8

78 5 11
                                    

Una mio grande difetto era l'incoerenza.

Cercavo di spiegarmelo, ma per qualche ragione, mi ritrovavo sempre a scegliere ciò che precedentemente avevo promesso di odiare.

Appena entrai al college e conobbi la mia compagna di stanza, dissi le cose più crudeli su di lei a Jughead.

Poi, dopo qualche settimana, diventò una delle mie amiche più strette.

La stessa cosa successe con Josie: prima la consideravo una sfigata, poi mi affezionai, più o meno.

Ed adesso, ciò accadde con Reggie Mantle.

Nelle ultime settimane, ci avvicinammo molto.

Un pomeriggio ci raggiunse per giocare a basket e da lì non smettemmo di parlare.

Nonostante fosse il solito ragazzo senza cervello, vi era qualcosa nella sua psiche che mi attraeva.

Forse erano le sue battute senza alcun senso o i complimenti che mi riservava, ma ogni tanto mi faceva piacere la sua compagnia, e probabilmente era lo stesso anche per lui.

Ultimamente condividevamo molto tempo insieme, sia nella sala relax la sera che nei campi da basket, ormai senza Archie.

Altre volte mi invitava con il suo gruppo di amici nella sua villa, la stessa in cui avevo avuto un incontro ravvicinato con Cheryl ed uno scontro con Jughead.

Un giorno mi invitò in spiaggia con dei suoi amici, ma restò a parlare con me e sembrava come se per lui ci fossi solo io in quel momento.

Reggie mi sembrava idoneo per ciò che ero, ma qualcosa non mi convinceva. E non parlavo di lui, ma di me stessa.

Forse erano conclusioni troppo affrettate, ed a breve i miei sentimenti sarebbero diventati più forti, ma a volte la mia testa fantasticava altrove.

Tuttavia, era una di quelle sere dove Reggie tornava dalla sua famiglia.

Abitare relativamente vicino al proprio college forniva questi tipo di benefici.

Perciò mi trovavo nella mia stanza, con il ventre appoggiato sul materasso ed il mento sul cuscino, mentre le mie dita scivolavano sul mio schermo.

Incastrai il mio labbro inferiore tra i denti e sorrisi ai messaggi di Reggie. Ero così distratta che non mi accorsi che Cheryl Blossom entrò nella camera con Veronica.

Solitamente il sabato sera uscivano, ma probabilmente la pioggia non era di loro gradimento.

"Toni, hai già mangiato?"

Negai distrattamente con il capo, continuando a tenere gli occhi sullo schermo.

"Potresti guardarmi in faccia?" Veronica fece dei passi verso di me e mi sfilò il telefono dalle mani.

Quando riconobbe il contatto la sua faccia si allargò in un sorriso confuso, per poi rivolgersi nuovamente a me.
"Reggie Mantle?"

"Ronnie, dammelo." sospirai, alzandomi dal letto.

Lei cominciò a ridere quando la raggiunsi. Allungai il braccio verso l'alto per prendere il telefono, ma lei si scansò.

"Ti piace qualcuno e non mi dici nulla? Pensavo che tra noi non ci fossero segreti." rise ancora.

"Non mi piace nessuno." sbuffai, lasciando le braccia lungo i fianchi. "Io e Reggie siamo amici."

"Reggie non ha amiche, Toni. Cominci ad essere surrealista."

"Posso sapere perché ridi, almeno?"

Veronica strinse le spalle, poi allungò il braccio e mi porse il telefono.
"Non so, da quando ti conosco disprezzi qualsiasi essere umano esistente, mentre ora ti sei innamorata di... okay, ancora non riesco a realizzarlo."

Scossi il capo con disapprovazione, poi afferrai l'oggetto.

Quando Veronica si diresse verso il bagno, spostai lo sguardo su Cheryl che se ne stava in disparte ad osservare la situazione. Teneva la mascella serrata mentre manteneva il contatto visivo.

Io deglutii a fatica, poi sorrisi. "Ciao, Cheryl."

Lei fece un cenno con il capo.

Per qualche motivo, necessitavo di una sua risposta.

"Tutto bene?"

Strinse le spalle, poi si voltò verso un piccolo scaffale contente dei libri.

Inaspettatamente rispose. "Normale. Tu?"

Sentire la sua voce mi fece emettere un sospiro di sollievo.

Il disagio che si prova durante del silenzio mi devastava. Pensai che necessitavo di non sentirmi fuori luogo.

"Bene..."

Mi dava le spalle, mentre faceva scivolare il suo indice sulle copertine dei libri.

E per qualche motivo, il suo aspetto riusciva sempre ad ipnotizzarmi.

Indossava una felpa visibilmente più grande della sua taglia, di un grigio spento e sbiadito. Dei pantaloncini rossi arrivavano fino al suo ginocchio ed indossava delle pantofole probabilmente prese in prestito da Archie.

I suoi capelli erano sempre perfetti, erano mossi, e con il viso rivolto verso l'alto sembravano ancora più lunghi.

Per qualche motivo continuavo ad osservare ciò che nella mia mente sarebbe dovuto essere proibito, eppure quella vista mi rendeva nervosa ed allo stesso tempo curiosa.

Si trattava di emozioni, e positive o negative che fossero, non ero abituata a provarle.

Cheryl analizzava i libri con interesse, uno ad uno, poi si voltò con uno in mano.

"Come fai ad averlo? Non l'ho mai visto."

Socchiusi gli occhi per riconoscere il libro, poi annuii. " 'Pulp'? Era di mio padre, prima di trasferirmi me lo ha regalato per leggerlo ogni volta che avrei sentito la sua mancanza. Ovviamente non l'ho mai letto."

Sembrò che la sua attenzione venne catturata, in qualche modo. Inclinò leggermente il capo da un lato, poi aggrottò le sopracciglia. "Perché? Non ti ispira?"

"In realtà... credo che Bukowski sia un genio, ma forse per orgoglio non mi va di leggerlo. Mio padre è un coglione, non merita la mia attenzione."

Cheryl annuì, poi si sedette sulla sedia della nostra scrivania. Fece scivolare gli occhi sul libri e lo scrutò attentamente. "Forse vuole che lo leggi per qualche motivo in particolare, o.."

"No." la interruppi. "Vuole che lo leggo per alimentare il proprio ego smisurato. Crede che amo studiare per merito suo e per la cultura che mi ha trasmesso, ma in realtà è solo passione personale."

"Secondo me dovresti leggerlo per aumentare il tuo bagaglio culturale. Rimanere con la curiosità a vita per qualcuno che non lo merita sarebbe stupido, e tu sembri esattamente il contrario."

Io annuii e Cheryl accennò un sorriso, poi allungò il braccio e mi porse il libro. "Te la senti di leggerlo? Necessito di sapere almeno di cosa parla."

Oscillai il mio sguardo tra il libro e i suoi occhi, che sembravano così desiderosi che mi fecero scaldare il cuore.

Forse non lo apprezzavo abbastanza, o almeno non lo apprezzavo tanto quanto lei.

Scrutai un'ultima volta il suo viso prima di rispondere. "Perché non lo leggi tu? Puoi tenerlo."

Lei sgranò gli occhi. "Dici sul serio?"

Annuii. "Certo. A me non interessa, al momento."

"Ma è di tuo padre, non credo che vorrebbe.."

"Cheryl." la interruppi. "Sono sincera, puoi prenderlo. In ogni caso, non lo saprà mai."

Lei sorrise, poi si alzò dalla sedia, dirigendosi verso la porta.
"Grazie, Antoinette. Te lo restituirò appena lo finisco."

"Come vuoi." sorrisi. "E comunque, mi chiamo Toni."

Prima di chiudere la porta dietro di sé, Cheryl alzò gli occhi al cielo e mi guardò per un'ultima volta.

"D'accordo, Toni."

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora