Capitolo 12

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"Il bisogno del sovrannaturale sta nel profondo della natura umana e non si può negarlo senza mutilare questa natura stessa." - Julius Evola

Quando arrivò davanti alla clinica del Dottor Smirnoff, nascosta in un lugubre vicolo di Visegrad, Katerina bussò al pesante portone in ferro battuto e attese che una delle infermiere venisse ad accoglierla. Sua madre, grazie al cielo, aveva deciso di aspettarla insieme alle guardie nella carrozza parcheggiata a pochi metri di distanza – la donna detestava mischiarsi alla plebe del villaggio - così finalmente Katerina avrebbe avuto un po' di privacy tutta per lei.

Dopo qualche secondo la porta si aprì davanti ad una graziosa infermiera in uniforme bianca, la quale fece gentilmente accomodare Katerina all'interno della clinica ed annunciò il suo arrivo al medico.

Il Dottor Josef Smirnoff era l'unico medico del villaggio, ma nonostante questo la sua sala d'attesa era quasi sempre miseramente vuota. In effetti quell'uomo godeva di una dubbia reputazione: alcuni lo consideravano un luminare, un vero genio della scienza, mentre altri criticavano le sue teorie bislacche, i suoi metodi "poco ortodossi" e, in particolar modo, la sua passione per i sigari ed i liquori.

In ogni caso, per gli abitanti del villaggio nascosto tra le isolate montagne ungheresi non c'erano molte alternative: quando qualcuno si sentiva male, davvero male, non gli restava che affidarsi al bizzarro dottore e sperare di non finire preda di uno dei suoi deliri scientifici.

Katerina, per sua fortuna, aveva sempre goduto di una salute di ferro, perciò non faceva visita alla clinica dai tempi dell'infanzia, quando era l'anziano e decisamente più convenzionale padre del Dottor Smirnoff a praticare la professione medica.

Quando l'infermiera spalancò una porta malandata e scricchiolante davanti a lei, facendole segno di entrare, Katerina notò che lo studio privato del dottore era piuttosto buio e tetro. Le pareti erano interamente rivestite da una carta da parati logora e ingiallita dal fumo, che una volta doveva essere stata verde scuro ma che ora rispecchiava il colore della melma di una palude, e riempite per la maggior parte da imponenti librerie, che contenevano un'enorme quantità di libri e volumi rilegati in pelle. Le finestre erano completamente oscurate da pesanti tendaggi di velluto, anch'esso logoro, e la camera era illuminata soltanto da alcune misere candele tremolanti. Lì dentro si respirava un'aria viziata, con un acre odore di chiuso e di fumo di sigaro. Ai lati dello studio si trovavano un inquietante lettino in pelle verde ricoperto da un consiste strato di polvere, sul quale presumibilmente il dottore visitava raramente i suoi pazienti, e alcuni scaffali ricoperti di tutti i generi di oggetti medici e scientifici. Alcuni sembravano più innocui - come lenti, ampolle, garze e provette piene di strani liquidi colorati - e altri più minacciosi - quali lunghe siringhe di vetro, bisturi, coltelli, seghe e barattoli contenenti materiali organici non identificati. Al centro dello studio campeggiava un'ingombrate scrivania di legno massiccio, anch'essa ricoperta da macabri marchingegni, scartoffie accartocciate, libri ammassati l'uno sull'altro e diversi bicchieri di vetro, alcuni dei quali rovesciati, incrostati di strani liquidi ambrati e densi. Oltre la scrivania sedeva il Dottor Smirnoff, accasciato su una logora poltrona anch'essa di pelle verde e chino su uno spesso tomo ingiallito.

<<Prego, venite avanti, signorina...?>>. Quando l'uomo tirò fuori la testa dal suo libro con un'espressione quasi perplessa, come se non si aspettasse di vedere un paziente entrare nel suo studio, Katerina si accorse che era davvero molto giovane, forse solo qualche anno più vecchio di lei. Aveva ribelli capelli castani che gli incorniciavano il viso, la carnagione diafana, quasi malaticcia, basette folte e due occhietti piccoli, scuri, attenti come quelli di una civetta. Gli abiti, che un tempo dovevano essere stati eleganti, ora apparivano consunti e scoloriti, e sul panciotto spiccava una macchia provocata da chissà quale liquido scuro.

Ruby - Il Rubino ~ #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora