cap 7

21.7K 417 15
                                    

Torno nella mia cella a piangere, anche la governante capisce che ho bisogno di restare sola.

La porta della cella rimane aperta, adesso sono libera di muovermi, mi hanno istruita e sanno che non ho scelta.

All'ora di pranzo Betta mi viene a chiamare.

"Come stai? ... So che é dura, non ti ho detto niente per non farti preoccupare.
Vieni a mangiare anche se non hai fame.
Devi mantenerti in forza.

Non rispondo, mi alzo e la seguo con ancora gli occhi gonfi dal pianto.
Insieme arriviamo in cucina e lì mi siedo ad un piccolo tavolo assieme ad Olga.

Io Betta e Olga nel tavolino, il cuoco e la governante nell'altro tavolo dall'altra parte della cucina.

"Mangia Ella.

Mi dice Betta.
Io la guardo, non capisco perché mi abbia chiamato in quel modo.

"Non esserne sorpresa, é meglio che ti abitui come ci siamo abituate noi.
Pensavi che Betta fosse il mio nome?
Io mi chiamavo Lisa fuori di qua.
Betta sta per stupida bestia.
Ho dovuto accettarlo, devi fare lo stesso pure tu Ella.

Non so se sia meglio stupida bestia o puttanella.

"Scusami Lisa non sapevo che ti chiami cosi.

Si fa seria, mi ammonisce.

"Betta é il mio nome non dimenticarlo, come lei é Olga e non ne conosco il motivo e tu Ella.

Finito il pranzo siamo libere di tornare nelle nostre celle. Quando la governante viene a chiamarci mi porta con se a pulire le scale e le camere non in uso e a farmi vedere
Il resto della casa.
Salgo le scale tenendo in mano la scopa.
Al piano di sopra ci sono svariate camere ognuna con il proprio bagno.

Mi affaccio alla finestra di una camera non in uso e guardo fuori l'enorme prato.

Una piazza grande piena di ghiaia, dove parcheggiare le auto si espande davanti all'ingresso.

Il verde si espande a vista d'occhio, niente muri, solo un'alta siepe, oltre la siepe si potrebbe correre per ore nella stessa direzione senza incontrare anima viva.

In lontananza vedo i grattacieli, ma non riesco a capire a quale città appartengono.

Come se li avessi costruiti io penso.

Inizio a spazzare quella stanza che a me sembra già pulita.
Cerco di impegnarmi per distrarre la mente.

Finisco di passare la scopa e la governante mi porge il secchio con un canovaccio per lavarne il pavimento.

"Non c'é il bastone?

"No Ella si usano le mani e le ginocchia.
Ti ci vuole meno di quel che pensi.
Inizia dalla finestra e torni indietro fino alla porta.

Prendo il secchio e tristemente mi avvicino alla finestra.
Mi inginocchio e immergo il canovaccio.
Lo strizzo e lo passo sul pavimento.
Ripeto quell'operazione a ritroso verso la porta fino a che non ho finito.

"Un giorno si pulisce il pavimento e quello successivo si toglie la polvere dai mobili.

Mi dice la governante.

"Adesso hai una, due, tre camere da fare.
Me le indica e se ne và.

Apro la prima delle tre camere, mentre un altra porta si apre, mi volto spaventata e vedo uscire il figlio dei padroni.

Mi fermo con la scopa in mano e abbasso lo sguardo.
Lui passa vicino a me , si ferma, mi guarda.
Resto impietrita.
Non avevo avuto il tempo di guardarlo stamattina mentre venivo minacciata e umiliata.

"Sei la ragazza nuova?

Lo guardo in faccia e faccio si muovendo la testa.

"Ti chiami Ella giusto?

Di nuovo confermo con la testa. Lui non é bello, viso nella media, occhi e capelli castani.
Al College non lo avrei neanche guardato di striscio.

"Ti piace scopare?

Confermo di nuovo in fretta e lui inizia a ridere di gusto, l'ho capita adesso la sua domanda.
Divento rossa come un peperone.

Alza una mano e l'avvicina alla mia faccia.

"Posso accarezzarti il viso? Con il tuo permesso intendo.

Il cuore va in gola da tanto forte che batte, faccio si con la testa e mi sorprende perché lui non ha bisogno di chiedere, lui può prendermi come gli pare e piace.
Probabilmente si sta divertendo alle mie spalle.

Faccio si con la testa e lui appoggia la sua mano sul mio viso.
La sua mano é calda e delicata, mi accarezza con tenerezza, io appoggio la testa e chiudo gli occhi davanti a tanta serenità.

Come la toglie poco dopo mi ridesto dal piacevole torpore che mi ha dato.

Si volta e scende le scale senza salutare o guardarmi.
Io seguo i suoi passi fino a che non svolta l'angolo e sparire.

Il pensiero delle camere da lavare mi riattiva dal mio torpore, entro nella prima e faccio quello che mi é stato ordinato.

Ci metto probabilmente due ore a finire le camere e a pulire le scale.
La governante ritorna a più riprese esortandomi di fare in fretta.

"Ella devi muoverti, c'é il bucato da lavare. Lenzuola e biancheria ti aspettano.

Ritornata al piano terra la governante mi accompagna in un altro settore della casa, la lavanderia.
Tre enormi secchiai posizionati uno affianco all' altro.
Per terra quattro ceste che traboccano di biancheria e camicie.

"Non c'è solo il corredo dei padroni, ci sono pure quelli dei guardiani.
Ti aiuterà Olga non preoccuparti, ti insegnerà lei come si fà.
Betta sta stirando lasciatela in pace che ne ha da fare.

Olga riempie il primo secchiaio e immerge i capi.
Li insapona e poi me li passa nel secondo secchiaio pieno anch'esso di acqua.

Mi fa vedere come fare per risciacquarli e poi me li fa mettere nel terzo per scolarli dall'acqua.
Se spazzare era umiliante questo é una vera barbaria nei nostri confronti, sarebbe bastata una lavatrice per lavare tutto.

Una volta lavato il tutto stendiamo sui fili che corrono lungo la stanza.

Betta ci raggiunge e ci aiuta.

"Ella c'é da apparecchiare la tavola, vieni con me.
La sera il cuoco la governante e i guardiani mangiano insieme ai padroni.
Dobbiamo preparare per sette.

Aiuto Betta a preparare la tavola nella seconda sala quella più lontana dalla cucina.
Li c'é una grande televisione e la guardano loro durante e dopo la cena.

La cena é pronta deve solo essere portata ai tavoli.
Betta vuole che io l'aiuti a portare i contorni in tavola mentre lei si occuperà delle portate.

Olga nel frattempo lava le pentole.

Prendo i contorni e seguo Betta, metto i vassoi in mezzo alla tavola e guardo il padroncino, vorrei incrociare i miei occhi con i suoi, ma lui non mi degna di nessuna considerazione.

Torniamo in cucina, Betta prende i piatti rimanenti e li porta in tavola.

Quando torna ceniamo pure noi tutte insieme.
Il suono della campanella richiama la nostra attenzione.
Betta e io andiamo a ripulire la tavola mentre Olga prepara i caffè, e li prepara pure per noi.

Una volta lavate tutte le stoviglie e pulita la cucina la governante ci permette di congedarci.

Torniamo nelle nostre celle. Betta si fa la doccia mentre io rimango con Olga a raccontarle gli ultimi sviluppi di gossip che ricordo.

Dopo un' oretta stanchissime ci addormentiamo.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora