cap 5

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Resto sola per una mezz'ora, dove ho il tempo di riflettere sul fatto di essere l'equivalente di una bestia da macello, venduta come una mucca o una cavalla.

Quando i tre tornano da me, lui mi toglie le manette.
L'unico con il cappuccio resta l'uomo elegante, gli altri sbarbati sui cinquanta eleganti pure loro non hanno paura a mostrare il loro volto.

Mi fa sedere sul lettino anche se lamento di avere il sedere che fa male.
Sfila l'orologio e mi toglie l'anello di fidanzamento che mi ha regalato Sam.

"Sei stata fortunata, ti hanno comprato, da oggi avrai dei padroni che ti daranno da mangiare e da vivere.

Lo guardo con tutta la tristezza di questo mondo.
Non piango, so che avrò modo di piangere nei prossimi giorni.
I due che mi hanno comprato mi fanno alzare, io rimango in piedi mentre mi mettono delle fascette ai polsi lasciandomi le mani davanti.

"Fatemi rivestire vi prego.

"Non hai bisogno di vestiti.
Risponde uno di loro.
"Anzi brucia tutto quello che riguarda questa ragazza, non devono trovare tracce del suo passaggio, vestiti borsetta, tutto.

"Era già nei nostri piani far sparire ogni traccia, portatevela via in fretta.

Devo seguirli nuda, mi amareggia non possedere un briciolo di dignità.

Avrei voluto tenere l'anello di Sam, niente di speciale ma averlo tenuto mi avrebbe permesso di trovare conforto nei momenti più difficili che avrei trovato in futuro.

Invece riparto spogliata di tutto gettata in una nuova vita, sicuramente difficile e piena di avversità.

Uno di loro mi soppesa il seno, faccio istintivamente un passo indietro per togliere la sua mano e allungo le mie per coprirmi.
Con cattiveria mi prende le mani e mi tira a sé, poi le abbassa e con l'altra mano mi palpeggia il seno nuovamente come gli pare.

"Il tuo padrone sarà felice di averti al suo servizio.

Minaccia di picchiarmi se mi permetto di ribellarmi un'altra volta.

Palpeggia i capezzoli, gioca a strizzarli, prima uno e dopo l'altro. Soppesa il seno e lo strizza facendomi gridare dal dolore, non contento morde un capezzolo con i denti procurandomi un dolore intenso insopportabile.

Mi sposto indietro di un passo.
Grido di non farmi male. Torno a piangere.

I tre ridono e fanno battute tra di loro su quanto io abbia apprezzato il morso.

Il tipo che mi tiene per le mani mi fa tornare verso di se, lo supplico di non farmi male.
Prende l'altro capezzolo mentre gli altri ridono.
Lo strizza ci gioca come se fosse un tasto, lo prende tra i denti e morde con forza facendomi trasalire dal dolore di nuovo.
Grido e mi dimeno mentre tutti ridono.
Un umiliazione mai provata prima e un senso di impotenza mi logora dentro in modo irreversivile.
Gioca ancora con il mio seno, vuole farmi capire che comanda lui, fa quello che vuole che mi piaccia o no.

Quando si stanca di pizzicarmi,
tenendomi per le mani mi accompagna fuori dalla porta, sento i tre salutarsi.

Faccio tre passi sotto al sole, lo sento come una benedizione sulla pelle, avrei voluto prendere il sole questo weekend in piscina dai miei con le mie amiche, avrei invitato tutte volentieri e le avrei fatte fermare per cena, un enorme vuoto mi attanaglia, chissà se i miei genitori sapranno che sono stata rapita.

Due braccia robuste le sue mi prendono in braccio per poi scaricarmi nel baule dell'auto, mi porgono una bottiglietta d'acqua e poi fanno per chiudermi dentro, dicono che il viaggio sarà lungo, niente soste niente fermate.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora