cap 49

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Sono passate quattro settimane da quando sono stata liberata, le giornate si allungano di poco al pari dei miei capelli.

Scendo dal letto e vado in doccia, ma prima frugo tra le mie cose in cerca di un pennarello nero.

Dopo la doccia guardo la scritta che mi ha fatto Terence e la vedo ormai sbiadita.

Facendo attenzione la ricalco cercando di non modificare la sua grafia.

Appoggio il pennarello sulla mensola in modo da ritrovarlo la prossima volta pronto all'uso.

Oggi é una giornata speciale, io e la mia famiglia siamo stati invitati da Joey Johnson a vedere la partita contro Memphis alle 14,30

Siamo nella tribuna vip.

Non capisco che differenza ci sia dalle altre tribune finché non arriviamo allo stadio.

Colonne interminabili per entrare ovunque io guardi, apparte l'entrata a noi riservata.

Quattro stuart all'ingresso vip ci chiedono i documenti.

Thomas non sta nella pelle come me.

Entriamo dopo che hanno fatto i controlli del caso nell'entrata a noi riservata sorridendo e augurandoci buona partita.

Capisco cosa voglia dire vip quando vedo attori della tv, il sindaco con la moglie e tra gli altri invitati le ragazze degli altri giocatori.

Nella sala che conduce alla tribuna troviamo un buffet con camerieri che vanno e vengono con piatti di pesce prelibati e vini raffinati in abbondanza.

Anche se ho pranzato mangio lo stesso un paio di piatti di gamberoni al cognac e spiedini sia di carne che di pesce, mi sembra un peccato lasciar li tutto questo ben di Dio.

Mia mamma sorride con la bocca chiusa mentre mastica le code di gambero facendomi l'occhiolino.
Sta d'incanto, a guardarla camminare sembra ci sia nata sui tacchi alti.

Mio papà in giacca e cravatta mi porge un bicchiere di vino rosso mentre lui beve bollicine che presumo esser champagne.
Sorseggio il calice di vino mentre saluto le altre ragazze e chiedo loro come va.

Thomas viaggia a tramezzini riempiendosi come può la pancia, nessuno gli dice niente perché come il vassoio si svuota un'altro esce pieno.

C'é un clima di grande festa e nessuno sugli spalti si accorge di noi visto che i vetri sono anneriti e non permettono di vedere quello che succede in questa hall immensa.

Io guardo fuori e lo stadio é pieno zeppo tutti con il colore rosso di Atlanta.

Ci accomodiamo dopo aver bevuto un'altro bicchiere di vino e sento di aver la testa leggera.
Un po' brilla.

Ci sediamo tutti e quattro uno in fila all'altro ed io seduta affianco al sindaco.

Mi ha voluto lui al suo fianco, sono contenta di tale onore e ringrazio me stessa di aver messo la gonna beige con il collant e le scarpe nere che mi slanciano.

Mi stringo nel giubbino alzandone la cerniera fino in cima per scaldarmi ulteriormente mentre le squadre entrano in campo.

Guardo il maxi schermo mentre fanno una carrellata dei giocatori.

Il regista sposta l'inquadratura sugli spalti e vedo che non c'è un posto vuoto.

La carrellata prosegue finché non si ferma sul sindaco che sorride ed alza una mano in segno di saluto come la moglie e poi inquadra me e Thomas e si sofferma.

Guardo la mia faccia sorpresa nel maxi schermo.

Ho un'attimo di smarrimento.

Thomas alza la mano e saluta e allora capisco che lo devo fare pure io.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora