cap 18

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Sono arrabbiata con me stessa e con la governante, non si fa riguardo a picchiarmi quando le si presenta la benché minima occasione.

Sono arrabbiata con Catherine, ha visto la padrona sfilare il piede dalla scarpa e adesso lo pretende pure lei, anche davanti a Terence.

Sono arrabbiata anche con lui, é arrivata la sua ragazza e io non esisto più.

Passo la giornata cercando di non pensare a ciò che é accaduto.

Servo la cena con l'ansia, non so se la governante abbia riferito al padrone che ho impiegato qualche secondo in più ad inginocchiarmi e a leccare il piede di Catherine.

Ho voglia di finire in fretta e andarmene sulla mia brandina a parlare con Olga.

Dopo che anche i caffè sono serviti, il padrone con aria svaccata mi chiama a sé.

Mi avvicino con il terrore, i miei occhi si inumidiscono.

Il vassoio con il quale ho servito i caffè lo tengo come uno scudo sul mio petto con entrambe le mani.

Mi inginocchio a lato della sua sedia, tra lui e la moglie.
Il cuore batte cosi forte che mi tremano le mani.

Lo guardo sperando che mi voglia parlare d'altro.

Si volta, mi degna del suo sguardo stanco.

"Mi sai spiegare perché ogni giorno quando rientro dal lavoro mi riferiscono che tu non fai quello o noi fai questo.
Ma credi di essere in villeggiatura?
Io sono stanco di te, stanco dei tuoi capricci, sei il peggior acquisto che io abbia fatto in vita mia.

Mi parla con asprezza e disprezzo.

"Meriteresti la frusta, ma non ci perdo il mio tempo con te.
Fammi vedere i denti, digrignali.

Con le lacrime che scendono sulle guancie faccio come mi dice.

Alza la voce in direzione della governante.

"Florence li vede questi due denti?

Batte il dito contro i miei incisivi.

"Voglio che glieli tolga, in modo che questa qui capisca che é qui per servire obbedire eccetera.
Non voglio che lo faccia stasera o domani, le do due giorni per farlo, si organizzi.

Florence lo guarda si china, tra loro c'é confidenza ma in questi momenti lei torna ad essere solo un'umile governante.

Mentre io sconvolta dalle sue parole e con la bocca che trema dalla paura, come mi indica di andarmene, indietreggio di un passo fino ad uscire dalla stanza.

Vado di corsa in cucina, appoggio il vassoio e vado dritta senza parlare in bagno a vomitare quello che ho appena mangiato.

Se quelle parole le avesse dette la governante non avrebbero avuto lo stesso effetto su di me.
Sento ancora il suo dito che batte sui miei denti.
Mi sembra che stiano pulsando, come a sapere che sono in pericolo.

Due giorni ha di tempo, quindi lo può fare dopo domani o domani e a domani non manca tanto.

Mi risciacquo la faccia, devo ripulire la tavola prima che mi faccia altro male.

Salgo le scale con velocità pallida come mai in vita mia.

La governante é in cucina che mi aspetta.

"Ci sta pensando Olga a finire, baciati le mani che corre anche per te.
Girati e torna giù in garage che abbiamo un lavoro da fare.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora