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"Sì... ultimamente studio molto.
Sai, voglio prendere una borsa di studio per andare in Europa."

Come periodicamente accadeva, stavo parlando al telefono con mia madre.

Per quanto odiassi la mia famiglia, lei era l'unica che amavo più della mia stessa vita. E se ce ne fosse stato bisogno, gliela avrei donata.

Ciononostante, aveva scelto altre persone a me, e per quanto le faceva male dovette rinunciare alla mia presenza ed accettare la mia costante assenza.

Un po', proprio in fondo al mio cuore, si celava del dispiacere.
Mi dispiaceva per ciò che stava passando negli ultimi anni: una famiglia divisa ed una figlia che incontrava a malapena due volte all'anno.

Eravamo tanto vicine quanto distanti, perché la distanza fisica faceva male ma mai quanto quella emotiva.

"Un'altra? È fantastico, Toni. Fai sempre del tuo meglio."

Sorrisi.
Era una delle poche persone che credeva in me senza alcuna invidia.

"Hai già pensato a dove vorresti andare?"

"A dire il vero... penso che non possa sceglierlo. La scelta è casuale."

"Non ti dispiacerà lasciare i tuoi amici o... Reggie? Giusto? Si chiama così?"

"No, non mi dispiacerà lasciare nessuno.
E poi...con Reggie è finita. Da una settimana, a dire il vero."

Percepii del dispiacere dal sospiro che emise.
Lei adorava Reggie. Da come ne parlavo, pensava che sarebbe stato l'uomo della mia vita. Non vedeva l'ora di conoscerlo e di conoscere la sua famiglia.

Quanti castelli in aria, non è vero? Forse, l'arte di fantasticare, l'avevo ereditata proprio da lei.

"Oh, Toni... era così carino." sospirò ancora. "È successo qualcosa con la sua famiglia o... tra di voi?"

Alzai gli occhi al cielo, poi mi ricomposi quando vidi Veronica e Cheryl entrare nella stanza.

Mi salutarono entrambe con un sorriso, poi silenziosamente entrarono nel bagno per truccarsi come da routine.

"No... niente di tutto questo." deglutii a fatica. "È solo che non provavo lo stesso, e non potevo mandare avanti la situazione se non c'era del sentimento."

Mia madre rimase degli attimi in silenzio, poi si schiarì la voce prima di rispondere. "Beh... immagino che sia stata una situazione difficile."

Io annuii.

"Però... sembrava un bravo ragazzo, tu adesso come stai?"

"Sinceramente? Meglio." sospirai ancora. "Non mi interessa. Ci sto provando a starci male ma... non provo niente."

Per dei momenti mi dimenticai che altre persone si trovavano nella stanza, nonostante la porta del bagno fosse socchiusa e sentivo le due ragazze parlare a bassa voce.

Necessitavo semplicemente di sfogarmi, e se mia madre sarebbe stata disponibile ad ascoltarmi, avrei colto l'occasione.

"Niente? Eri così felice..."

"Fingevo." la interruppi. "Volevo convincermi di star provando qualcosa."

"Toni... stai ancora così? Pensavo che la terapia stesse funzionando."

Rimasi degli attimi in silenzio, intanto passavo una mano tra i miei capelli mentre osservavo il soffitto.

Percepivo delusione nella voce di mia madre, ed un po' provavo compassione.
Di soldi non ne aveva, e mi sentivo quasi in colpa a sprecarne in questo modo.

𝘈𝘧𝘵𝘦𝘳𝘨𝘭𝘰𝘸 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora