cap 3

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Entro in un ambiente umido, ho freddo, ho bisogno di abiti asciutti, ho camminato solo per pochi metri, ma come mi lasciano le mie gambe tremanti non mi sorreggono più, mi affloscio come un palloncino sgonfio sul pavimento.

Hanno aspettato il buio per farmi uscire dal furgone, i maledetti non hanno un briciolo di cuore.

"Acqua signori, acqua ho sete, vi prego.

La chiedo di nuovo, ne ho bisogno.

Finalmente mi tolgono il cappuccio, non riesco a vedere niente perché mi abbagliano con una luce direttamente negli occhi.

Uno di loro mi posa una bottiglia sulla bocca, sento l'acqua scendere nella mia bocca e sulla canotta.

L'acqua non é fresca, é tiepida, non mi importa.

Ne bevo più che posso finché non la toglie, io ne vorrei di più.

"Ancora dico ancora. ma non me ne danno altra.

Il rumore di un rasoio elettrico mi sembra il rumore di una moto sega.

Grido dalla paura mentre due mani mi tengono per il collo, sento la macchinetta appoggiarsi sulla testa e rasarmi i capelli a zero, cerco di dimenarmi, ma due violenti schiaffi sulla testa mi consigliano di stare ferma.

Piango mentre sento i capelli scendere lungo le spalle.

La luce mi abbaglia e non vedo, tengo gli occhi chiusi, ma le lacrime scendono lo stesso.

In pochi minuti tutti i miei meravigliosi capelli non ci sono più.

Sento freddo in testa, una sensazione che non avevo mai provato prima.
Spero non ci sia uno specchio o rischierei di morire.

Ho ancora sete.

Devo sopravvive, i capelli ricrescerannò dico tra me e me triste come non mai mi sono sentita in vita mia.

"Acqua per favore, acqua!

Niente, nessuno mi risponde, mi sollevano da terra e mi fanno camminare fino ad un lettino.
Sembra uno di quei letti d'ospedale di una volta con il materasso a righe.

Mi sdraio, o per meglio dire mi buttano sul letto, mentre la luce continua ad abbagliarmi.

Ho paura che sia arrivato il momento dove mi violenteranno, invece uno di loro mi obbliga ad aprire la bocca con un bastone, ha la forma di un righello che si usa a scuola.

Prende il bastone di legno e lo usa come divaricatore per impermi di mordere.

Controlla i denti, guarda se ho carie e se ci sono tutti.

Ho paura che mi abbiano rapito per quelli.
Spero non siano i denti che gli interessano.

Si parlano mentre io ho la bocca spalancata e strabuzzo gli occhi di qua e di là per capire cosa hanno in mente, vedo solo ombre nere, uno di loro tiene in mano una pinza, quella la vedo bene.

Sudo freddo e sento le gambe tremare dalla paura.

Ho paura, lo stimolo della pipì é al massimo, me la sto facendo sotto.

Alla vista della pinza mi dimeno, tremo tutta, ho gli spasmi, non voglio neanche immaginare quale dente o quali mi toglieranno.

Sono tutta un pianto ed un lamento.

Loro parlano mentre mi guardano, ridono sembra che il motivo della loro ilarità sia io.
Uno di loro mi da un buffetto sulla guancia.

Quello con la pinza si allontana.
Mi tolgono il legno dalla bocca con mio sollievo.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora