Mi ero rotta il cazzo di soffrire in solitudine.
Lo dirò onestamente, mi ero rotta il cazzo.
Tutte quelle volte che avevo represso le lacrime, la rabbia, i sentimenti... era sufficiente.
E se stavo facendo soffrire Cheryl, era decisamente abbastanza.
Era il momento che mettessi un punto sul mio stato d'animo e che riprendessi a vivere.Dopo la chiaccherata che ebbi con Jughead, decisi di far calmare le acque per qualche giorno, poi tornai più forte di prima.
Non vedevo realmente l'ora di sprigionare tutto il mio dolore nelle mani di chi avrebbe saputo prendersene cura.
E chissà? Forse ci saremmo amate di più.
Quindi, forse con poca prevenzione, mi avvicinai alla porta della mia stanza, presi un sospiro profondo, poi entrai.
Cheryl non sembrava stupita, alzò gli occhi dallo schermo del tablet che stava analizzando, poi mi sorrise sarcasticamente. "Chi si rivede..."
Io arrossii immediatamente, e poi mi sedetti al bordo del letto su cui era sdraiata.
"Scusa, Cheryl. Davvero, a me dispi.."
"Mi chiedi scusa per avermi lasciata gli ultimi tre giorni completamente sola in questa stanza senza farti più vedere neanche nel college, oppure per non sapermi dire cosa c'è che ti affligge nella tua vita quotidiana?" e continuò a sorridere.
Mi si interruppe il respiro, e sentii il mio cuore perdere un battito. Rimasi senza parole.
"Entrambi, a dire il vero. Ma non era intenzionale!"
Lei annuì.
"Gli ultimi giorni mi sono serviti per riflettere, e ho trovato la forza per aprirmi."
Rimase in silenzio, e mi fece un cenno per invitarmi a continuare.
"Quando ero piccola... in casa mia c'era una situazione particolare. Moltissimi problemi economici e di conseguenza non avevo dei genitori presenti. E quando lo erano, litigavano a non finire.
Ho sperato per tutta la mia vita che si separassero, invece sono rimasti insieme e ho cominciato a sviluppare un carattere forte e senza alcuna possibilità di poterlo smuovere.
Per me non esistevano diversi punti di vista, potevo avere ragione soltanto io.
E per questo lato del mio carattere... mi sono subita la violenza di mio padre.
Forse i nostri caratteri erano troppo affini, ma ogni volta che litigavamo alzava la voce, spaccava i mobili di casa, lanciava gli oggetti... e nei casi meno gravi finivo semplicemente in castigo nella mia stanza per giorni."Non avevo il coraggio di alzare gli occhi e di posarli in quelli di Cheryl, perché provavo vergogna, e mi sentii improvvisamente sporca.
Accettare gli eventi accaduti mi portavano soltanto a provare angoscia e tristezza, a tratti mi sentivo ansiosa ed avrei preferito uccidermi.
I pochi istanti in cui incrociavo il suo sguardo, era semplicemente assente e senza alcuna emozione, mi ascoltava tanto per farlo probabilmente, e mi sentivo ancora più a disagio.
E non ne capivo il motivo, perché Cheryl era solita ad ascoltarmi con il cuore in mano anche per le cose più schiocche e prive di senso.
"E nei peggiori dei casi... mi ritrovavo con dei lividi sul corpo o il viso dolorante."
Sospirai ancora, e dopo una pausa continuai. "Me ne sono andata di casa perché anche mia madre la considerava una cosa stupida, e lui aveva sempre ragione perché ero io a portarlo all'esasperazione. Era sempre e solo colpa mia, ero io il problema, ma nessuno voleva ammetterlo. Dicevano che qualche schiaffo era soltanto educativo, perché gli facevo perdere la pazienza."
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𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»
ChickLit"...e quindi trovai la mia musa ispiratrice. Era tutto ciò che il mondo non era abituato a vedere, a conoscere. Mi uccideva ma mi rendeva viva, era quella mescolanza d'amore e dolore che necessitavo per sopravvivere. Era la mia più grande ambizione...