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Adrian p💚v's

Le ruote stridettero sull'asfalto bagnato non appena mi fermai davanti casa di Josef: l'unica persona che poteva aiutarmi.
Rimasi per almeno una decina di minuti in macchina indeciso sul da farsi, e se non avesse capito? No. Scacciai immediatamente quel pensiero dalla testa e mi ripetei di non fare il pappamolle, non ero più un fottuto bambino. Cazzo.
Uscii dalla mia auto e sbattei la portiera così forte che avevo paura di averla rotta ma non mi guardai indietro, camminai deciso verso la porta d'entrata e suonai il campanello.
Battei il piede a terra per l'agitazione e sembrò che fossero passati secoli prima che vedessi il mio migliore amico aprire la porta.

«Sapevo che eri tu, perchè solamente tu potevi frenare così bruscamente» mormorò prima di farsi da parte per lasciarmi entrare.
Il calore mi avvolse immediatamente e riuscii a rilassare le spalle in un batter d'occhio.

«I tuoi?» gli domandai.
«Sono ad Aspen» rispose con un'alzata di spalle facendomi annuire.

Lo guardai prima di sedermi sul divano. «Josef, dobbiamo parlare» lo informai incrociando le braccia al petto.
«Lo so» replicò con un sorrisetto appoggiandosi alla parete.
«Potresti... uhm... sederti? Mi metti ansia se stai in piedi a fissarmi come un coglione» borbottai e lui scosse la testa, prima di sedersi sul divano di fronte a quello in cui ero seduto.

«Ora puoi iniziare a parlare o vuoi che ti vada a prendere anche un vassoio di pasticcini?» mi domandò ironicamente e lo guardai male.
Io ero venuto per parlare con lui, e lui mi prendeva in giro.

Feci un respiro profondo e pensai "ora o mai più". Dovevo raccontargli tutta la verità, solo così sarei stato libero e avrei saputo cosa fare sotto al suo consiglio da amico.

«So già che devi parlarmi di Shannon, ti ascolto» disse con un lieve sorriso.
«Okay. Non so come sia potuto accadere... ma è successo qualcosa e il problema è che non ho idea di come cazzo sia potuto succedere» sbottai velocemente guadagnandomi un occhiataccia da parte sua.
«Allora, numero uno: se parli così, non capisco un cazzo. Numero due: arriva al dunque» mi intimò a parlare.
«Le avevo fatto un ditalino, un pomeriggio dopo scuola a casa mia. Poi quando siamo andati in campeggio è successo altro... e no, non te lo dico quindi tieni la bocca chiusa. Dopo la festa, quando ho smascherato Zayn me ne stavo andando e lei mi ha trovato fuori dal locale. Josef, lei mi ha baciato subito dopo quello che era successo ed io sono rimasto stupito... ma ero comunque... felice» buttai fuori prendendomi la testa fra le mani.
Mi sembrava di essere un ragazzino alle prese con le prime cotte adolescenziali e quando parlavo non riesco a trovare le parole giuste da usare.
«E in tutto questo il problema dove sta?» mi domandò incrociando le braccia al petto, imitandomi.
«Il problema è che dalla festa del suo compleanno è fottutamente cambiato qualcosa!» esclamai passandomi le mani fra i capelli per la frustrazione.
Perché nessuno capisce come mi sento?
«Uhm... solo dalla festa?» inarcò un sopracciglio.
Sapeva che stavo mentendo, lui se ne era già accorto.
«Che palle, cazzo! Okay, forse da prima ma non è questo il problema! Sta succedendo di nuovo ed io ho fottutamente paura...» ammisi in un soffio.
«C'è dell'altro vero?» mi domandò dopo un po', guardandomi comprensivo negli occhi.
«Lo abbiamo fatto, ieri» gli confessai prima di sospirare rumorosamente.
«Davvero? Come è stato?» mi guardò curioso.
«Josef, non é rilevante e non te lo dirò per correttezza».
Glielo dissi guardandolo male e lui mi guardò sorpreso. Di solito, eravamo abituati a scambiarci i dettagli sulla nostra vita sessuale, ma con Shannon era diverso.
«Okay... Adrian, io lo avevo già capito da un po' che ci fosse qualcosa fra voi due. È così palese... quando siete nello stesso posto non riuscite a staccarvi gli occhi da dosso, anche il modo in cui vi guardate non lascia molto all'immaginazione» mi spiegò continuando a gesticolare.
«È così palese?» gli domandai passandomi una mano fra i capelli.
«Senti, un ragazzo diventa un pappamolle solamente quando si inn- cioè, ti sei sempre comportato come uno stronzo con tutte e da un giorno all'altro ridi e scherzi, ti comporti da persona normale con Shannon... pensi che il tuo migliore amico non sappia fare due più due?» mi fece notare ironico prima di inarcare un sopracciglio.
«Mi ha chiesto cosa siamo, l'altra sera...» gli confessai guardandolo negli occhi, ignorando la sua domanda sarcastica.
«E tu? Le hai risposto spero» replicò lentamente alzando di poco la voce.
«Ho cercato di allontanarla, ma non ci sono riuscito. Le ho mostrato una parte di me e ci sono riuscito... anche se lei non sa ancora niente di quello che ho fatto e di cosa vedo nei miei incubi».

Josef era l'unico a sapere praticamente ogni cosa di me - apparte quelle che omettevo persino a lui - ed era bello poter parlare con qualcuno che a suo modo potesse capirti e provare a sentire sulla sua pelle cosa sentissi e cosa provassi.
Lui c'era per me, quella notte...

«Sei innamorato di lei?» mi chiese di punto in bianco, facendomi ritornare alla realtà.
«Cosa?! No!» strillai spalancando gli occhi.
«Adrian...» mi ammonì guardandomi male.
«Non sono fottutamente innamorato di lei» ribattei stringendo la mascella. Josef sapeva benissimo che l'argomento che inizia con la parola A non doveva nemmeno nominarlo.
Lo avevo avvertito e due anni fa mi aveva dato la sua parola.

«Senti, puoi dire una bugia a me, ma non puoi mentire a te stesso. Se sei venuto fin quì da me per parlare di lei, significa che qualcosa c'è»
«Invece ti dico ch-»
«Non trattarmi come uno stupido, per favore. Siamo cresciuti insieme e ti conosco meglio di chiunque altro» mi ammonì puntandomi il dito contro.
«Okay, ma io ti sto dicendo che non sono innamorato di lei» insistei guardandomi le scarpe.
«Solo perché non vuoi ammetterlo a te stesso, non significa che non sia vero. Ti stai innamorando di lei» ribatté facendomi sussultare.

Le sue parole uscirono così tranquillamente dalle sue labbra che quasi rimasi stupito.
Io facevo perfino fatica a pronunciare le parole "amore" e "innamorato".

«Cosa devo fare?» gli domandai sperando che me lo dicesse lui.
«A me lo chiedi? Sei tu che devi decidere cosa fare, Adrian. Gli altri non potranno mai decidere per te, io posso darti un consiglio, ma non posso dirti che cosa fare della tua vita» mi rispose spalancando le braccia.
«Ho paura che verrà inghiottita dal mio passato, le rovinerei la vita. Ma allo stesso tempo ho bisogno di lei, ho bisogno di averla vicina perché quando è con me mi sembra di rinascere» dissi ad alta voce rendendomene conto solamente dopo.

Josef mi guardò con un sorriso soddisfatto e mi fece il segno del pollice in su.
«Lo sapevo!» replicò facendomi l'occhiolino, ma io lo ignorai, ancora intento a pensare alle parole che erano uscite dalle mie labbra.

È vero, mi sto innamorando di Shannon. Finalmente l'ho ammesso a me stesso.

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