CAPITOLO 38

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JULIETTE

<<Wayne sai che così finiremo con il non fare nulla per tutto il giorno?>> Ridacchiai cercando di mettere un piede fuori da quella doccia ma continuava a ritirarmi dentro, e ci sarei rimasta volentieri se solo non avessi avuto tutta quella curiosità di scoprire cosa mi aveva preparato.

<<Non è vero che non stiamo facendo nulla.>> Il suo ciuffo baciato mi solleticava il viso, mentre continuava a baciarmi il collo con le mani ancorate ai miei fianchi. <<Intendo qualcosa di più produttivo.>> Era assurdo ai miei occhi che uno come lui, che viveva la sua vita di corsa, costantemente occupato in qualcosa, fosse il primo in quel momento a star procrastinando. Quasi non lo riconoscevo.

<<E va bene, dai muoviamoci.>> Mi lasciò andare con una pacca sulla natica ed io uscii dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano, e passandogliene uno anche a lui che se lo avvolse intorno ai fianchi.

Guardarci allo specchio, l'uno a fianco all'altra in quel momento fu alquanto destabilizzante e rilassante al tempo stesso. Ci muovevamo come se per noi fosse normale avere l'altro al proprio fianco, senza dover dire niente. Io mi ero già lavata i denti, così spacchettai uno spazzolino nuovo che tenevamo nell'armadietto del bagno e glielo passai, permettendogli di lavarsi i denti mentre io mi spazzolavo i capelli bagnati, liberandoli dai nodi. Poi afferrai l'asciugacapelli e iniziai ad asciugarmeli, mentre lui si lavava la faccia e, rubando il rasoio di mio padre a cui cambiò la testina, la sua schiuma da barba e il dopobarba, si diede una sistemata.

E fu un bel momento, io mi sistemavo e lui al mio fianco faceva lo stesso come se fosse stata una mattina come le altre, e non la prima che passavamo insieme. Saltai sulla tavoletta abbassata del water per arrivare alla sua altezza e iniziare ad asciugare i suoi di capelli mentre continuava a farsi la barba.

Quando terminai, si sciacquò il viso e si mise il dopobarba. Quando però lo vidi rimettersi i vestiti del giorno prima che gli avevo portato, ragionai sul fatto che se non fosse passato a casa a cambiarsi, dovevo dargli qualcosa di pulito da mettere. <<Aspetta, ti do qualcosa di mio fratello, non puoi metterti quei vestiti che puzzano di alcol.>> Ci eravamo appena fatti la doccia, era una contraddizione indossare vestiti sporchi.

<<Certo, vuoi seriamente che scoppi la terza guerra mondiale?>> Afferrò i suoi vestiti ma io glieli rubai di mano, ero irremovibile. <<Sarà già andato a lavoro, quando scendiamo secondo me neanche lo troveremo quindi puoi stare tranquillo.>> Mi guardò con rimprovero e io gli sorrisi riuscendo a farlo cedere, come al solito. <<E va bene.>> Sospirò alzando gli occhi al soffitto. <<Perfetto, vai in camera mia, io passo in quella di mio fratello e ti raggiungo.>> Girai la chiave nella serratura e aprii la porta controllando che non ci fosse nessuno ad aspettarci e infatti, quando aprii non vi era traccia né di mio padre e né di mio fratello.

Così lui potè tranquillamente tornare in camera mia e io mi infilai nella stanza di mio fratello, dove vi era poco e niente visto che non abitava più lì, ma aveva lasciato qualche pantalone, qualche maglia e qualche mutanda per quando lui, Charlie e i bambini si fermavano lì a dormire, come la notte che era appena trascorsa. Aprii uno dei cassetti della sua cassettiera e presi un jeans nero, una delle pochissime maglie bianche che possedeva mio fratello, visto che si vestiva costantemente di scuro, e dei boxer puliti, per poi portarli a Wayne che trovai intento a guardare il telefono.

<<Tutto bene a lavoro?>> Lasciai gli indumenti sul letto, per iniziare a scegliere cosa mi sarei dovuta mettere io. A quella mia domanda però lui non rispose, era distratto, si vedeva tanto che probabilmente non mi aveva neanche sentita. <<Wayne.>> Lo richiami allora e a quel punto staccò gli occhi dallo schermo tornando alla realtà. <<Non stavo ascoltando, cos'hai detto?>> Infatti, non aveva sentito niente, come avevo dedotto da me. <<Ti ho solo chiesto se va tutto bene a lavoro.>> Parlai mentre distratta mi sfilavo l'asciugamano di dosso per infilarmi l'intimo, mentre lui era intento a vestirsi. <<Oh, sì va tutto bene.>> Non lo sentii convinto ma non volli forzare niente, era già tanto che avesse deciso di saltare il lavoro per stare con me, il giorno del mio compleanno, non mi andava di rovinare quella giornata.

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