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L'aria gelida mi colpiva il corpo come se mi stesse graffiando. Forse non era stata una buona idea quella di uscire senza giacca, ma non avevo avuto tempo di pensarci. Dopo aver finito di cantare mi era venuto un nodo alla gola, era come se l'ossigeno non arrivasse più dentro ai polmoni. Dovevo uscire subito da quel locale. Ero fuori, ghiacciata e confusa, con l'immagine di Adrian ferma davanti ai miei occhi.
Era stato lui a causarmi questo stato d'animo?

«Shannon! Sei andata alla grande, perchè sei scappata?» mi guardò Mandy con aria preoccupata. «Mio Dio, ma tu stai piangendo e... e sei congelata! Vieni dentro.» Mi mise una mano sulla spalla e mi fece entrare.

I miei muscoli si rilassarono all'istante sentendo il caldo che c'era la dentro, ma il mio umore non era migliorato. Asciugai le lacrime che mi avevano bagnato le guance e feci un respiro profondo.

Adesso si sistema tutto Shannon, respira.

Mi ripetei mentalmente più volte.

«Adesso posso sapere perché hai reagito in quel modo?» mi domandò Mandy appoggiando la sua mano sulla mia. Un piccolo sorriso d'incoraggiamento si fece spazio sul suo viso, ma mi sentivo una merda.

Non volevo fare pena a nessuno, odiavo così tanto essere emotiva e continuare a reprimere le mie emozioni fino a scoppiare come era successo adesso. Preferivo piangere in silenzio, da sola, fra le pareti del mio appartamento. Non quì.

«Sto bene.» Le dissi sorridendo lievemente. Feci altri respiri finché non mi calmai quasi del tutto, ma andava bene così, la voglia di piangere era passata.

«Sicura?» mi domandò premurosamente.

«Sì, era solo un momento. Sai, avere Adrian così vicino...» alzai le spalle e lasciai perdere il discorso. «Che ore sono?»

«È quasi mezzanotte, vuoi ancora andare alla festa?» mi domandò cautamente Mandy.

Se volevo andare alla festa?
In realtà era un 50% no e un 50% sì.
Ma che cosa avrei dovuto fare? Segregarmi in casa o addirittura cambiare università per non vederlo?

In quel momento decisi che Adrian non mi avrebbe rovinato anche questi ultimi anni al college. Alla festa ci sarei andata, e sarei andata avanti proprio come aveva fatto lui. Mi mancava soltanto quel pizzico di coraggio in più...

«Certo. Ma prima facciamo un brindisi con qualcosa di forte.» Le feci l'occhiolino e lei rise.

Due shot di tequila dopo eravamo entrambe pronte per raggiungere la confraternita.

«Mandy, io non sono abituata a bere... quindi non so se sono in grado di guidare.» Risi nervosamente con una mano fra i capelli sciolti.

Perchè non ci avevo pensato prima?
Stupida!

«Guido io, tranquilla, sono abituata a situazioni peggiori.» Mi confidò.

Spalancai gli occhi e deglutii un groppo di saliva amara, la parte razionale di me iniziò ad urlarmi che non era una buona idea, ed io non volli sapere altro. Per una volta nella mia vita volevo rischiare e vivere, proprio come avrebbe dovuto fare qualsiasi ragazza della mia età.

Il tragitto non fu lungo e forse, da un punto di vista mentale fu meglio così: con la musica a tutto volume e una buona dose di carica datami dalla tequila, riuscii a non soffermarmi a pensare più del dovuto.

Pensare. Lo facevo troppo spesso. Sempre. Ecco qual'era il mio problema.

La confraternita era grande e tremendamente gremita di persone solamente nel grande giardino. Se fuori sembrava il classico dormitorio di studenti del college, all'interno era una vera e propria giungla. Avevo sempre pensato che negli svariati libri che avevo letto, gli autori esagerassero quando scrivevano di una festa al college, ma quella sera dovetti ricredermi: era la verità.
Se gli autori non erano in grado di descrivere con le loro parole tutto il casino che si celava fra quelle mura, allora non ne sarei stata capace nemmeno io.

Non ero abituata a feste di questo tipo, a Londra non ero mai stata a delle feste, le uniche che conoscevo erano quelle a casa di Josef che dava al liceo. Tutto il resto per me era nuovo.

Nell'esatto momento in cui varcai la soglia con Mandy pensai a mia madre e al suo "divertiti, sono gli anni migliori della tua vita!". Se fosse stata qui, probabilmente le sarebbe venuto un attacco di cuore nel vedere tutta la sporcizia che c'era in giro per la casa.

«Vieni, beviamo qualcosa!» urlò Mandy al mio orecchio prima di afferrarmi il braccio. Mi trascinò, nel vero senso della parola. Andammo addosso ad un casino di gente per raggiungere la cucina, ma a nessuno di questi sembrava importare qualcosa.

Non so se era stata colpa della tequila, ma faceva veramente caldo in questa casa. Mi legai i capelli con un elastico e mi sentii come rinata, nel frattempo Mandy mi aveva già passato un bicchiere con un liquido rossastro. Non mi chiesi cos'era, anche se sospettavo di saperlo, e ne buttai giù un gran sorso.

«C'è Jessica da sola.» Mi avvisò Mandy mordendosi il labbro.

«Vai da lei. Non preoccuparti, io sono qui.» Le dissi sinceramente prima di spingerla scherzosamente.

Osservai attentamente la scena e sorrisi fra me e me. Non sapevo se Mandy e Jessica fossero qualcosa di più, ma il sorriso sulla faccia di quest'ultima mi fece venire la pelle d'oca, perchè anche io conoscevo bene quello sguardo. Era lo sguardo di una persona innamorata, era come se in mezzo a tutta quella gente Jessica vedesse solamente Mandy.

Si allontanarono cautamente dalla cucina, i loro sguardi erano d'accordo con loro e sperai vivamente che Kate non si facesse viva tanto presto per rovinare il loro momento.

«Vodka alla ciliegia.» Appurò con un ghigno, annusando il mio bicchiere. «Penso di avere un bel ricordo con quella... Non credi?»

«Ma tu sei normale che vai ad annusare i bicchieri degli altri?» sbottai incredula e anche un po' spaventata.

Non lo avevo visto arrivare. Adrian, come al solito, era perfetto. Una maglia nera a mezze maniche gli fasciava il torace e le braccia, accompagnata da un blu jeans slavato. Non avevo fatto caso a come si fosse trasformato un po' anche il suo fisico, adesso più muscoloso e tonico. Soprattutto le spalle. Quelle erano più grosse ed evidenti adesso. Mi chiesi se...

«Curiosa?» ghignò lui.

«Per cosa?» ribattei prontamente con un pizzico d'imbarazzo. Sì, si era accorto che gli stavo facendo la radiografia.

«Non fissarmi così. Avevi avuto la tua opportunità mesi fa.» Mi ricordò divertito.

«Mi stai importunando?» feci una smorfia, ma in realtà era divertente. Adrian doveva avere ciò che si meritava.

«Se la risposta fosse affermativa, cosa diresti, huh?» si mise una mano fra i capelli per tirarli indietro.

«Be'...» dissi vaga, scontrandomi con la schiena contro al muro.
Adrian mise un braccio affianco alla mia testa, come per tenermi bloccata lì.

«Questo vestito ti dona, riesco a vedere tutto...» si morse il labbro, affondando i suoi occhi lungo tutto il mio corpo. Il mio cuore prese a battere più forte ma non lo diedi a vedere.

«Be', stai diventando un po' noioso e io sono qui per divertirmi. Perciò...» spostai il suo braccio e feci per andarmene, ma mi prese la mano.

Guardai per qualche istante le nostre mani unite, le guardai con malinconia... ma non mi lasciai tentare.

«Io e te abbiamo giocato abbastanza due anni fa al gatto e al topo, non credi?» mollai bruscamente la sua mano e me ne andai lasciandolo in cucina, ma non prima di avere ammirato la sua espressione sconvolta.

Spero che avesse capito che Shannon non era più la ragazzina del liceo.

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