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Le rotture sono una merda.

Mi sentivo un pezzo di concime abbandonato in un campo di grano ancora da seminare. Inutile ed abbandonato.

Mi sentivo vuota, senza alcuna ragione di vivere.
Passavo le mie giornate nel mio letto a rimuginare sugli eventi accaduti, ed a tratti mi veniva da vomitare per la nausea che mi causavano.

Ed è inutile dire che la mia intera vita cambiò.

I primi giorni furono i più difficili.
Non volevo vedere nessuno, neanche i miei migliori amici.

La mia stanza era accessibile soltanto ad una persona, Veronica, la quale si ritrovò costretta a tornare.

Quando Cheryl fece i pacchi ed il trasloco nella sua vecchia stanza, io me ne stavo sul letto ad osservarla, con uno sguardo vuoto e malinconico.

Non dicevamo una parola, perché non vi era davvero nulla da dire, soltanto lacrime da versare.

E quando concluse gli scatoloni da trasportare, si chiuse la porta alle spalle senza proferire parola, ed io sentii nelle orecchie un silenzio assordante e solitario.

Mi ranicchiai su me stessa e nascosi il viso nel cuscino, versai lacrime su lacrime silenziosamente, poi mi addormentai.

Mi risvegliai quando la porta della stanza venne aperta nuovamente, accesi la lampada che tenevo sul comodino e la luce illuminò l'espressione sconsolata di Veronica.

Ci guardammo per alcuni momenti in silenzio, lei teneva tra le mani una scatola contente i suoi oggetti, e nel mentre scrutava il mio viso.

Poi negò con il capo e strinse le spalle. "Mi dispiace, Toni. Te lo avevo detto."

Ed io non risposi, perché non avevo proprio la forza di volontà di far valere la mia persona. Mi limitai a darle le spalle, sperando che potessi dormire per tutta la vita.

Ma questa non è la parte peggiore della rottura. Insomma, un po' di depressione causata dai propri errori non nuoce nessuno. Piuttosto, dopo qualche settimana di riflessione, arrivai ad una conclusione forse azzardata.

I miei amici non la condividevano, perché non bisogna mettere nelle mani altrui la propria felicità, e soprattutto la propria vita.

Ma io mi sentivo così... male.
Volevo fare qualcosa di corretto, almeno per una volta.

Nelle ultime settimane poi mi ero ripresa abbastanza, cominciai nuovamente a studiare ed a seguire le lezioni, tornai in palestra ed a tratti sorridevo.

Le uniche volte in cui volevo tornare a marcire in una tomba erano quelle in cui percepivo la presenza di Cheryl nei dintorni riconoscendo il suo profumo.

Non avevo il coraggio di cercarla segretamente con lo sguardo, perché vederla mi avrebbe ridotta in mille pezzi.

E quindi, tornando sull'opera positiva che mi prefissai di attuare, andai alla segreteria del mio college e rinunciai alla borsa di studio.

Il mio professore di inglese la prese malissimo, peggio di quanto io la presi, e mi convocò nel suo ufficio per parlarmi.

"Topaz, io non capisco..." lui sospirò. "queste borse di studio non le diamo praticamente a nessuno, e tu sei riuscita a riceverla al primo tentativo. È uno spreco di tempo ed energie, e stai buttando via un'esperienza di vita.
Perché?!" domandò ancora.

Non avevo più nulla da dire, e non sapevo minimamente da cosa cominciare.

Mi schiarii la voce prima di parlare.
"Non l'ho richiesta con il giusto spirito..." iniziai. "e non mi sembrava giusto ottenerla al posto di un'altra persona, che la merita molto più di me."

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora