2. 🌙

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Per tutto il resto delle lezioni, mi ero ritrovata Adrian solamente durante l'ora di storia e durante l'ora di scienze. Non mi aveva detto nulla e non aveva nemmeno provato ad avvicinarsi a me, e la cosa mi tranquillizzò parecchio. Ero riuscita a seguire le lezioni in silenzio e senza distrazioni. Da una parte era andata bene, non avevo attirato troppo l'attenzione e sembrò che nessuno fece poi così tanto caso a me da farmi sentire in soggezione. Dall'altra, non aver conosciuto nessuno mi rattristava un po', in un posto in cui ero sola.
Almeno avevo imparato dove si trovavano le varie aule, la palestra, la mensa e i laboratori.

Appena vidi la macchina di Bob ferma nel parcheggio dall'altro lato della strada potei finalmente dire di sentirmi tranquilla al cento per cento. Mi avviai verso la sua auto e mi accomodai sul sedile del passeggero, con lo zaino ai miei piedi.

«Ciao Shannon» mi sorrise contento.
Indossava ancora gli abiti che usava per andare in ufficio.
«Mi dispiace per averti disturbato, Rob...»
Dissi e lo guardai, aveva l'aria stanca.
«Non c'è nessun problema, sono in pausa fino alle tre.» mi assicurò. «Ma è successo qualcosa?» mi domandò poi, preoccupato.
«No, perché?»
«Ti vedo pensierosa... non sarà che ti sei presa una cotta il primo giorno di scuola?!»
«Rob, no!» lo interruppi ridendo, «stai tranquillo».

«Sicura di star bene?» mi domandò di nuovo dopo un paio di minuti, ancora non del tutto convinto.
«Sì, sto bene. È stata una giornata un po' particolare a livello emotivo. È che con tutto il tempo che ho impiegato a non perdermi per i corridoi, alla fine non sono riuscita a conoscere nessuno.» gli sorrisi lievemente.

Bob mi guardò comprensivo.
La premura che quest'uomo nei miei confronti, per me, mi stupiva. Nonostante non si fosse mai sposato e non avesse figli, mi trattava proprio come se fosse un padre. Aveva questo modo molto leggero di camminarmi sul cuore, senza darmi troppe pressioni. Faceva sempre la prima mossa, ma aspettava con rispetto che fossi io ad aprire la porta per lasciarlo entrare un po' dentro di me. Per darmi il tempo di abituarmi, per darmi il tempo di imparare ad accettarlo e ad averlo come parte costante nella mia vita.

Ero cresciuta da sola con mia madre, e soffrivo molto da piccola, quando all'uscita da scuola vedevo le mie compagne correre felici verso il proprio padre. Io invece ero quasi sempre con la mia vecchia babysitter, mia madre faceva due lavori per farci andare avanti, e grazie a lei non mi è mai mancato nulla.

Mio padre si chiama Brandon, ma non l'ho mai conosciuto. Non avevamo nemmeno una foto di lui. Non conoscevo il suo viso, e non avevo mai sentito la sua voce. Le poche volte in cui mia madre ne parlava, lo faceva sotto sforzo. Riuscivo a vedere e a sentire il suo cuore che si spezzava ogni volta che tiravo fuori l'argomento. Lui non era un tipo a posto, con il tempo aveva preso il vizio dell'alcol e della droga all'insaputa di mia madre. Quando lei aveva scoperto di essere incinta aveva solo sedici anni, lui ne aveva ventuno ed aveva deciso di entrare in un centro di recupero, con la promessa che sarebbe tornato da noi.
Ma non è mai più tornato.
Non ho mai saputo se fosse ancora vivo o se fosse morto già da tempo, e credo che non lo saprò mai.

«La ami tanto, vero?» domandai a Robert, e lo guardai, intento a guidare verso casa.

«Tantissimo» rispose senza pensarci due volte e i suoi occhi si illuminarono mentre un sorriso dolce si fece spazio sul suo viso. «Ma anche tu sei molto importante per me, lo sai vero?»
Shannon, voglio che tu sappia che anche se non sono io il tuo padre biologico, per me è come se fossi mia figlia. Ho accettato te dal primo giorno in cui ho visto tua madre e vorrei che anche per te fosse così. Non pretendo nulla, so che non sarà oggi e forse nemmeno domani, ma mi piacerebbe molto... dico davvero» mi disse calmo e forse era anche un po' imbarazzato.

Robert era la figura maschile più vicina ad un padre che io avessi mai avuto, e non avrei mai voluto ferire i suoi sentimenti.
Quella avrebbe potuto essere la mia occasione di aprirmi di più con lui e lasciarlo entrare. Avrei potuto lasciarmi il passato alle spalle e aprire il mio cuore.

«Sì, mi piacerebbe molto...» lo dissi senza nemmeno accorgermene, quella volta era stato il mio cuore a parlare al posto mio.

Una volta arrivati davanti al vialetto di casa, andai verso di lui con le lacrime agli occhi e lo strinsi forte.

«Ti voglio bene...» sussurrò al mio orecchio.

«Ti voglio bene anch'io».
Questa è stata la prima volta che ho pronunciato la parola papà, e ho voglia di ripeterla altre mille volte.
A Bob vengono gli occhi lucidi e mi stringe più forte.

Adrian p💚v's

Era più di mezz'ora che Josef mi parlava di qualcosa che non stavo nemmeno ascoltando. Ero perso nei miei pensieri, pensando a quella mattina e allo strano incontro con la ragazza nuova. Da quel che avevo potuto capire di lei, oltre ad avere un bel faccino aveva anche un bel caratterino. Mi divertiva farla innervosire e forse la sua compagnia mi piaceva più di quanto avrebbe dovuto, dato che quella mattina le ero stato vicino solo per prenderla in giro sul suo nome.

Shannon era bella. Molto bella. Il fisico era asciutto, ma con le curve al posto giusto, era anche abbastanza alta: proprio il tipo di ragazza che mi sarei portato a letto seduta stante, anche se lei non sembrava dello stesso parere nei miei confronti.

«Terra chiama Adrian!» Josef mi sventolò una mano davanti alla faccia e mi interruppe dai miei pensieri su Shannon.

Sì, l'ho capito bene il suo nome, faccio solo finta di sbagliarlo ogni volta.

«Mh? Scusa, mi sono distratto» mi giustificai stiracchiandomi sotto al suo sguardo sospettoso, ma come sempre lasciò perdere.
Sapeva com'ero fatto.

«Hai da accendere?» mi domandò, e senza nemmeno volerlo mi fece ripensare a quella mattina, quando quelle tre parole erano uscite da altre labbra.

Tirai fuori l'accendino dalla tasca dei miei jeans e glielo porsi aspettando di riceverlo indietro. Di Josef non ci si poteva fidare quando si trattava di accendini, ne aveva una scorta immensa a casa sua... e più della metà erano quelli che aveva rubato a me.

«Ma chi era la ragazza di stamattina?»
mi domandò incuriosito.

«Quale? Quella che mi ha fatto un pompino nel bagno o quella nuova?» ghignai spostandomi un ciuffo di capelli che era ricaduto sulla fronte.

Sapevo che si riferiva a Shannon, ma feci comunque finta di niente.

«No, cretino. Non sto parlando di Sidney! È la ragazza nuova, presumo: non l'ho mai vista da queste parti».

«Infatti arriva da Londra».
Lo guardai annoiato, prima di portarmi la bottiglia di birra alle labbra.

«Londra?!» ribatté spalancando gli occhi. «Ma proprio... quella Londra? In Europa?»
«Sì, cosa c'è?» 
«Niente, stavo solo chiedendo» alzò le spalle mentre buttò fuori il fumo dalle labbra. «Be', immagino che oltre ad un pompino avrai avuto anche altro allora...» ammiccò malizioso e mi fece l'occhiolino.

«Veramente no» lo trucidai con lo sguardo.
Il fatto che Josef me lo abbia ricordato mi irritò di più.

Erano quelle le mie intenzioni con lei?
Be', sicuramente la sigaretta appartati avrebbe potuto sfociare in altro. Modestamente, avrei potuto trovare parecchi modi per farla divertire... se solo lei avesse voluto, cosa che chiaramente non ha voluto. La ragazza parlava dell'amore come se fosse convinta che esistesse veramente, era un dato di fatto che non fosse così intelligente come voleva far credere...

«Ah no? Una ragazza che dice di no a te! Sul serio?» rise sotto ai baffi, facendomi irritare ancora di più.

Adrian calmati, non darai un pugno in faccia al tuo migliore amico.

«Per ora» sorrisi maliziosamente.
Gli sfilai la canna ormai a metà che teneva in mano. Aspirai il fumo pensando al modo in cui le sue labbra lo facevano con la sigaretta.
Prima non lo pensavo, ma dopo le parole di Josef, quella era diventata una questione di principio: promisi a me stesso che Shannon non avrebbe potuto resistermi ancora per molto.

Sarai mia.

Best Mistake «Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora