Narratore
5 anni dopo
"...molti mi chiedono perché, tra tutti i libri che avevo scritto, decisi di pubblicare proprio questo."
Seattle era piuttosto fredda quella sera, o così informavano i telegiornali.
Si raccomandavano di uscire con un abbigliamento pesante e di portarsi un ombrello.Era forse per quello che il pubblico indossava giubbotti ingombranti e molti di loro tenevano dei cappelli sul loro capo.
E nonostante quella premiazione stesse andando avanti da molto tempo, in silenzio, ascoltavano l'oratore.
"È una domanda alla quale ho dovuto riflettere.
Forse... se avessi pubblicato un libro contenente tutto il mio dolore, lo avreste apprezzato di più."Fece una pausa, sorrise e poi continuò.
"Voglio solo ringraziarvi per essere qui, e per star ascoltando la mia storia.
Non è chissà quanto particolare, al contrario di cosa potreste immaginare.
Avevo soltanto vent'anni e feci di tutto per entrare al college.
Ad oggi lo rimpiango, perché sono stati gli anni migliori della mia vita ma non ho mai saputo apprezzarli.
Ero così... triste, se potessi tornare indietro ignorerei il dolore."E rimase nuovamente in silenzio.
Era un nuovo ambiente per lei, i giornalisti prendevano appunti ed i cameramen la inquadravano da ogni angolazione.Si sentiva in soggezione, l'ansia da prestazione le faceva battere il cuore, e si schiarii la voce prima di continuare.
"Non voglio dire che soffrire sia sbagliato, che il dolore non debba essere provato.
Piuttosto dico che...dovremmo accettarlo, farcene una ragione, accoglierlo nella nostra vita.
Ho imparato a vivere al momento, a non farmi troppi piani, ad amare ciò che possiedo ed a...dare importanza a ciò che lo richiede, ciò che lo merita."Quel pezzo di carta stropicciato che teneva tra le dita tremava insieme alle sue mani, come la sua voce ed il suo corpo.
Il suo sguardo oscillava da una parte all'altra della sala, e in un attimo, ricordò il motivo per cui era lì.
Deglutì a fatica per mettere in ordine i propri pensieri, ed improvvisamente un silenzio assordante calò nella stanza.
Poi afferrò il microfono con la mano destra, con quella sinistra nascose il foglietto dietro la propria schiena.
"La realtà è che...ho odiato così tanto la mia vita che adesso sento il bisogno di viverla."
E tutti applaudirono.
Lei si limitò a sorridere, perché solitamente non era poi così brava con le parole e la timidezza divorava le proprie idee, ma qualcuno la stava apprezzando per quel che era.Quando le mani smisero di battere, si avvicinò nuovamente al microfono.
"Ma non sarei stata in grado di comprendere questa filosofia di vita se non fosse stato per la coprotagonista di questo libro..." e lo mostrò, tenendolo in una mano."...senza di lei ero polvere, una sostanza chimica che continuava a vivere per rispetto dell'universo.
Ero tutto ed ero niente, amica di tutti e di nessuno, amante di pochi e nemica di molti.
Faceva male vivere in quelle condizioni, ma quando la incontrai... la mia coscienza riprese a vivere, e quando la persi il mio cervello si rimise in moto.
È strano dirlo, perché quando le cose concludono si tende ad odiarle.
Ma per me ciò non accadde, l'ho accettato..."Prima di continuare, cercò la telecamera principale, situata di fronte a lei e creò un contatto visivo con essa.
"...e quindi trovai la mia musa ispiratrice.
Era tutto ciò che il mondo non era abituato a vedere, a conoscere.
Mi uccideva ma mi rendeva viva, era quella mescolanza d'amore e dolore che necessitavo per sopravvivere.
Era la mia più grande ambizione e consolazione, strappò il mio cuore e se ne prese cura, cambiando il negativo in positivo ed insegnandomi il valore della vita.
Il cuore che le ho dato in prestito ancora le appartiene... e non sono sicura di volerlo indietro."Cheryl allungò il braccio e con il telecomando che teneva nella mano spense il televisore sul quale attentamente ascoltava la premiazione.
Non voleva davvero vedere altro, era sufficiente.
Emise un sospiro frustrato, posò due dita sulle tempie e con movimenti circolari scaricò la tensione.
Patetica, pensò.
Era tutto ciò che avrebbe potuto esprimere, perché non aveva davvero altre parole.E come se non bastasse, non avrebbe neanche potuto sopprimere le proprie emozioni in solitudine.
Betty Cooper, la sua coinquilina nel suo alloggio a Los Angeles, entrò nella sua stanza e la ritrovò in quelle condizioni.
"Cher? Va tutto bene?"
E sospirò ancora.
Afferrò il libro che aveva al suo fianco in una mano e glielo mostrò, tenendo le sopracciglia corrugate.
"Immagina star vivendo la tua vita nel migliore dei modi nei tuoi vent'anni, e mentre sei in ufficio una tua collega ti mostra un libro dove la protagonista sei palesemente tu, scritto da una nuova scrittrice chiamata Antoinette Topaz.
Lo leggi, poi decidi di guardare la premiazione -perché come se non bastasse ha spopolato in tutta l'America- e senti talmente tante cazzate da voler frantumare il televisore che hai comprato con tutti i tuoi risparmi.
Staresti bene?"Betty si limitò a stringere le labbra in una linea retta, ed a raggiungerla sul suo letto matrimoniale.
"Non starei bene..." ammise. "Ma non le darei neanche così tanta importanza.
Come hai detto, stai già vivendo la tua vita nel migliore dei modi."Cheryl inizialmente stette in silenzio, poi negò con il capo. "Non posso lasciare che tutto questo accada."
"E cosa pensi di fare? Bruciare ogni copia esistente? Ignora la provocazione."
"Non scherziamo..." emise una risata sarcastica. "Sta diventando conosciuta grazie a me, ed il mio nome è su quel libro."
"Non importa, vivrai ugualmente." Betty tentò ancora.
"No..." Cheryl sorrise ampiamente, abusando nuovamente del sarcasmo. "o questo libro viene ritirato dal commercio... o dovrò ricevere i diritti d'autore."
Nota autrice
se non c'è un salto temporale non sono contenta
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𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»
ChickLit"...e quindi trovai la mia musa ispiratrice. Era tutto ciò che il mondo non era abituato a vedere, a conoscere. Mi uccideva ma mi rendeva viva, era quella mescolanza d'amore e dolore che necessitavo per sopravvivere. Era la mia più grande ambizione...