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Mi persi ad osservare le strade del centro mentre Lola cercava di trovare un parcheggio vicino ad un bar. Mancavano ancora poco più di tre settimane alle vacanze di Natale e non vedevo l'ora di ammirare la città illuminata dagli splendidi colori natalizi. A Londra, solitamente, le luci di Natale venivano accese durante la prima o la seconda settimana di Novembre. Non avevo mai dato molta importanza alle tradizioni natalizie di noi londinesi, erano come qualcosa di meccanico che si faceva ogni anno... eppure visto che io non ero più là, mi domandai se mi sarebbe mancato vedere il solito albero in Trafalguar Square. Oppure il sabato della Great Christmas Pudding Race a Convent Garden.

«Ecco, ora ricordo il motivo per cui non vengo mai in città» sbuffò Lola facendomi riportare l'attenzione su di lei.
«Se vuoi possiamo andare da un'altra parte, non c'è problema» le dissi perdendomi a fissare il via vai di persone che affollavano i marciapiedi del centro. Era domenica, quindi avremmo dovuto aspettarcelo che ci sarebbe stata così tanta gente.
«Scordatelo» sbottò guardandomi male. «Devo raccontarti tutto di me e Josef, e devo farlo per forza in un bar del centro della città» sentenziò con un tono che non ammetteva repliche.
«Posso sapere per quale motivo? Non trovi nemmeno un parcheggio!» le feci notare guardandomi attorno.
«Perchè in Gossip Girl quando accadeva qualcosa, Blair e Serena si trovavano per una colazione o un brunch in centro, indipendentemente da quanta gente ci fosse» replicò ovvia ed io fui tentata di sbattere la mia fronte contro la parte più dura della portiera.
«Quindi dobbiamo farlo anche noi?» mi azzardai a chiederle, mordendomi il labbro inferiore per trattenere una risatina.
A volte è così infantile!
«Sì... aspetta... l'ho trovato!» esultò accostando vicino al marciapiede. Fortunatamente Lola aveva visto una macchina che ci aveva lasciato il posto o avremmo girato ancora per molto dato che non c'era un buco da nessuna parte e non c'era nemmeno nessun modo per far cambiare idea alla mia amica.

Camminammo per le vie del centro alla ricerca di un bar che non fosse pieno. Fortunatamente le vetrate erano quasi tutte in vetro e noi potevamo regolarci nel vedere quanto fosse affollato... ma fino a quel momento, tutti i bar a cui eravamo passate di fronte erano pieni.
Così pieni da chiedermi che cosa venisse a fare la gente al bar di domenica.
Non ce l'hanno una casa?!

«Guarda quello! Hanno i tavoli fuori che sono liberi!» esclamò indicandomi un bar dall'altra parte della strada.
«Oh sì, il tempo è proprio perfetto» replicai ironica puntando il dito al cielo, facendole notare i nuvoloni scuri ed imponenti proprio sopra alla città.
«Sono solo nuvole» sbuffò lei aggrottando le sopracciglia.
«No, sta per piovere» replicai senza aspettarmi una vera risposta da lei. La afferrai per il braccio mentre guardai a destra e a sinistra prima di attraversare. Distratta com'era, avevo paura che si mettesse ad attraversare senza controllare la strada.

Alla fine la convinsi ad entrare e trovammo un tavolino appartato di fronte alla grande finestra in vetro. Il bar era gremito di persone e mi stupii nel vedere che la maggior parte di quella gente fossero tutte famiglie con i figli. Una volta la domenica non la si passava in casa tutti insieme?

«Prego, ti ascolto» le annunciai in modo teatrale mentre presi posto di fronte a lei.
«Oh, giusto» ridacchiò e la vidi arrossire. «Ci siamo messi insieme... cioè, ci stiamo provando anche se entrambi abbiamo paura. Non sappiamo cosa significhi avere una vera e propria relazione, siamo sempre stati come fratello e sorella... capisci cosa voglio dire?» mi chiese ed io annuii. Mi misi comoda sulla sedia e appoggiai il mento sulle mani aspettando che lei proseguisse. «Ieri mattina si è presentato davanti a casa mia con un mazzo di rose!» strillò a bassa voce. «Non me lo sarei mai aspettata... non da Josef. Io avevo un aspetto orribile, non mi ero nemmeno struccata e avevo il trucco sbavato su tutto il viso. Però non è scappato e questo è già un buon segno».
«A cosa hai pensato appena te lo sei trovato davanti casa?» le domandai curiosa.
«All'inizio ho pensato che non fosse reale. Credevo che fosse un'allucinazione, infatti sono rimasta per qualche istante impalata davanti alla porta con la mano ancora sulla maniglia» piagnucolò portandosi le mani sugli occhi per l'imbarazzo prima di ridere, ed io risi con lei.
«Posso immaginare la scena...» ribattei immaginandomi entrambi.

Non potei fare a meno di chiedermi che cosa avrei fatto io, se al posto loro ci fossimo stati io e Adrian. Probabilmente avrei iniziato ad urlare dalla gioia o forse mi sarei rotolata a terra.

«Non mi ha fatto una dichiarazione romantica, se è quello che stai pensando» mi avvisò. «Mi ha chiesto scusa per l'altra sera e prima che io potessi rispondergli mi ha preso il viso fra le mani e mi ha baciata...» Mi raccontò con occhi sognanti come se stesse succedendo tutto in quel momento.
«E come avete fatto a mettervi insieme?» le domandai curiosa.
«Oh, giusto. Quando mi ha messo in mano il mazzo di rose mi ha detto che lui è innamorato di me, ma non ha mai trovato il coraggio di dirmelo per paura che io non ricambiassi i suoi sentimenti... e niente, abbiamo deciso di provarci. Alla fine sono arrivata alla conclusione che venerdì sera ha portato qualcosa di buono almeno, se entrambi non avessimo bevuto a quest'ora non sarebbe accaduto nulla» concluse con una smorfia prima di bere un sorso di cioccolata calda dalla sua tazza.
«Vedi? Te lo avevo detto» le feci l'occhiolino prima di prendere un sorso di cioccolata anche io.

Restammo a parlare del più e del meno mentre la città al di fuori di quelle vetrate si bagnava per la pioggia. I vetri erano così pieni di gocce che se provavo a guardare oltre vedevo le cose sfocate.

«Vorrei fare l'avvocato» mi confidò. «Anche se è ancora troppo presto per dirlo» aggiunse sospirando.
«L'avvocato? In quale università?»
«Non lo so, ma non penso di voler restare nello stato di Washington... e comunque non voglio parlarne, non siamo nemmeno a metà anno!» ridacchiò nervosamente come se la cosa la mettesse a disagio. «Tu piuttosto... non hai nulla da raccontarmi?» mi domandò assottigliando gli occhi.
«No... apparte le solite cose» replicai vagamente e le mie unghie in quel momento erano diventate davvero, davvero interessanti.
«Sei sicura? Perché a me sembra il contrario...» insistette con un sorrisetto.

Lola non voleva proprio mollare quella volta e avevo dovuto mettere in moto il cervello per trovare una scusa al più presto. Non sapevo perché continuassi ad ostinarmi a non dirle nulla di ciò che era successo - e ciò che continuava a succedere - fra lui e me.
Sarebbe stato liberatorio poterne parlare con qualcuno, ma non mi sentivo ancora pronta.

«Cosa dovrei dirti che già non sai?» le domandai facendo finta di niente.
«Uhm... che ne so...» si prese il mento fra il pollice e l'indice. «La nuova situazione fra te e Adrian, per esempio» mormorò alzando le spalle.
«Stiamo solamente provando ad andare d'accordo» le assicurai prima di alzare gli occhi al cielo.
«Be', da quello che vedo ci state riuscendo alla grande» puntualizzò con un mezzo sorriso.
«Sì... diciamo che abbiamo ancora delle piccole incomprensioni ma va meglio di prima» mi sforzai di sorriderle mentre lei mi fissava attentamente.
«Shannon, non ti giudicherei mai nel caso ti piacesse Adrian o ci fosse... qualcosa tra di voi. Lo sai vero?» mi assicurò.
«Sì, certo» le sorrisi. «Ma puoi stare tranquilla, te lo direi» aggiunsi.

Dentro di me mi sentivo sempre più male per il fatto di dover mentire alla mia migliore amica e mi chiesi dove mi avrebbero portata tutte quelle bugie.

«Forse a te non piace lui, ma penso che comunque potreste formare una bella coppia» disse con un'alzata di spalle e nello stesso momento il mio telefono vibrò dentro alla tasca dei miei jeans, segnalandomi l'arrivo di un nuovo messaggio.

Da Adrian:

Ho voglia di te.

E bastarono quelle quattro parole per farmi tremare le gambe.

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