In un concentrato esplosivo di pericolo, magia, amore, passione e segreto, l'incantevole Katerina e l'arrogante ma fascinoso Maximilian vi travolgeranno con la loro storia d'amore tormentata.
Nell'Impero Austro-Ungarico del 1700 un'oscura l...
"Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te." - Friedrich Nietzsche
Quando, la mattina seguente, il corvo nero si avvicinò alla residenza dei Vukovic, scoprì che non solo il cielo si era tinto dei toni del grigio e del porpora, perdendo tutta la sua luce, ma anche che nubi cariche si pioggia si erano addensate intorno al castello, immergendolo in un'atmosfera cupa ed inquieta... come il suo umore di quel momento.
Maximilian sospettava che fosse stata la stessa Katerina a provocare, forse inconsapevolmente, quel tempo orribile, perché sembrava che la torre in cui era situata la stanza da letto della ragazza si trovasse proprio nell'occhio del ciclone: lampi e fulmini si abbattevano su di essa insieme a piogge torrenziali, tuoni improvvisi rimbombavano tra le nuvole nere ed un vento gelido soffiava contro le finestre ululando disperato.
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Il corvo tentò di avvicinarsi alla torre, ma senza risultati: le sue piume fradice faticavano a contrastare la forza del vento, e scrosci d'acqua continuavano ad abbattersi violentemente su di lui, rischiando di fargli perdere l'equilibrio in volo. Così Maximilian fu costretto ad atterrare davanti all'ingresso principale del castello e a riacquistare la sua forma umana... o meglio, vampiresca.
Aveva sempre saputo che le streghe potevano controllare tutte le forze della natura, comprese le condizioni atmosferiche, e a giudicare da quella specie di tempesta sembrava che Katerina, in quel momento, fosse in preda a emozioni di rabbia e risentimento, tanto cupe quanto forti... proprio come lui aveva temuto.
Si era presentato al castello poche ore dopo la fine del ballo in maschera nella speranza di poter parlare con lei, di avere l'occasione di scusarsi, di poter rimediare in qualche modo all'idiozia che aveva commesso... E quando bussò alla porta del palazzo Vukovic, incurante dei capelli bagnati che gli ricadevano sugli occhi e delle vesti gocciolanti di pioggia, non si era mai sentito tanto irrequieto, tanto stupido e tanto spaventato al tempo spesso. In passato aveva già provato la rabbia, l'odio, la disperazione... ma mai un terrore simile, come se tutta la sua vita dipendesse dall'esito di quell'incontro.
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