cap 6

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Alle sette in punto arriva la governante.

Batte le mani e chiama a se le ragazze.
Arrivano di corsa già vestite.

"Betta tu ti occupi di preparare la colazione.
Olga tu resti in cucina a preparare i contorni del pranzo di oggi.
Ricordati di prelevare il bucato dalla camera dei padroni e di portarli in lavanderia, quando Betta finisce con la colazione ti viene ad aiutare.
Alle dieci ci ritroviamo in cucina per le pulizie delle camere.
Andate.

Nessuna fiata partono di gran lena verso le scale che portano su piani alti.
Io la guardo restando seduta sulla brandina, mi fa paura, e lo fa anche alle altre due visto che non si sono permesse di aprir bocca.

Si volta verso di me, ed io sento il cuore in gola.

"Tu oggi e domani sei esentata dai servizi, diciamo che sei ospite.
Hai qualche domanda figliola?

Con il cuore in gola agitata dalla sola sua presenza scuoto la testa.
Gli mostro le mani ancora legate e spero che mi liberi.

"Vuoi che ti tolgo i lacci?

Faccio si con la testa, non mi ricordo se con lei posso parlare.

"Avvicina le mani tesoro che ti tolgo questi lacci o come diavolo si chiamano.

Mi avvicino tremando, appoggio le mani fuori dall'inferiata.
La governante mi toglie le fascette tagliandole con una forbici.
Recupero l'uso delle mani e mi strofino i polsi indolenziti segnati di rosso.

"Ti ha spiegato come funziona qui dentro Betta?

La guardo e faccio si con la testa.

"Con me puoi parlare.
Allora ti spiego un paio di cose che devi sapere.
Quando un padrone ti chiama tu devi correre da lui ed inginocchiarti in attesa di sentire quello che ha da dirti.
Obbedisci senza indugiare, non aprir bocca neanche per ringraziarli.
Io per te sono come una padrona con la differenza che con me puoi parlare.
Qui sotto potrai girare liberamente, non ci sono uscite dalle quali scappare.
Il portone del garage é chiuso elettronicamente e non ci sono finestre.
C'é solo una porta che conduce in cucina.
Tutto chiaro?

Sono spaventata a morte dal suo modo di parlare, tengo gli occhi sbarrati e faccio si con la testa.

"So che hai fame, ti faccio portare la colazione tra un oretta.

Vorrei ringraziarla di tanta premura ma sono troppo spaventata per aprir bocca.
Finisco di vestirmi indossando il reggiseno e chiudo tutti i bottoni del vestito.
Guardo fuori dall'inferiata che ricopre sia la porta che un lato del muro e guardo le macchine parcheggiate.
Oltre alla Ferrari c'è una macchina degli anni cinquanta blu, e altre quattro auto sportive che non conosco.
Una verde due nere e una bianca, lei sarà la mia preferita.

Dopo poco arriva Betta con una tazza di latte, un pugno di biscotti, un panino secco da inzuppare e una mela rossa.

"Grazie Betta sei un tesoro!

Prendo tutta la roba da mangiare e l'appoggio sulla brandina.

"Adesso ho da fare, quando finisco vengo a trovarti, ho una voglia matta di scambiare quattro parole con te. Buon appetito.

"Grazie Betta, ti voglio bene!
Incrocio le dita e ringrazio il signore di avermi dato una compagna capace di farmi stare bene, poi divoro tutto. Se avessi avuto dell'altro avrei mangiato ancora.

Finito di mangiare parlo con le macchine, sono tristi come me, vorrebbero correre veloci invece di stare rinchiuse qui.

Ho bisogno di andare in bagno, ho paura perché il culetto mi fa ancora male, quando torna Betta le chiedo di aprirmi e speriamo in bene.
Poi mi addormento per la stanchezza e la noia.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora