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Il pomeriggio divenne sera e la sera divenne notte.

Successe tutto così velocemente che neanche la mia lentissima ed anomala percezione del tempo se ne accorse.

Me ne resi conto soltanto quando lanciai uno sguardo fuori dalla finestra della stanza di Cheryl, riconoscendo che era ormai notte fonda.

Non sapevo che ore fossero, sapevo soltanto che io e Cheryl stavamo ridendo a crepapelle mentre condividevamo delle bottiglie di vodka e delle sigarette.

Lo so, non si direbbe: la Blossom era una ragazza così per bene che l'alcool non sembrava proprio una sua preferenza.
Piuttosto sembrava che lo odiasse.

Dopo aver concluso il pranzo in mensa, la rossa mi chiese di aiutarla con il basket.
Disse che necessitava di imparare per dimostrare qualcosa ad Archie e a Veronica, che continuavano a considerarla senza speranze.

Io, in Cheryl, ci credevo e come. In qualsiasi cosa facesse, perché per qualche ragione con lei il mio ego si recava sotto lo zero e mi rendeva nuda ai suoi occhi.
Di natura ero follemente competitiva e mi sentivo sempre la migliore rispetto al resto della popolazione, possedevo un orgoglio fuori dal comune, eppure percepivo questa sorta di competizione tra noi due che mi faceva sentire inferiore.

Ed io non ero mai inferiore agli altri.

Quando si fece buio, rientrammo nel college infreddolite: avevamo le dita, il naso e le gote arrossate.

Lei era carina in quello stato, arricciava il naso periodicamente dato le basse temperature e mi guardava con degli occhi lucidi nei quali mi sarei persa.

Lei mi invitò a restare nel modo più timido al mondo. Mi disse che Betty era impegnata con Veronica, Jughead ed Archie per un'uscita a quattro in una discoteca vicino alla spiaggia. Lei non sarebbe andata, ed allo stesso tempo non voleva che io restassi sola.

Era un metodo d'approccio così ingenuo che attivava in me un senso di empatia ed instabilità emotiva.

Dopo aver accettato di stare in sua compagnia, restammo nella sua stanza a parlare del più e del meno.

Lei mi parlava di alcuni libri che aveva letto, io li commentavo e restammo così per ore.

Non ero solita ad avere lunghe conversazioni con le persone, perché preferivo il silenzio, ma con lei esso sembrava solo tempo sprecato. Volevo parlarle, e sapere più cose possibili su di lei, perché la sua voce era un beneficio e la sua sapienza lo era altrettanto.

Lei era seduta a gambe incrociate sul suo letto, mi guardava dall'alto mentre io restavo seduta sul morbido tappeto che lo divideva da quello della sua coinquilina.

Una lampada era accesa ed emanava una luce calda, soffusa, che bastava per illuminare i nostri visi. Al buio, quello di Cheryl non sarebbe stato visibile, ma io volevo vederlo.

Poi, in un momento di silenzio, cominciammo a pensare che la serata stava diventando noiosa: Cheryl era tipa da festa ad ogni ora del giorno, tutti i nostri amici si stavano divertendo mentre noi due restavamo lì a deprimerci.

Quindi, dopo uno sguardo d'intesa, capimmo che ci saremmo dovute divertire con i nostri mezzi.

E quindi eccoci lì, a parlare di cose futili dopo diversi sorsi di vodka alla menta, sedute una di fronte all'altra su un tappeto morbido e grigio.

"No, non ho un cuore spezzato." dissi lentamente, dosando tutte le parole da utilizzare.

Cheryl mi pose tale domanda dopo una battuta che feci, ed invece di riderci sopra, decise di aprire un discorso fuori dal contesto.

"E stavo scherzando, non sono davvero traumatizzata dagli uomini."

"Questo lo avevo capito, ma la mia domanda era un'altra..." sorrise malinconicamente, incarnando un sopracciglio.
A differenza del solito, parlava lentamente e sembrava che facesse difficoltà, con gli occhi rilassati ma colmi d'interesse.

"Bene.
Forse è per il brutto rapporto con mio padre o per la mia costante negatività, ma davvero ho subito cose che non meritavo.
Forse ho dato troppo agli altri senza ricevere mai nulla in cambio, o forse non mi sono mai sentita amata da nessuno, ma...non sono mai stata innamorata."

Cheryl continuava ad osservarmi, poi dopo attimi di silenzio rispose. "Allora hai molti cuori spezzati."

Io strinsi le spalle, poi bevvi ancora, lasciando che del liquido freddo mandasse la mia gola in fiamme.

"Davvero nessuno è stato in grado di ricambiare i tuoi gesti?"

Io abbassai lo sguardo, e mi presi dei momenti per riflettere. "È solo che...quando io tengo a qualcuno loro non tengono a me e viceversa. Quindi no, non è mai successo.
Forse, se fossi cresciuta in un altro contesto, sarei stata diversa."

"È triste." Cheryl sospirò, posando inconsciamente una mano sul mio ginocchio.
Il mio cuore perse un battito, e potevo sentire la mia pelle formicolare sotto ad essa.

"Tutti meritiamo amore, Toni. Potrai avere tutti i difetti del mondo, fingere di essere disinteressata al mondo e di essere immune al dolore ma... meriti qualcuno che tenga ed apprezzi ciò che sei."

Io rimasi in silenzio.
Sentivo solo il mio cuore palpitare nelle mie orecchie, le rendeva ovattate e percepivo totale tranquillità intorno a noi.
Affondai il mio sguardo nel suo, si fusero, e mi persi alla ricerca della sua anima.

Lei cercava la mia, probabilmente negli angoli più remoti delle mie interiora, mentre io la trovai ma non possedevo ancora le chiavi per accedere.

Volevo restare così per sempre, mentre scrutavo ogni centimetro del suo viso e sembrava che il tempo si fosse finalmente arrestato. Finalmente avrei potuto prendermi tutta la calma del mondo e vivere nel mio tranquillo pianeta felice.

Sarà stato perché era notte fonda, per la luce calda e soffusa che ci avvolgeva, per i nostri corpi infreddoliti o per il momento che stavamo vivendo, ma necessitavo si sentirla più vicina.

Ed impercettibilmente mi trovai così vicina a lei che le punte dei nostri nasi si sfioravano.

Potevamo sentire i nostri respiri mescolarsi, la tensione tra noi così tagliente che mi rendeva nervosa ed ansiosa, e l'adrenalina che sfociava nel mio cuore mi faceva impazzire.

Mi chinai verso le sue labbra, lei rimase composta e rigida come sempre, e ricambiò il mio bacio quando posai le mie labbra sulle sue.

Il rossetto rosso che indossava lo percepivo su di esse. Era fastidioso, perché non potevo assaporarle, ma mi rilassavano e sarebbe bastato quello.

Le sue labbra sapevano incredibilmente di ciliegia, con quella aggiunta di menta a cui la vodka aveva rimediato.

I nostri nasi si sfioravano, la loro punta era ancora fredda ma tra di loro trovavano un compromesso per riscaldarsi.

Muovevo le mie labbra sulle sue e potevo percepire i periodici sospiri che lei emetteva, come se ne fosse sollevata o stesse scaricando la tensione.

Avevo la pelle d'oca e mi sentivo incredibilmente ansiosa e nervosa, tenevo una mano sulla sua guancia per avvicinarla maggiormente a me. Mi sentivo bisognosa delle sue attenzioni perché necessitavo del suo desiderio.

Lei invece non si sbilanciava più di tanto, perché lei era indubbiamente Cheryl Blossom e non avrebbe mai messo da parte il proprio orgoglio per farmi notare che questo lo stava aspettando da tempo, ma il modo in cui bramava le mie labbra non potendone fare a meno mi fece intuire che lo voleva tanto quanto lo volevo io.

Eppure, sapeva come farsi desiderare e soprattutto esasperare, perché il modo in cui restava indifferente d'innanzi a tale momento mi faceva impazzire.

Forse era troppo presto per rivelarle ciò che provavo, perché ero forse ancora abbastanza confusa ed il mio carattere non mi aiutava ad instaurare relazioni solide e sane, ma in quel momento ne ebbi inconsciamente la conferma.

A me piaceva davvero Cheryl Blossom, ed adesso avrei potuto ammetterlo anche a me stessa.

Nota autrice
toni che dice che è troppo presto dopo che sono passati 17 capitoli è insane

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora