28

83 5 17
                                    

Non amavo gli anniversari, e probabilmente non gli davo neanche molto peso.

Nella mia mente festeggiavo ogni giorno con la persona che amavo, non mi interessava avere un'unica data da rispettare.
Sapevo esattamente quale fosse il giorno in cui ci mettemmo insieme, ma non ero solita a festeggiarlo o a ricordarlo.

Questo, agli occhi di Cheryl, era un difetto.

Infatti, era il quarto mese che passavamo insieme, anche se i miei sentimenti erano cominciati da molto prima.
Ed io, che forse ero un po' superficiale, neanche ci davo peso.

Per me non era neanche necessario ufficializzare le relazioni o i rapporti, perché se stai bene con una persona le appartieni già con l'anima.
Le parole sono solo parole, e forse erano le differenze del nostro stile di vita che rendevano il nostro pensiero così differente.

Io regalavo qualcosa a Cheryl ogni giorno, che fosse un libro, la colazione oppure un fiore, ma dovevo ammettere che non ero poi così brava con le parole.

Soprattuto, ciò che necessitava era probabilmente una dimostrazione del fatto che a me interessava realmente quel che eravamo, e che ricordavo della promessa che ci eravamo scambiate.

La Blossom era davvero molto romantica, e sapeva scrivere nel modo più elegante possibile, che infatti rifletteva la propria immagine.
Ed io amavo il romanticismo che mi riservava, ma allo stesso tempo non sapevo dimostrare la mia gratitudine, e sapevo che ci stava male.

Sapevo tutto, e notavo qualsiasi cosa, ma semplicemente quello era il mio carattere.
L'ho già detto che non meritavo tutto quell'amore, e non lo misi in dubbio, ma la sola idea che Cheryl non si sentisse abbastanza soltanto per la mia eterna malinconia smuoveva qualcosa nel mio cuore.

Io lo sapevo, come lei sapeva che il mio carattere non avrebbe fatto più di quanto faceva, e ciò non mi faceva sentire abbastanza.
Perché io non ero abbastanza, e nonostante glielo avessi detto molte volte, lei non demordeva per la sua forza di volontà.

"Non dico che non apprezzo quello che fai o che necessito qualcosa proprio in questa determinata data, però..."

"Però è così." continuai, poi sorrisi amaramente.

Lei alzò gli occhi al cielo. "Non capisci."

"Io capisco, invece.." sospirai.

Eravamo a Santa Monica, sedute sulla spiaggia più ampia del mondo.
Il cielo era scuro, occupato dalle nuvole, grigio, spento e solitario.
La spiaggia era umida, indossavamo delle felpe pesanti per il forte vento che agitava l'oceano, e nella solitudine discutevamo come spesso accadeva.

Insieme stavamo molto bene quanto male, perché i nostri sentimenti erano troppo forti ma eravamo troppo giovani per saperli controllare. Per saperci amare.

Ed io, che di amore non ne avevo mai ricevuto, non sapevo proprio come dimostrarle ciò che provavo.
Come ho già detto, in tenera età non sorridevo perché nessuno me lo aveva insegnato, ed io non sapevo proprio come imparare ad amare.

Nonostante tutto sapevamo che eravamo le persone giuste per noi, perché insieme il tempo diventava sempre troppo breve ed il nostro cuore era leggero e sereno. Anche se litigavamo spesso, perché amavo discutere con chi sapeva apprezzarmi, e con chi lo faceva soltanto perché voleva tenermi nella propria vita.

Ed io, molto lentamente, volevo imparare da lei come poter amare qualcuno.

"So che non sono la persona più sentimentale sulla terra, ma..."

"Non lo sei proprio." Cheryl mi interruppe. "Non mi riservi neanche un minimo di romanticismo."

Io sospirai rassegnata, poi continuai ad osservarla in silenzio. E quante cose avrei voluto dirle?

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora