8. 🌙

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Constatai che forse non era stata una buona idea quella di farmi lasciare in mezzo alla strada da Adrian. Non conoscevo ancora bene i quartieri e sarebbe stato un dramma se mi fossi persa proprio oggi. Sbuffai sonoramente.
Non c'era un limite al limite al nervoso che mi procurava, era colpa sua se in quel momento mi trovavo in quella situazione!

Fortunatamente avevo il cellulare e con l'applicazione satellitare ero riuscita a trovare il percorso per tornare a casa. Dopo quasi ben dieci chilometri a piedi, arrivai in fondo alla via del mio quartiere e mi sentii subito sollevata. Quasi non mi sembrava vero, i miei poveri piedi chiedevano davvero pietà.

Rovistai nel taschino dello zaino per tirare fuori le chiavi di casa e appena le trovai, aprii la porta d'entrata. Le prime cose che notai furono le due piccole valigie di mia madre e Robert nel salone. Aggrottai la fronte confusa.
Non avrebbero dovuto essere già partiti?

«Mamma!» urlai appoggiando a terra il mio zaino.
«Shannon, non urlare. Non siamo sordi!» la sentii ridacchiare.
Vedi la sua chioma bionda fare capolino dalla cucina.
«Ma è successo qualcosa? Pensavo foste partiti...» le domandai confusa prima di dirigermi verso di lei. Le lasciai un bacio sulla guancia per salutarla.

«No, no. Hanno solo rimandato la convention a New York e Rob è tornato a lavoro dopo pranzo» mi sorrise dolcemente.

Inspirai a fondo l'odore che proveniva dai fornelli e che mi arrivò dritto allo stomaco. «Che cucini?» le chiesi inarcando un sopracciglio e la studiai mentre tagliava il sedano e le carote.

«Il brodo per i cappelletti!» replicò orgogliosa. «Ho avuto così tanto tempo che ho fatto tutto. Sandra mi ha insegnato per filo e per segno come si fanno. Siano lodati gli italiani e il loro cibo.» Disse solennemente con un cucchiaio di legno in mano. Sandra era sua amica italiana che si era trasferita a Londra.

Mi sedetti su uno dei banconi della grande cucina e rimasi ad osservarla mentre cucinava.
Fin da piccola, fare questo mi aveva sempre rilassata. Mia madre mi aveva sempre trasmesso tranquillità, anche nei momenti in cui ne avevo più bisogno. La cosa più bella era che lo faceva senza nessuno sforzo, bastava la sua presenza a calmarmi e farmi pensare che qualsiasi problema si sarebbe risolto.

Più la guardavo e più rivedevo in me qualcosa di lei: la bocca era la stessa, così come per il naso. Lei era bionda naturale, mentre io ero castana. Lei aveva gli occhi piccoli e allungati di un marrone tendente al nero, io miei erano grandi e azzurri.

In quel momento desiderai di avere sottomano una foto di mio padre, per vedere come fosse e se gli somigliassi. In certe situazioni non potevo fare a meno di pormi delle stupidissime domande, del tipo... se avessi ereditato gli occhi da qualcuno della mia famiglia paterna mai conosciuta? Magari i miei nonni paterni avevano entrambi gli occhi azzurri come i miei, oppure mio padre era l'unico ad averceli così... sempre che li avesse così.

Non l'avevo mai chiesto a mia madre, per anni avevo cercato di farle tirare fuori più informazioni possibili sull'uomo che mi avesse messa al mondo, ma ogni volta che lo nominavo vedevo che qualcosa in lei si spezzava, quindi lasciavo perdere pur di non vederla star male.

**

«Shannon? Mi stai ascoltando?» mi chiese Lola con un sopracciglio alzato e le mani sui fianchi.
«Sì, scusa mi ero distratta».
Abbassai gli occhi. La verità? Ero davvero stanca e non vedevo l'ora di tornarmene a casa per riposare. Ieri sera ero stata sveglia fino a tardi a leggere un libro.
«Sei... strana, oggi» mormorò guardandomi con quello sguardo come se volesse dire "tu non me la racconti giusta".

Forse avrei dovuto dirle di me ed Adrian?
Ma cosa avrei dovuto dirle?
Che il suo amico era un cazzone pieno di sè ed arrogante?

Best Mistake «Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora