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Senza preavviso, Adrian fece scontrare le nostre labbra tenendomi saldamente dalla nuca per avere più contatto. Le nostre lingue danzavano insieme così beatamente e sperai di non avere l'alito cattivo di prima mattina. Mi afferrò dalle gambe e mi sollevò in modo che potessi attaccarmi a lui. Le nostre intimità erano vicine e sentii il suo membro indurirsi sempre di più tra le mie gambe. Mi palpò il sedere continuando a baciarmi ed io gli tirai delicatamente i capelli. Se avessi potuto scegliere una sensazione da provare per tutta la vita sarebbe stata quella.

Ci staccammo dal bacio e mi posò delicatamente a terra facendo due passi indietro.
«Wow...» mormora con il fiatone. «Se tutti i miei risvegli fossero sempre così, potrei perfino essere gentile con tutti...» ghignò facendomi ridere.
«La vera domanda è: sei sempre così pervertito al mattino?» lo punzecchiai.
Adrian inarcò un sopracciglio e si passò una mano fra i capelli provando ad aggiustarli.
«Sono sempre pervertito» ammiccò facendomi l'occhiolino.
Mi lasciai scappare un'altra risata prima di recuperare il mio vestito.
«Non penso che tu voglia davvero indossare il tuo vestito ora, stiamo scendendo per fare colazione» mi fece notare divertito, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate da cui si intravedevano i muscoli.
«Mi stai consigliando di scendere in mutande?» ribattei ironica.
«No, infatti ho appoggiato un paio di pantaloni sul letto» mi fece notare, indicandoli.
Annuii semplicemente e li indossai sotto al suo sguardo indagatore.

Quella mattina, la pioggia continuava a scendere incessante e incolore lungo i vetri delle finestre in casa Tor.
Feci un respiro profondo prima di prepararmi all'imbarazzo più totale: avrei conosciuto i genitori di Adrian. Solo le scale mi separavano da quelle persone, e l'ansia iniziò a farsi sentire.

Io e lui non stavamo insieme, quindi non avevo il diritto di conoscere la sua famiglia. Sperai tanto che non si fossero fatti un cattivo pensiero su di me, e che non pensassero che io fossi una poco di buono. Magari avrebbero fatto finta di niente, in fondo se Adrian aveva già portato delle ragazze a casa, i suoi genitori dovevano averle viste di sicuro, non sarei stata di certo l'unica. Eppure anche quel pensiero fu come un pugno dritto allo stomaco.

Continuai a camminare scendendo le scale dietro ad Adrian fino a che non arrivammo in cucina.
Una donna di mezza età mi sorrise ed io ricambiai immediatamente.
Era abbastanza alta, con i capelli castani, e gli occhi azzurri.

«Ciao, io sono Kimberly, la mamma di Adrian» si presentò a me, mentre era intenta ad asciugarsi le mani con un canavaccio da cucina.
«Buongiorno, io sono Shannon... un'amica di Adrian...» mi presentai in preda alla vergogna.

Asia era già seduta al bancone di fianco ad un uomo che doveva essere il padre. Mi sorrise e mi fece cenno di sedermi.

«Non avere vergogna, siediti pure Shannon. Io sono Aaron» si presentò l'uomo dai capelli brizzolati che aveva gli stessi occhi di Asia.
La loro somiglianza era incredibile.
«Non devi avere paura, i miei genitori sono molto gentili...» sussurrò Asia in un modo così tenero che mi si strinse il cuore.

Li ringraziai e presi posto di fianco ad Adrian davanti al bancone in marmo dove quella notte abbiamo bevuto una Lucozade. Sorrisi spontaneamente al ricordo.

«Spero che ti piacciano le uova, noi le mangiamo sempre. Ad Adrian non piacciono i pancake».
«Nessun problema signora Tor» le risposi immediatamente.
«Oh, chiamami Kim cara, mi fai sentire vecchia sennò!» mi rimproverò scherzosamente.
In alcuni atteggiamenti mi ricordò vagamente Adrian. Che l'ironia fosse una dote di famiglia?

«Vai a scuola con mio figlio?» mi domandò Aaron, intento a tagliare un pezzo di pane tostato.
«Sì, frequentiamo alcuni corsi insieme» gli spiegai prendendo un sorso dal bicchiere di succo d'arancia.
«Sei inglese, vero?» mi domandò Kimberly curiosa.
«Si sente, vero?»
«Sì, si sente molto. Sei cresciuta in Inghilterra?»
«Oh, sì. Mi sono trasferita qui da pochi mesi...» le spiegai.
«Ti manca?» intervenne Aaron.
Ci pensai per un po' e alla fine annuii.
«Be', è pur sempre il posto in cui sono nata».
«Ci sono stata da giovane, Aaron ed io abbiamo passato lì il nostro primo capodanno da marito e moglie» mi raccontò con occhi sognanti e lui le sorrise.

Li guardai con ammirazione e pensai che dovessero essere una coppia molto innamorata. Improvvisamente mi sentii un po' nostalgica e mi si strinse il cuore a guardarli, pensai al fatto che nonostante Robert amasse profondamente mia madre, non potei fare a meno di chiedermi se anche mio padre si sarebbe comportato in quel modo, se le cose fossero andate diversamente.


Adrian mi aveva lasciata sola con sua madre dopo che mi ero offerta di dare una mano a mettere a posto la cucina.
Kim sembrava davvero simpatica e dolce con me, infatti era riuscita a mettermi a mio agio fin da subito. Avevamo parlato un po' di Londra e mi aveva fatto parecchie domande sul posto in cui sono cresciuta, mi ha chiesto anche se per me fosse stato difficile allontanarmi per venire a vivere dall'altra parte del mondo.

«Posso farti una domanda Shannon?» mi domandò Kim mentre ero intenta a togliere i piatti dalla lavastoviglie.
«Certo»
«È da molto che state insieme tu e Adrian?»

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