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Adrian p💚v's

Shannon era seduta sul letto vicino a me, ma non era veramente lì. I suoi occhi erano lucidi e abbastanza assenti, odiavo vederla in quello stato... e lo odiavo ancora di più sapendo che lo era a causa mia.

Dentro mi sentivo strano, il meccanismo del senso di colpa per averne parlato stava iniziando a divorarmi, in qualche modo era come se avessi tradito la fiducia di Mrs Wilson... o meglio Rose, come avevo iniziato a chiamarla durante il corso degli anni.
Non mi ero mai aperto con nessuno e non l'avrei mai fatto se solo non mi fossi sentito costretto dalle circostanze, ma era comunque successo. Una parte di me scalpitava dall'interno, era il trauma che voleva uscire fuori e pretendeva che lo accettassi, e poi lo scavalcassi. Accettare era sempre stato un qualcosa di difficile per me, praticamente sotto a qualsiasi punto di vista. Mi sentivo così forte e invincibile, ma la realtà era che ero solamente troppo debole per lasciarmi sopraffare e poi ritrovare la via d'uscita, ho sempre pensato che non ne sarei mai uscito veramente.

Nel corso degli anni avevo visto Rose diventare una donna adulta, anche se al giorno d'oggi era arrivata solamente ai trentasei anni portati benissimo. Era bellissima, carismatica, manipolatrice, gentile... e purtroppo aveva scelto proprio me. Nessuno avrebbe mai sospettato di lei, sarebbe stato a dir poco impossibile farlo: era perfetta.
Primo, era un insegnante amorevole e attenta, che metteva al primo posto i suoi alunni, rimaneva al loro fianco e li aiutava durante i momenti di difficoltà.
Tutti i genitori l'adoravano, e l'adulavano.
Ricordai che ogni giorno all'uscita da scuola, c'era sempre qualcuno di loro che si fermava a chiacchierare con lei, addirittura era capitato più volte che qualche mamma le portasse dei cupcake fatti in casa come segno di ringraziamento.
Secondo, il numero di denunce di abusi sessuali da parte del sesso maschile é ancora tutt'oggi molto bassa, é molto raro che qualcuno ne parli. Siamo stati abituati all'idea che sia sempre il contrario, che sia la donna quella a venire abusata da un uomo e che raramente fosse il contrario.

Da bambino la vedevo solo come la mia insegnante, dopo come un'amica che giocava con me perché mi voleva bene, al contrario dei miei genitori che non c'erano mai.
Con gli anni era diventata altro.
Era diventata un profumo familiare, due braccia confortanti e due gambe che si aprivano lasciandomi perdere in lei per dimenticare tutto ciò che mi era sempre mancato. Mi aveva insegnato tutto, ed io avevo imparato a scoparla come voleva, e non ne aveva mai abbastanza. Il nostro rapporto era diventato una dipendenza, e non si basava solamente sul rapporto fisico, ma anche sulla fiducia. Se io non potevo raccontare a nessuno quello che facevamo, nemmeno lei avrebbe potuto farlo. Mi ero impelagato in un rapporto che ero convinto fosse basato sulla fiducia, ma con il tempo avevo capito che invece, tutto quello era basato su una persona che aveva abusato di me, e su di un ricatto malato.

L'ultima volta che l'avevo vista era stato poco dopo aver conosciuto Shannon... e non riuscivo a togliermela dalla testa. Fin dalla prima volta che l'avevo vista mi era rimasta impressa, con quel fare sbadato mi era venuta addosso... ma non ci eravamo semplicemente scontrati, eravamo entrati in collisione.
I suoi occhi azzurri mi hanno guardato in modi tutti diversi tra loro almeno un centinaio di volte, e a volte era adorazione, altre volte era odio puro... e altre volte invece piangevano.

Mi domandai se avessi potuto davvero meritarla, se fosse stato il destino a farla arrivare dall'altra parte del mondo solo per conoscere me, che di buono non avevo nulla.
Ero egoista, egocentrico, e forse un po' anche narcisista... l'idea che se ne andasse di nuovo da me, per davvero, era come ricevere delle frustrate ben assestate.

Ma per quanto ancora saremmo andati avanti in quel modo?
Le carte ormai erano state scoperte... ma nessuno aveva fatto jackpot. Lo capii dal modo in cui i suoi occhi si sollevarono su di me, che dovevo lasciarla andare.
Le ragazze come lei non finivano mai con quelli come me.

«Ti prego, di' qualcosa...» sussurrai guardandola.

«Credo che sia arrivato il momento di fare i conti con... tutto questo.» disse sinceramente, incrociando le gambe sopra al letto. Sembrava agitata.

«Credimi, lo sto già facendo...» sputai ironico.
In realtà avrei voluto dirle "guarda come siamo finiti".

«Adrian, per favore, non fare così...» sussurrò mostrandomi nuovamente quegli occhi lucidi, che avevano un mondo dentro. «Posso solo immaginare come ti senti...» si avvicinò a me e mise una mano sulla mia guancia.

Il suo tocco era così confortante che mi fece venire voglia di piangere. Ma non lo feci.
Pensai che non fossimo mai stati tanto interconnessi quanto distanti come in quel momento, potevo essere un bugiardo e qualsiasi altra cosa, ma sotto al suo sguardo ero solamente io. Io, che avevo sempre saputo di avere un problema ma stavo meglio a non notarlo, io che ho sempre tenuto tutto dentro durante il giorno... ma poi nel sonno ripercorrevo i corridoi oscuri che si facevano spazio tra ricordi che avrei voluto solamente cancellare.

Era dura da ammettere, ma a modo mio avevo rovinato anche lei. Shannon aveva bisogno di qualcuno che la rendesse felice, non di qualcuno che l'avrebbe trascinata a fondo con sé.

«Sono sempre stato un grande stronzo, Shannon. Soprattutto con te...» posai la mano sopra alla sua, ancora sulla mia guancia. «Ma ci tenevo a ringraziarti per tutto ciò che hai fatto...»

«Cosa succederà adesso?» bisbigliò vicina al mio viso.

«Forse quello che avremmo dovuto fare da sempre: stare lontani.»

«Quindi tu... tu vuoi seriamente questo?»

«No, no che non lo voglio. Ma guardaci... guarda come siamo ora, guarda dove siamo arrivati. Non ti meriti tutto questo... casino.
Io non posso renderti felice, e non ti chiederei mai di restare a queste condizioni. Non lo accetto.»

Rimase in silenzio a fissarmi, e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime. Quante volte ancora avrei dovuto farla piangere e lacerarmi dall'interno nel vederla in quello stato?

«Ti prego, Shannon, non farlo. Non piangere per me... non avrei mai voluto tutto questo.»

«Credimi, nemmeno io...» ribatté ironica con un sorriso amaro in viso. «É solo che fa male, tanto male, sapere di doverti lasciarti andare quando l'unica cosa che vorrei é... niente, non importa».

Lo so Shannon, lo so, anche per me é così.

C'era una parte di me che avrebbe voluto stringerla a sé e dirle che non ci saremmo separati mai più, ma l'altra era decisamente più razionale.

«Non piangere, Shannon. Tu sei il cielo e tutte le sue stelle, tu sei la mia luna. Mi hai aiutato più di quanto tu possa mai immaginare, più di chiunque altro... ma forse questo non é il momento per noi due». Le dissi sfiorando la catenina che le avevo regalato.

Mi regalò un lieve sorriso bagnato di acqua salata ed annuì guardandomi. Avvicinò le sue labbra alle mie e mi lasciò un ultimo bacio.
Sospirò contro alle mie labbra e si alzò dal letto sistemandosi meglio la felpa e legandosi i capelli in una crocchia disordinata.
Si strofinò gli occhi e le guance e fece un respiro profondo, provando a calmarsi.
Recuperò la sua borsa dal pavimento e si diresse verso la porta della mia stanza.

Il cuore mi salì in gola a vederla andar via, ad uscire da quella porta, ma si voltò verso di me un ultima volta.

«Non sei mai stato il cattivo nella mia storia.»Pronunciò lentamente. «E soprattutto... per quello che ti é successo non é stata colpa tua».

Best Mistake «Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora