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Da quando salimmo sull'aereo, Cheryl non vedeva l'ora di portarmi nella tavola calda più famosa di Riverdale.

Non mi era ancora chiaro il motivo per cui fosse così tanto apprezzata, ma mi era sembrato di capire che era uno di quei pochi posti dove nella città non governavano razzismo o discriminazioni.

E lei sapeva meglio di chiunque altro quanto amassi il cibo spazzatura, del fatto che avrei potuto mangiarne all'infinito, e del fatto che molte volte ero capace di saltare i pasti pur di approfittarne.

Lei, che aveva forse lo stomaco più piccolo del pianeta Terra, era solita a riempirsi in fretta e non si capacitava di come mi potessero piacere cibi così chimici.

Eppure, nonostante non lo apprezzasse chissà quanto, mi aveva appena portata nella migliore hamburgeria della città.

Eravamo quindi sedute sui sedili in pelle di un tavolo in fondo alla sala, ed una davanti all'altra stavamo mescolando i nostri milkshake con le cannucce.

"Sai... da piccola ero molto solare." lei iniziò, tenendo lo sguardo sulla sua bevanda. "Poi, da un momento all'altro, mi è passata la voglia di parlare e sono diventata più introversa."

Io, che di Cheryl raramente sentivo parlare, aprii le orecchie e mi limitai ad annuire. "È successo qualcosa in particolare?"

Lei alzò poi lo guardo, lo affondò nel mio, e poi strinse le spalle quando posò le labbra sulla cannuccia colorata. "Non lo so."

"A volte è solo che nell'adolescenza succedono cose... imprevedibili, o magari siamo troppo sensibili e la vita ci rende semplicemente più forti. Forse il tuo carattere si è modellato per le evenienze."

Lei non era ancora convinta, e continuava a mescolare il proprio milkshake nervosamente. "Non metto in dubbio che abbia avuto un'adolescenza particolare, ma di per sé non mi è mai mancato niente.
I miei genitori mi amano, mi hanno sempre fatta sentire la persona migliore sulla Terra, ho avuto buone amiche ed adesso mi sto laureando. Non mi sono mai sentita in dovere di soffrire, capisci?"

"Sarebbe strano il contrario, no?"

Lei negò con il capo. "C'è sempre chi sta peggio. Dovrei sforzarmi di vedere il lato positivo della vita."

Io rimasi in silenzio qualche secondo, perché non ero sicuramente la persona più positiva del mondo, e forse riflettere sulle mie parole sarebbe stato d'aiuto.

Quindi, dopo aver bevuto un sorso della mia bevanda, dissi ciò che da qualche momento pulsava nel mio cervello. "Se qualche volta avessi bisogno di piangere, con me puoi farlo. Non penserei mai che non lo meriteresti."

La rossa sorrise senza mostrare i denti, rendendo le fossette sulle sue guance evidenti, poi allungò la propria mano ed intrecciò le nostre dita.

"Ti ringrazio, Toni, ma piango fin troppo spesso." ridacchiò. "A dire il vero... piango meno da quando ti conosco."

"Vorrei poter dire lo stesso, ma non ricordo davvero l'ultima volta che ho pianto." ridacchiai nervosamente. "Ma sicuramente, in tua presenza, mi sento meno appesantita dalle mie emozioni."

Il viso di Cheryl divenne malinconico, e mi riservò un sorriso rassicurante. "Con me potrai sempre lasciarti andare."

-

Erano ormai alcuni giorni che eravamo a Riverdale, ed appena il signor Blossom ebbe un momento, mi portò nel suo studio e mi mostrò le sue opere.

Io rimasi incantata dal modo in cui lentamente scandiva ogni singola parola e dal suo lessico forbito, accennava un sorriso mentre si spiegava, ed in qualche modo rivedevo Cheryl nel suo modo di parlare.

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora