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Shannon pov's 🥀

Era passata quasi un ora e io non avevo ancora spiaccicato parola davanti a Josef. I brividi correvano ancora lungo la mia schiena, in segno che quella notte io non l'avrei mai dimenticata. Non avrei mai dimenticato le cose che mi aveva sputato addosso, non avrei dimenticato il suo sangue che scivolava dal mio viso e dalle mie mani, mischiandosi all'acqua del rubinetto.

Me ne stavo seduta al bancone di un appartamento che non mi era minimamente familiare, con una tazza di caffè che non avevo nemmeno bevuto, aspettando risposte che forse non sarebbero nemmeno arrivate.

Dovevo capire ancora bene cosa fosse successo ad Adrian, anche se pensavo fosse abbastanza chiaro: aveva subito delle violenze nell'età in cui era più vulnerabile, ma addirittura degli abusi... mi stava salendo il vomito e la mia testa era come un vortice.

La mia mente non riusciva ad elaborare quelle informazioni, non voleva accettare quello che avevo scoperto, né quello che stava per farmi lui; era come se le spingesse dritte dentro alla cartella degli spam come se fossero state delle e-mail non gradite, inutili da ricordare e perfette per essere dimenticate.

«Ti senti meglio?» mi domandò Josef, appoggiando i gomiti sul bancone lucido.

Lo guardai storto e non risposi. Gli avevo già chiesto di darmi delle risposte e lui non aveva aperto bocca, apparte confermarmi il minimo indispensabile che già sapevo.

«Dio, Shannon, devo sapere se ti ha fatto-»

«Se mi ha fatto del male?» lo interruppi sorridendo amaramente. «Per fortuna no. Ma sai una cosa? Avresti dovuto esserci, avresti dovuto guardarlo con i tuoi occhi. Avresti dovuto vedere tutta la cattiveria e il dolore che aveva.» Dissi con una calma spiazzante, ma era solo apparenza. Stringevo forte tra le mani la tazza in ceramica e l'avrei scaraventata volentieri a terra.

«Io... mi dispiace. Non pensavo che avrebbe reagito in quel modo, non lo aveva mai fatto prima d'ora...»

Mi dispiace?

«Josef, ho bisogno di sapere che cosa gli é successo di preciso.» Sentenziai irremovibile.

«Non sono affari miei, Shannon. Per quanto vorrei dirti ogni cosa, so che Adrian si arrabbierebbe con me.» Sospirò chiudendo gli occhi.

«Che cosa? Cosa hai detto? Ma che cazzo Josef, stai scherzando?!» spalancai gli occhi e quella tazza gliela avrei lanciata volentieri in testa,
«Senti, lascia stare questi discorsi di merda. Ma tu lo hai capito che molto probabilmente avrei potuto essere violentata?» gli urlai in faccia.

«Ti prego-»

«Ti prego un cazzo. Sono io che ti prego! Non pensavi che magari avresti dovuto dirmelo? O perlomeno avresti dovuto rimanere nei paraggi!»

«Gliel'ho giurato, Shannon. Gli ho giurato che non avrei mai detto niente!» sbottò e aveva la mascella tesa.

«Poteva essere un'altra Josef, se non fossi arrivato tu...» deglutii e scossi la testa, provando a cacciare indietro le lacrime.

Dovevo essere forte, non mi era successo niente per fortuna, ma Adrian doveva essere aiutato. Se ci fosse stata un'altra ragazza al posto mio e Josef non fosse arrivato in tempo?
Non volevo nemmeno pensare a quell'opzione, faceva troppo male e mi saliva la bile in gola.

«Lo so e mi dispiace, io gli avevo detto di stare lontano da quella roba, ma Kate...»

Kate?

Era stata quella stronza omofoba a fargli prendere quella roba? Il sangue mi ribolliva nelle vene, non ero mai stata così infuriata in tutta la mia vita. Nelle condizioni in cui mi trovavo potevo essere molto più pericolosa di Adrian, e giurai a me stessa che le avrei fatto molto male.

«Portami da lei.» Mi alzai dalla sedia, sentivo il volto bruciarmi per la rabbia.

«Adesso?»

«Adesso.» Scandii bene ogni parola, prima di andare a controllare se Adrian stesse dormendo.

Aveva vomitato più volte, alcol e droga insieme erano un mix letale. Mi chiesi come facesse ad essere ancora vivo dopo ciò che aveva fatto. Avrebbe potuto morire. Una lacrima scivolò sulla mia guancia, mentre lo guardavo dormire sotto alle coperte. Aveva in bella vista la mano fasciata che gli avevo medicato insieme a Josef.

Lo guardai dormire e mi si strinse il cuore... per tutto. Da una parte lo odiavo, ciò che aveva fatto e le parole che mi aveva detto erano una cicatrice aperta che mi aveva appena tagliato la carne, e non sapevo se con il tempo sarebbe guarita del tutto. Pensai che dopo quella notte non avrei mai più voluto vederlo, addirittura pensai che non avrei mai voluto conoscerlo; ma dall'altra avevo iniziato a capire molte cose, a collegare molti tasselli di un puzzle che pensavo non avrei mai trovato. Mi resi conto che alla fine non fosse tutta colpa sua, per ciò che era diventato. Avrei dovuto avere paura, ma il mio corpo si mosse da solo verso di lui. Gli spostai i capelli dalla fronte e gli lasciai un bacio sulla guancia. Gli promisi sottovoce che anche se nessuno aveva combattuto per lui fino a quel momento, io lo avrei fatto, per quanto mi fosse stato possibile. E se fosse stato il caso, poi lo avrei lasciato andare, avrei cambiato università e perfino stato, se fosse stato necessario.
Lo guardai un ultima volta prima di socchiudere la porta e tornare da Josef.



Il BlackSound era mezzo vuoto a quell'ora, ma la rabbia iniziò nuovamente a scorrere nelle mie vene non appena individuai Kate insieme agli altri - compresa Jessica - a ridere.

Senza nemmeno pensarci due volte, entrai dentro e il suono della campanella posta sopra alla porta d'entrata fece girare tutti tranne lei, che mi dava la schiena con la sua folta chioma rosso fuoco. Cole mi fece un sorrisetto, ma lo ignorai: non ero lì per lui.

Con un coraggio e una forza che non sapevo nemmeno di avere, non seppi come, ma mi ritrovai i suoi capelli fra le mani. Kate urlava e si dimenava mentre gli altri rimasero a gustarsi la scena con gli occhi spalancati.

Qualcosa mi suggerì che avessero fatto la stessa cosa mentre guardavano Adrian sballarsi.
Avrei potuto scommettere che fossero rimasti
a guardare indifferenti, in fondo per loro era normale quella vita di merda.

Kate riuscì a voltarsi e mi spinse forte, sbattei con l'anca contro ad un tavolo e nel frattempo si avvicinò furiosa.

«Ma tu chi cazzo sei?!» mi urlò in faccia preparandosi a darmi uno schiaffo.

La fermai e le strinsi forte il braccio, girandolo su sè stesso. Kate fece una smorfia di dolore e con la mano libera le tirai un pugno sul naso. Nel giro di pochissime ore mi ero sporcata le mani con il sangue di due persone, non mi riconoscevo più.

«Io sono quella che ti spaccherà il culo se provi un'altra volta ad avvicinarti ad Adrian!» Girai il suo braccio più forte per farle capire meglio il concetto.

«Ma che-»

«Non. Parlare.» Ringhiai. «Se ti avvicini un'altra volta a lui ti ammazzo con le mie mani.» La avvertii.

Josef era dietro di me, al di là del tavolo, che aspettava solamente di intervenire se qualcuno di loro si fosse fatto avanti.

«Il discorso vale anche per tutti voi, apparte te Jessica.» La guardai prima di mollare il braccio della sorella.

Kate si allontanò da me e si mise vicina a Cole, mi guardò negli occhi con astio ma mi importò ben poco.

La guardai male un ultima volta prima di uscire da lì dentro seguita da Josef.

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