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Ma davvero Cheryl era andata così tanto fuori di testa?

Stava con una ragazza, e aveva detto ad un'altra che ricambiava i suoi sentimenti confusi.

Si faceva schifo.
A tratti non riusciva neanche a guardare Heather in faccia.

Maledetta ansia che le faceva sempre fare quello che non voleva.
E sì, stava cercando di trovare una giustificazione alle sue azioni.

A lei piaceva la sua ragazza, davvero molto.
Poteva giurare di sentire il suo cuore battere almeno un po' quando le loro labbra si toccavano, e spesso era impaziente di vederla.

Sì. Cheryl pensò. Heather deve piacerti molto.

Come in quel momento, che se ne stava seduta davanti alla scrivania del proprio ufficio, mentre beveva un caffè che le aveva portato una sua collega.

La mattinata stava andando bene, pensò.
Il giorno prima aveva dormito a casa di Heather ed adesso stava bevendo il suo caffè amaro mentre portava a termine il suo lavoro.

Non che da responsabile dovesse fare chissà quanto, ma doveva almeno accertarsi che il suo reparto stesse facendo un buon lavoro.

I soldi rendevano Cheryl un po' più felice.
O meglio, la rendevano meno ansiosa, e di conseguenza più felice.

Dopo il contributo non poi così volontario di Toni, stava riuscendo a stabilizzarsi.

È proprio vero che una mano dal cielo arriva sempre quando meno te lo aspetti.

Quindi, si spostò di poco con la propria sedia girevole per raggiungere il cestino nel quale avrebbe dovuto buttare il bicchierino del caffè.

Quando lo fece, notò che al fianco di esso c'erano due gambe.

Cheryl riconosceva quelle gambe.

"No, cazzo... non puoi stare qui."

Quando incontrò il suo sguardo, avrebbe preferito scomparire dalla faccia della Terra.

"Cheryl..."

"Toni, sono seria." la interruppe. "È un ordine."

Stettero in silenzio alcuni momenti, poi la bruna tentò ancora.
"Va bene, allora vediamoci quando esci da lavoro. Ti prego."

Cheryl abbassò lo sguardo, poi sospirò. "Stacco alle sei.
Alle sei e mezza ci vediamo a casa mia."

-

Toni era piuttosto triste quel giorno, mentre stava a casa di Fangs in sua assenza, ad accudire il suo cane.

Alla fine, come se non bastasse, era andato via per una settimana intera.

E chi, se non Toni, avrebbe potuto accettare di fare la dogsitter per una settimana?

Per di più, odiava i cani.

Lei era una tipa da gatti, tranquilla, docile, che stava per le sue.
E soprattutto non sbavava come il bulldog francese di Fangs. Poco ma sicuro.

Toni si sedette sul divano del suo amico, mentre attendeva che Rocky finisse di mangiare.

Odiava quel leggero e disgustoso odore di cibo per cani che saliva su per le sue narici.

La bruna sospirò, guardò l'orologio, poi si diede pace.
Erano ancora le cinque. Che vita di merda.

Poi, diversi pensieri le annebbiarono la mente.
E se la sua giacca di pelle avesse puzzato di cane, una volta che avrebbe lasciato l'appartamento?
O se la bava di Rocky si fosse depositata sulla parte bassa dei suoi jeans stretti?

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora