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Non ho mai avuto paura della morte perché a volte è peggio vivere.

L'unica volta in cui parlai di questa mia strana idea venni giudicata negativamente, e da lì capii che non era poi così normale.

Da un momento all'altro, smisi semplicemente di avere paura di smettere di vivere. E se vogliamo essere pignoli, la chiamerò morte soltanto perché è un processo scientifico e vitale.

Io mi sentivo morta, senza alcun motivo di esistere. E lo sapevo che i motivi per farlo erano tanti, che i problemi della vita erano altri o che semplicemente ero anche fin troppo fortunata.

Eppure, vi era una voce nella mia testa che mi rendeva un'anima cupa e vuota. E se fossi rimasta così per il resto della mia vita?

Il motivo per cui spesso non davo valore alle mie relazioni era quello. Ossia che, se non davo valore a me stessa, non avrei sicuramente potuto darne agli altri.

E quello era anche il motivo per cui non mi interessava la permanenza delle persone nella mia vita, ed il motivo per cui le mie amicizie erano soltanto a scopo istintivo. Era qualcosa che capitava per volontà dell'universo, ma nulla di più.

L'unico rapporto a cui diedi un peso per la prima volta nella mia intera esistenza, era la mia relazione con Cheryl Blossom.

Non credevo nelle anime gemelle, e neanche al destino, eppure per qualche strano motivo mi era entrata nel cuore e non riusciva proprio ad uscirne.
Era semplicemente sigillata, rinchiusa nelle mie viscere, il suo amore pulsava nelle mie vene.
Necessitavo semplicemente della sua presenza, perché solo in quei momenti mi sentivo in vita.

Sentivo la linfa vitale scorrere nelle mie arterie e riattivava il mio cervello ed il mio umore, ogni fibra del mio essere era solare e positiva, mi sentivo in paradiso.

Ed io non ero religiosa, non credevo nelle volontà celesti, ma quando le nostre mani si univano, le nostre labbra si fondevano e le nostre pelli si sfioravano sapevo realmente cosa fosse l'eden. 

Mi spaventava quel mio lato del mio essere, perché sapevo di non essere la migliore persona al mondo. Ero particolare e sicuramente inferiore agli standard che avrebbe dovuto riservarsi Cheryl.

Eppure mi accettava nonostante i miei mille difetti, i quali a volte la colpivano nel profondo e potevo notarlo tramite le sue reazioni.
Nonostante tutto, con la sua santa pazienza, cercava di comprendermi e di farselo scivolare addosso.

Tendevo sempre a raccontare e ad evidenziare gli aspetti positivi della mia relazione, perché ricordarlo mi faceva soltanto del male.

Io volevo cambiare, e se non ci ero mai riuscita, adesso volevo farlo per Cheryl.
Lei lo meritava davvero, e se era così tanto forte da sopportare la mia negatività, io dovevo essere in grado di sopportare un cambiamento drastico il prima possibile.

E giuro che in quel momento non si trattava di un cambiamento, ero soltanto la persona più felice del mondo.

Dopo aver passato l'intero pomeriggio con Cheryl, ci separammo per diversi impegni. Lei avrebbe avuto una cena nel centro di Los Angeles, mentre io sarei stata impegnata con Jughead e Fangs dopo molto tempo.

Così, a malincuore, avrei dovuto accontentarmi della sua presenza tramite una piattaforma online.

Tornai quindi nella mia stanza sorridendo, e quando aprii la porta energicamente Veronica alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo in modo confuso.

Solitamente entravo silenziosamente e sbattevo la porta dietro di me, non la guardavo neanche in faccia e mi sedevo sulla sedia della nostra scrivania per studiare.

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora