CAPITOLO 57

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JULIETTE

Era Domenica e per noi Miller quel giorno voleva dire soltanto una cosa: grigliata in famiglia!

Quando era quel giorno ogni nostro impegno svaniva, a costo di rimandare qualunque problema e divergenza, la grigliata domenicale non si poteva saltare a meno che non fossi in fin di vita. Persino se mio padre per motivi di lavoro durante la settimana partiva per andare dall'altra parte del mondo, doveva a tutti i costi rincasare prima di Domenica o mia madre gli avrebbe fatto passare le pene dell'inferno.

Quel giorno era solo ed esclusivamente riservato alla famiglia, chiunque altro era da cancellare dalla mente ma purtroppo per me l'unica persona che avrei decisamente voluto dimenticare, era stata invitata da mia madre per scusarsi del comportamento di mio fratello. E anche perchè essendo il padre di Christian, era giusto che potessero passare una giornata intera insieme, ed io non avevo potuto ribellarmi contando che mio figlio lo desiderava lì con noi così tanto, che mi aveva chiesto di farlo venire a casa nostra per poi andare dai nonni tutti e tre insieme.

Non me lo diceva, ma sentivo che probabilmente, anche inconsciamente, quel bambino volesse che fossimo una famiglia, inconsapevole di ciò che era accaduto tra me e suo padre.

Non avevo avuto il coraggio di dirgli niente, sia perchè non poteva capire, sia perchè non volevo che le sue momentanee certezze venissero distrutte da momenti passati da dimenticare.

Ad ogni modo quella mattina, Wayne si presentò a casa nostra in perfetto orario, alle nove e mezza come gli avevo detto io, senza sbagliare neanche di un minuto. Indossava un costume a pantaloncino blu scuro e una polo bianca e al solo guardarlo, quando gli avevo aperto la porta per entrare, mi era sembrato di tornare indietro a quando ancora facevamo finta di stare insieme. Ripensandoci, se avessi fermato il tutto sul nascere, mi sarei risparmiata molti dolori ma non avrei avuto mio figlio, dunque non seppi definire se fosse stato un bene o un male conoscerlo.

E continuavo a chiedermelo anche mentre lo guardavo impegnato ad infilare un costumino rosso con le paperelle a nostro figlio, cercando di capire quale fosse il davanti e quale il dietro visto che mancava l'etichetta dietro, senza rendersi conto che sul davanti vi era il logo della marca cucito in piccolo sulla destra.

<<Ma come cazzo li fanno questi cosi?>> Borbottò innervosito facendo sganasciare dalle risate il bambino seduto sul lettino davanti a lui, che batteva le manine divertito dalle smorfie concentrate e contrariate del padre.
<<Cassooo!>> Ripetè a suo modo il piccolo facendomi scattare per prendere di mano il costumino a quell'ebete, e infilarglielo io. <<No amore, quella parola non si dice.>> Fulminai Wayne che sospirò spiritando gli occhi verso l'alto, non aveva ancora ben compreso che doveva modificare il suo lessico quando si trattava di interfacciarsi con un bambino di tre anni.

<<Papà la dice però!>> Si era fissato con il chiamarlo così, probabilmente perchè per lui era una parola nuova da pronunciare e quindi si divertiva a farlo, inconsapevole che a me creasse ancora un certo disagio contando che ancora non mi ci ero neanche abituata. <<Pap- Wayne, sbaglia.>> Ci stavo quasi per cascare anch'io.

Una volta infilato il costumino si mise in piedi sul letto per farsi infilare la maglietta.

<<Questa ce la fai a mettergliela almeno?>> Porsi la maglia bianca a quell'incapace, che me la prese di mano e si inginocchiò davanti al letto di nostro figlio, per infilargliela senza alcuna esitazione, dimostrandomi che perlomeno era capace di trovare il lato giusto di una maglietta.

<<Plonto!>> Esclamò alzando le braccina tozze.

<<Invece no piccolo, manca ancora la crema e il tuo cappellino.>> Lo avevo ricoperto di crema solare che ovviamente gli avrei rimesso anche durante la giornata, ma sul visino preferivo mettergliela ancora una volta prima di uscire così da essere sicura. Presi il barattolo di crema cinquanta e lo passai a Wayne, lo stavo testando, lo mettevo alla prova per vedere come se la cavava ma si vedeva che non era ancora molto pratico.

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