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Spazio Autrice:

Come state?
Io sono in ferie in Albania 🇦🇱
Dalla prossima settimana tornerò ad essere più attiva... per il momento vi lascio nelle mani di Shannon.
Buona lettura!

Shannon pov's 🥀

Il casino era l'unico modo per mettere a tacere il rumore assordante dei miei pensieri.
Se Adrian era venuto alla luce del sole, aprendosi e mostrandosi per quello che era, io avevo fatto l'esatto opposto... e non mi riconoscevo più.
Ero arrivata al punto in cui quando mi guardavo allo specchio faticavo a riconoscere la ragazza che ci era riflessa. Mi sentivo come se sarei sempre rimasta intrappolata in quel tugurio di emozioni che non riuscivo più ad esternare, né a manifestare. Le lacrime erano finite, e con quelle anche i momenti in cui mi riuscivo a godermi davvero ciò che mi era rimasto.
Il senso di colpa teneva aperta una voragine nel petto che si espandeva giorno dopo giorno, al pensiero che mi fossi dovuta arrendere senza lottare. Per quanto avessi provato a convincermi del contrario, e per quanto avessi provato ad usare quel poco di empatia che mi era rimasta, non avrei mai potuto capire quello che stesse passando Adrian... nemmeno volendo. Qualcosa nella mia testa mi suggeriva che quello fosse un male necessario, ma ancora non riuscivo a capire per cosa.

«Ne vuoi un altro?» urlò un ragazzo che nemmeno conoscevo, ma che mi aveva offerto da bere per tutta la serata, seduto al bancone del bar in quel locale.

«No... grazie, io-io devo andare in bagno...» sbiascicai prendendo la pochette e dirigendomi a passo svelto verso i bagni. Stavo quasi correndo e a malapena mi reggevo in piedi. Una volta arrivata alla mia destinazione, spinsi di lato la ragazza che c'era prima di me e che stava per entrare nel bagno... ma io stavo per vomitare e quella era un emergenza.

Borbottai delle scuse e mi piegai con il viso quasi dentro alla tavoletta e buttai fuori tutto l'alcol che avevo ingerito.
Una volta finito, mi ci sedetti sopra incurante del fatto che avesse potuto essere sporca e mi presi la testa fra le mani, mi sentivo ancora peggio di prima. La testa mi doleva e girava allo stesso tempo, mi sentivo sempre troppo stanca e quella cosa mi capitava da un po'.

«Ma allora?!» bussarono forte alla porta un paio di volte per poi spalancarla. Non avevo nemmeno chiuso a chiave.

Ci vedevo doppio, una ragazza dai capelli castani accompagnata da quella con i capelli biondi che avevo spinto poco prima, mi guardarono infastidite, ma il loro sguardo cambiò immediatamente quando notarono le condizioni in cui mi trovavo, spaventate si fiondarono su di me.

«Cos'é successo? Ti senti bene?» mi domandò una di loro abbassandosi sulle ginocchia. Quella castana.
Negai con la testa e mi lasciai scappare un risolino. In che situazione mi ero ritrovata?

«Beth, vai a prenderle una bottiglietta d'acqua!» ordinò all'altra con urgenza.
«Come ti chiami?» mi domandò alzandomi il viso.

«Shannon... Shannon Ladey...» sbuffai.

«Hai preso qualcosa

«Scusa?» la guardai storto.

«Non so, pastiglie, polvere, cristalli...»

«Ho bevuto solamente... credo otto o nove gin tonic.» replicai infastidita, e a fatica.
Ma che cavolo, le sembravo una drogata?

«Sei davvero pallida, ma davvero pallida. Sei sicura che non ci fosse altro dentro ai cocktail?» insistette allarmata.

Continuò a parlarmi ma le sue parole le sentivo come se fossero state dei sussurri confusi e lontanissimi, prima di chiudere gli occhi e lasciarmi andare.

***


Il mio corpo era sdraiato e intorpidito sopra ad un lettino scomodissimo, delle voci che non conoscevo arrivavano ovattate alle mie orecchie e non riuscivo a capire bene di che cosa stessero parlando. Cercai di aprire un po' gli occhi, a fatica, o per lo meno a schiuderli quel poco che bastava per capire dove mi trovassi e in quali condizioni fossi.

Alla mia destra vidi il deflussore a metà e il tubicino trasparente che arrivava fino all'ago nella mia vena: mi trovavo in ospedale, o più probabilmente al pronto soccorso.
Mi ritrovai a maledire mentalmente quel nuovo stile di vita che avevo adottato da quando Adrian ed io ci eravamo dispersi di nuovo... ma alla fine constatai che se mi trovassi lì non potevo incolpare nessun altro se non me stessa.

«Oh, finalmente ti sei svegliata...» mi sorrise dolcemente un infermiera che aveva fatto capolino dalla porta. «Come ti senti?»

«Un po' indolenzita, mi fa male la testa...» ribattei con un'alzata di spalle.
Non era nulla di che.

Mi guardò e annuì prima di entrare nella stanza e venire verso di me per controllare qualcosa riguardante la flebo, poi puntò gli occhi sopra ad alcuni fogli posti sopra al portablocco nero che teneva in mano.

«Ho bisogno di sapere se hai fatto uso di sostanze stupefacenti negli ultimi giorni...» alzò la testa verso di me.

«Assolutamente no». Le assicurai.
Avevo esagerato con l'alcol, ma non avevo mai usato droghe. Quell'idea non mi era mai passata per la testa, mai.

«Ne sei sicura? Non siamo qua per giudicarti, ma per curarti...» sussurrò come se fosse stata una mamma che stava parlando alla figlia.

«Il test del GHB é risultato positivo. E abbiamo trovato tracce di MDMA nel sangue e nelle urine stanotte. Ti dice niente?»

Spalancai gli occhi, non capivo che cosa stesse dicendo... il mio corpo si riempì di brividi.

«É impossibile...» negai con la testa.

«Le ragazze che hanno chiamato l'ambulanza hanno detto che ti hanno trovata nel bagno di un locale, e che dopo aver vomitato hai perso i sensi. Eri con qualcuno là dentro?» mi domandò.

«Sì, un ragazzo molto gentile mi ha offerto da bere per tutta la sera... ma non ho notato nulla di strano.» le raccontai e la guardai annuire.

«Certo, il GHB é liquido e incolore, non ha un sapore che avresti potuto sentire se mischiato con l'alcol.»

«Ma che cosa sarebbe?» sussurrai sconvolta.

Non sapevo se fossi più sconvolta per il fatto di non conoscere le droghe, o se per il fatto che le avessi in circolo nel mio corpo a mia insaputa.

«Penso che quelli della tua età la conoscano come ecstasy liquida... ma il GHB é più comunemente chiamata la droga dello stupro. Detto brevemente, fa parte della categoria degli inibitori della volontà».

Droga dello stupro.
Non riuscivo a credere a ciò che avevo appena sentito. Mi venne subito in mente Adrian e rabbrividii.

«Sono sicura di non essere stata violentata, anche perché quando mi sono alzata sono corsa in bagno a vomitare e ho incontrato quelle due ragazze...» le confermai.

La vidi controllare nuovamente i referti degli esami prima di riportare lo sguardo su di me.
Mi alzai un pochino sul letto, mettendomi seduta.

«In ogni caso tra poco farà una visita ginecologica per verificare che sia tutto a posto. La ginecologa le spiegherà anche cosa é meglio non fare nella sua condizione.» mi sorrise lievemente ed io annuii.

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