Capitolo 10

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"Dove men si sa, più di sospetta" - Niccolò Machiavelli

"Dove men si sa, più di sospetta" - Niccolò Machiavelli

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Katerina si alzò di scatto dal letto, lanciò l'anello sul comodino e con un balzo fulmineo si gettò verso la porta. Quell'urlo lacerante arrivava dal corridoio fuori dalla sua stanza, ne era certa, e, a giudicare dalla voce acuta e stridula, doveva provenire da sua sorella.

Si fiondò letteralmente al di là della porta, e pochi passi più avanti trovò Julia. La ragazza singhiozzava incontrollabilmente, premuta contro al muro di pietra con le mani che le coprivano il viso, e sembrava ancora più sconvolta di quando l'aveva lasciata pochi minuti prima.

Katerina le corse incontro e tentò di calmarla, afferrandole le mani e cercando di scostargliele dal volto. Ma Julia continuava a tenere gli occhi chiusi, come se avesse paura di guardarsi intorno.

<<Julia, che sta succedendo?>> gridò Katerina, scuotendole le spalle. Anche lei iniziava a percepire una sensazione di cupo terrore: per quanto sua sorella fosse pazza, quel comportamento era troppo strano persino per lei.

Julia non rispose, evidentemente troppo sconvolta per parlare, ma, senza smettere di singhiozzare e senza aprire gli occhi, sollevò una mano tremante e puntò il dito verso il capo opposto del lungo corridoio immerso nell'oscurità.

<<Aspettami qui>> le ordinò Katerina, staccandosi da lei, e cominciò a camminare nella direzione indicata dalla sorella, chiedendosi cosa ci potesse essere di così terrificante da sconvolgerla in quel modo.

"Giuro che se sta facendo tutta questa sceneggiata per un ragno è la volta che la strozzo..." pensò Katerina, mentre un brivido violento le scuoteva la spina dorsale. Faceva davvero freddo in quel corridoio, un freddo innaturale per una sera di fine estate, e la ragazza si strofinò le braccia per scacciare quella sensazione di gelo.

Il lungo passaggio era illuminato solo dalla luce fioca di alcuni lumi, disposti qua e là sul muro di fredda pietra, per cui Katerina faticava a vedere anche a pochi passi di distanza. Le finestre erano coperte da massicci tendoni di velluto violaceo, che impedivano alle luci del cielo notturno di penetrare all'interno.

Solo una delle vetrate era lasciata libera, scoperta, con la fredda luminosità della luna che filtrava attraverso i vetri. Il pesante tessuto della tenda doveva essere scivolato a terra, ed ora giaceva scompostamente sul pavimento, arrotolato come un sacco vuoto o come un mucchio di luridi stracci infagottati.

Katerina fece un altro passo. Qualcuno doveva pur raccogliere quella tenda da terra... ma la cosa davvero buffa era che cadendo sembrava aver assunto la sagoma di un corpo umano: due lembi di tessuto formavano le braccia, altri due le gambe e... quella lì sopra sembrava davvero la forma di una testa, immersa nelle tenebre purpuree dei tendaggi.

Il respiro le si bloccò in gola, e una voce prese a risuonare insistentemente dentro di lei. "Scappa" le diceva. "Scappa, prima che sia troppo tardi".

Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora