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Il colpo di scena è probabilmente il fatto che, a non interessarsi proprio di niente e di nessuno, era Cheryl.

Non so se questa fosse una punizione da parte dell'universo per tutte quelle volte che gettai disinteresse verso chiunque, ma sapevo che faceva male e che forse me lo meritavo.

O forse, desideravo così tanto le attenzioni di Cheryl che tutto ciò che faceva non mi sembrava abbastanza.

Per dell'incolumità personale pensavo che fosse semplicemente timida, e che in realtà mi desiderasse tanto quanto lo facevo io.

Passarono due giorni da quella notte e Cheryl non mi aveva più rivolto parola se non un breve saluto.

Quando la incontravo a mensa si voltava e si univa al gruppo che più odiava.

Non accompagnava più Archie al campo da basket e, casualmente, non si truccava più con Veronica nella nostra stanza.

Ed io impazzivo e morivo dentro ogni volta.

Mentre mi stavo diringendo nella sala relax, Josie mi fermò per parlare.
Disse che necessitava di dirmi cose importanti, e che voleva parlare con me.

"Sei sparita ultimamente, quasi non ci salutiamo più."

Io sospirai.
Da una parte aveva ragione, dall'altra non mi interessava e sarei potuta sopravvivere ugualmente.

La realtà è che quando qualcun altro cattura la tua attenzione, smetti di darne ad altri. Non per cattiveria, semplicemente nulla sembra bello ed importante quanto il resto.

"Sono stata impegnata." mentii. "Io e Reggie abbiamo chiuso, con Veronica ci sono stati alcuni problemi e... voglio una borsa di studio, quindi sto studiando davvero moltissimo."

Lei annuì, poi strinse le spalle. "Forse stiamo sbagliando entrambe: dovremmo aiutarci in questi periodi, non ignorarci.
E comunque... anche io ed Archie abbiamo chiuso."

"Cosa!?" esclamai, alzando di poco il tono di voce, come se fosse la notizia più sconvolgente sulla faccia della Terra.

"Shh! Non dirlo a nessuno... non vogliamo che si crei scompiglio."

Io mi presi degli attimi per riflettere mentre lei mi spiegava com'erano andate le cose, ed ovviamente non la stavo ascoltando.

Non solo perché i miei pensieri erano più alti del suo tono di voce e riempivano il mio cervello, ma perché una chioma rossa attirò la mia attenzione.

Teneva dei libri stretti al petto, la schiena dritta, i capelli erano insolitamente lisci e le ricadevano sulle spalle, sembrava che fluttuassero e con quella piega erano ancora più lunghi.
Indossava una divisa rossa e bianca, composta da un top e da una gonna corta che arrivava alle sue coscie.
Le sue scarpe erano basse, sembravano comode, e si abbinavano al suo abbigliamento.

Non sapevo cosa stesse succedendo, ma tutto ciò non mi dispiaceva.

Io continuavo ad osservarla mentre avanzava nel corridoio, era probabilmente arrabbiata perché riconoscevo il modo in cui le sue sopracciglia si modellavano in quei momenti, ed i suoi occhi sembravano colmi di risentimento.

Lei mi vide probabilmente con la coda dell'occhio, ed immediatamente incrociò il mio sguardo.

Io non sapevo cosa fare, perché quella era la prima volta in due giorni che potevo sentire nuovamente quella sensazione dei suoi occhi bruciare sul mio corpo, nei quali avrei potuto sprofondarci dentro.

Lei, inaspettatamente, rilassò il viso e mi accennò un timido sorriso, poi distolse lo sguardo a si diresse nella sala relax.

Io rimasi immobile, perché mi aveva pietrificata e sentivo soltanto un mucchio di confusione annebbiare la mia razionalità.

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora