<<Cosa faremo ora?>> Allora fu lui a spezzare quel silenzio e a farmi tornare con la schiena appoggiata al sedile, invece che girata verso il finestrino abbassato, da cui entrava una piacevole brezza fresca.

<<Che intendi?>> Fui atona, glaciale, ormai con lui avevo perso ogni gentilezza.

<<Christian sa che sono suo padre, è il momento che entri a far parte della sua vita sul serio, che mi prenda le mie responsabilità.>> Responsabilità, neanche credevo che conoscesse quel termine, ma ciò che mi fece più ridere fu il fatto che era convinto che potesse entrare a far parte della vita di mio figlio così, da un momento all'altro. <<Wayne forse non hai capito un piccolo dettaglio.>> Dissi. <<Non puoi di punto in bianco entrare a far parte della sua quotidianità, Chris a piccoli passi deve abituarsi alla tua presenza, non sa neanche cosa voglia dire avere un padre.>> Aveva fretta di recuperare gli anni persi ma non capiva che ormai nessuno glieli avrebbe potuti restituire, quindi doveva stare ai miei tempi e a quelli di nostro figlio.

Double AttractionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora