cap 13

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La governante mi lascia in pace per tutto il giorno, io annuisco ad ogni sua richiesta, scatto come una molla quando mi dice di tornarmene in lavanderia.

Vivo con il terrore di essere vittima delle sue attenzioni, mi sono ripromessa di non cercare in alcun modo di contraddirla.

La giornata scorre lenta, spero di poter andare dal padroncino Terence e di ricevere un po' di conforto.
Ne ho bisogno più che mai.

La cena é gia servita al tavolo dei padroni, Betta mi aiuta dandomi tutto il suo appoggio, dice di far passare qualche giorno e poi tutto tornerà come prima.

Lo stress mi ha fatto venire il ciclo con qualche giorno di anticipo, ho dei forti dolori ma non ho niente per farli passare.

Mi sono arrangiata con la carta igienica al posto dell'assorbente per cercare di rimanere pulita.

La lingua mi fa ancora male, me l'ha schiacciata con tutta la forza che aveva.

Dovrei andare da un dottore a farmi vedere ma qui é più facile volare in paradiso.

Non ho il coraggio di guardarla allo specchio, la sento gonfia e pulsa, spero che guarisca da sola , ma l'importante é averla ancora.

Olga lava le pentole e io i piatti quando Betta torna spaventata con il vassoio vuoto dove un minuto prima ha portato i caffè ai padroni.

"Ella la signora ti vuole, non so perché, sono tutti seduti al tavolo e vuole te!

Fino a quel momento i padroni mi avevano ignorato, tensione e paura mi ridestano dal mio lavoro.

Mi asciugo le mani e tremante esco dalla cucina più veloce che posso.

Entro nella grande sala dove stanno fumando e dove tutti sono seduti a guardare la tv.

Mi inginocchio davanti alla signora ignorando i loro sguardi.

Ho l'ansia, guardo i piedi della padrona, calzano un bel paio di décolleté gialle.
Provo invidia ripensando a tutte le mie scarpe che ho lasciato a casa, ne avrò una ventina a casa mia e altrettante dai miei.

La padrona non mi guarda, segue la tv come gli altri. Sfila un piede dalla scarpa e accavallando le gambe porta il piede nudo davanti alla mia faccia.

É inutile aspettare ordini so già cosa vuole da me, é la mia lingua che gli interessa.

Senza aspettare il suo comando apro la bocca e appoggio la lingua sul dorso semi abbronzato del suo piede.

Un dolore acuto alla lingua mi invita a ritrarla, la punta fa male, é ancora gonfia.

Decido di appoggiare le labbra e baciarlo, non riesco a leccarlo neanche sotto tortura.

La signora mi guarda con soddisfazione.

"Non tutti i mali vengono per nuocere, finalmente ti sei fatta docile e rispettosa.

Si volta e guarda la governante.

"Brava signora florence, i suoi sistemi funzionano sempre.

La governante fa un tiro di sigaretta e orgogliosa ringrazia del complimento.

La signora torna a guardarmi.

"Ti fa male la lingua scimmietta?

Annuisco guardandola con occhi smarriti.

"Vieni avvicinati fammi vedere quella lingua, vediamo come é messa?

Mi alzo con attenzione, guardo intorno in cerca di oggetti che mi possano nuocere.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora