Non me ne fregava un cazzo dei Blossom.
Nata e cresciuta in un contesto umile, e sarei rimasta tale.
Proprio per questo, volevo che si sapesse che per me tutti erano uguali.
Avevo faticato come pochi per ricevere la borsa di studio. Studiai giorno e notte alla ricerca di una totale conoscenza culturale.
Sapevo tutto, qualsiasi cosa, perché dovevo saperlo. Non c'era altra alternativa.
Ed in quel momento, osservare come una ragazza entrò in pieno semestre nella mia università, mi lasciò di stucco.
Non provavo né invidia né risentimento, ero solo sconcertata.
D'altronde non mi interessava più di tanto.
Chi sembrava più interessato era Jughead, che domandava continuamente a Veronica di chi si trattasse.
"Credi che io la conosca? Lei potrebbe conoscermi?"
"A meno che tu non sia stato a Riverdale, ne dubito."
"E se mi conoscesse?"Tutte queste paranoie inutili mi rendevano nervosa. Mi dava quasi fastidio ed urtava la mia sfera psicologica.
Sospirai. "Se ti dovesse conoscere la saluti, dannazione. Cosa c'è di così difficile?"
Veronica sorrise, poi si rivolse a me. "Jug è preoccupato perché gli ho detto che lei è un po'...giudiziosa."
Interessante.
Evidentemente le interessava davvero tanto di chi in questo mondo fosse ancora in vita.
Piuttosto deprimente e triste giudicare la vita altrui, la sua era sicuramente noiosa."Oh...capisco, il suo giudizio mi ferirà nel profondo."
Sarcasmo.
Orribile dote utilizzata nei momenti meno opportuni.Veronica abbassò lo sguardo a terra, come se non volesse commentare.
"Ma comunque...capisco il tuo stato d'animo, Jug." mi sistemai sul letto "Tra quanto arriva?"
La corvina accese il suo telefono, controllando l'orario sullo schermo. "Esattamente...adesso."
-
Come ho già detto, il fatto che una Blossom fosse arrivata nel mio college non mi interessava.
Sopratutto perché non sapevo minimamente chi fossero, ma Veronica continuava a ripeterlo da giorni come se fosse una celebrità o un nome conosciuto a tutti.
Non che per me avrebbe avuto importanza.
Ma ad ogni modo, era il mio pomeriggio libero, e non lo avrei speso ad accogliere una raccomandata in pieno semestre.
Avevo bisogno di meditare.
La meditazione era la miglior forma d'arte e di amore per se stessi.
Mi liberavo da tutti i miei pensieri, regolando la respirazione e riflettendo sulla mia esistenza.Sopratutto se non bevevo alcool da cinque giorni.
Ero stata chiara con Lodge: non entrare nella stanza per almeno un'ora.
Eppure, la mia meditazione venne interrotta da una fastidiosa irruzione.
Non aprii gli occhi e corrugai le sopracciglia per evitare che le voci mi distraessero.
Ma non potevo farne a meno, qualcosa attirò la mia attenzione. Probabilmente erano i continui richiami di Veronica.
Rilasciai un sospiro frustrato, per poi aprire le palpebre lentamente.
Ed ecco qui: una cazzo di estranea nella mia stanza.
"Scusa se ti ho disturbata, le stavo mostrando la nostra stanza." la indicò con un dito.
Io strinsi le spalle, sistemando meglio la mia schiena sui cuscini del mio letto, richiudendo gli occhi.
"Io sono Cheryl." la sua voce tagliente mi penetrò nelle orecchie.
Cheryl era tutto ciò che un essere umano non poteva immaginarsi: lunghi capelli rossi che ricadevano sulla sua spalla, vestiti firmati aderenti al suo corpo slanciato, occhi castani, scuri, profondi ma spenti. Le labbra carnose che teneva leggermente schiuse, e un profumo di ciliegia che aveva già appesantito la stanza.
"Io sono Toni." replicai. Giuro che non si trattava di sarcasmo.
"Toni? È da uomo."
Aprii gli occhi d'improvviso, sempre mostrando una calma fuori dal comune.
Sorrisi prima di rispondere. "No, è un'abbreviazione del mio nome. È da donna."
"Quindi, saresti?"
"Antoinette, ma per gli amici sono Toni."
Lei annuii, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Quindi io devo chiamarti Antoinette."
Odiavo le provocazioni e volevo evitare le intimidazioni.
Non perché le temevo, ma perché volevo evitare di spendere tempo per atteggiamenti di superiorità inutili."Senti Cheryl, fai come vuoi. Sono impegnata, in caso che non lo avessi notato. È stato un piacere conoscerti." e chiusi nuovamente gli occhi.
Nel mentre udii i passi di Veronica che uscivano dal nostro bagno, fermandosi davanti a Cheryl. "Bene, andiamo? Devi mostrarmi la tua stanza."
-
E quindi le mie lezioni all'università ripresero.
Inutile dire che Jughead e Veronica mi avevano obbligata.
Ciononostante, sentivo un insolito fabbisogno d'alcool giornaliero.
Ogni piccolo momento d'ansia si trasformava nel bisogno di dimenticarlo. Di non essere me stessa per del tempo.
Restare sobria mi rendeva insicura: non alzavo mai la mano a lezione, avevo ansia a parlare in pubblico, dormivo meno e non mi relazionavo con le persone.
Tutti avevano notato un mio cambiamento, e come se non bastasse me lo facevano notare.
"Toni, sbaglio o non sei di tante parole ultimamente?"
Josie McCoy era una delle migliori studentesse del college. Era inoltre molto solare, gentile, altruista.
Il suo ragazzo si chiamava Archie Andrews, e suonava nel coro della scuola.
Loro, forse, potevano essere gli unici angeli di Los Angeles.
Archie proveniva da Riverdale, e decise di trasferirsi con Veronica anni prima, non sapendo cosa farne della propria vita.
La corvina mentiva, ma io sapevo che tra loro non vi era mai stata soltanto amicizia.
"Non ho niente da dire" strinsi le spalle "ultimamente è tutto molto tranquillo."
Jughead, che era seduto nel nostro stesso tavolo, mi sorrise.
Era forse un complice sorriso condizionato dalla sua iniziativa."Tranquillo? Non mi dici niente di lei?" Josie la indicò con lo sguardo.
Spostai il mio nella direzione desiderata, e sospirai quando capii che si trattava di Cheryl.
Era seduta ad un tavolo poco distante dal nostro, con Veronica ed il suo gruppo.
Si stava integrando positivamente.
"Non dico niente perché non è successo niente. Qualche giorno fa ci siamo presentate, ma poi non l'ho più vista."
"È impressionante." la bruna osservò "È in gamba, siamo nello stesso corso e conosce qualsiasi nuovo argomento. In più, ha moltissime doti."
Annuii, continuando ad osservarla da lontano. "E con questo?"
"Niente." Josie sospirò "È solo che vedo lei ed Archie così...affini."
E proprio in quel momento, Andrews si avvicinò al loro tavolo e salutò la rossa.
Un sorriso smagliante sui loro visi, seguito da due baci sulle guance."Quindi? Sospetti di lui?"
McCoy strinse le spalle. "Archie mi nasconde qualcosa."
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𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»
ChickLit"...e quindi trovai la mia musa ispiratrice. Era tutto ciò che il mondo non era abituato a vedere, a conoscere. Mi uccideva ma mi rendeva viva, era quella mescolanza d'amore e dolore che necessitavo per sopravvivere. Era la mia più grande ambizione...