cap 24

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Sono già passati due giorni da quando sono tornati i padroncini.

Si sono portati appresso un'intero armadio e tra ieri e oggi sto facendo i salti mortali per lavare e stirare tutti i loro capi costosi.

La governante é stata chiara.

Lavare tutto in fretta a costo di fermarmi fino a tardi, come ieri che mi sono fermata fino alle undici di sera.

Tutto questo per far vedere che ho apprezzato la collanina che porta il mio nome. Ella.

Come se per me fosse un vanto girare per casa con una collana con su scritto il diminutivo di puttanella.

Sono sempre in lavanderia perché il piede mi fa sempre male.

Napoli dice che é solo una contrattura, avevi dei nervi fuori posto e li ho messi in ordine meglio che potevo.

Quindi fissa qui senza la possibilità di poter almeno veder la luce del sole.

Fare le camere non é tanto meglio ma almeno si può guardare fuori dalle finestre e si può vedere la luce del sole o sentire i cinguettii degli uccelli.

Qui invece posso sentire il profumo di lavanda dell'ammorbidente o il profumo di sapone di Marsiglia che ormai mi da alla nausea.

Sono le cinque del pomeriggio
mentre prendo una camicia bianca di uno dei guardiani dal lavandino dove l'ho messa in amollo poco prima.
Sento che un ticchettio di passi che si sta avvicinando dal corridoio.

Appoggio le mani sul lavandino e aspetto di vedere chi sta arrivando.

Catherine si presenta con un paio di décolleté nere aperte sul davanti.

É bella come una dea, vestita con lo stesso abito nero di quando l'ho conosciuta.

Lo stesso abito che ho indossato per bere il caffè con Terence e lo stesso abito che indossavo quando mi ha dato un bacio sulla bocca.

É abbronzata e con i capelli lunghi biondi che scendono sul vestito, potrebbe mettere in ombra anche Alessandra.

Per rispetto mi inginocchio come da prassi di fronte a lei.

"Ella ti disturbo?

Sorrido e faccio no con la testa.
Mentre penso che ho una montagna di capi da lavare.

"Ti é piaciuta la collana che ti ho comprato?

Annuisco sorridendo bugiarda.

"Te lo ha detto Terence che le scarpe che porti te le ho prese io con i miei soldi?

Annuisco di nuovo e stavolta devo ammettere che le sono davvero grata per questo regalo.

"Hai tempo per me?

Non ho tempo di poter darle una risposta che la vedo scalzare una scarpa, si appoggia al lavandino e mi porge il suo piede.

Nooo penso io, non può essere che sia venuta qui per farsi leccare i piedi.

Sorrido, mi chino e inizio a solleticarle il piede come desidera.

"É bellissimo Ella mi solletichi in un modo che mi fai venire dei piacevoli brividi su tutto il corpo.

Poi si toglie l'altra scarpa e mi porge pure l'altro piede.

"So che non ti dispiace farlo anzi e io ne approfitto.

La guardo per vedere se mi sta prendendo in giro, invece vedo che sorride compiaciuta mentre si stringe nelle spalle.

Sorrido in rimando pensando che é convinta che sia una pratica che adoro fare di mia spontanea volonta.

La Schiava di TerenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora